COLTI IN FALLE – L’ITALIA RISCHIA UN’ONDATA DI CONTAGI CAUSATA DAI CASI DI IMPORTAZIONE - NEL LAZIO SONO 30 I CASI DI PERSONE INFETTE ARRIVATE DALL’ESTERO: I PIÙ NUMEROSI SONO IMMIGRATI DEL BANGLADESH CHE PER NECESSITÀ DI LAVORARE NON RISPETTANO L’OBBLIGO DI QUARANTENA TANTO CHE LA REGIONE HA DECISO DI EFFETTUARE I TAMPONI A TUTTA LA COMUNITÀ – MA C’È RISCHIO DI IMPORTAZIONE DEL VIRUS ANCHE DA CHI ARRIVA IN AUTO DAI BALCANI – E C’È CHI PER AGGIRARE LA QUARANTENA FA SCALO NEI PAESI SCHENGEN…
Mauro Evangelisti per "Il Messaggero"
Casi d'importazione. Con un calcolo approssimativo ma realistico, sono almeno un centinaio i nuovi positivi in Italia arrivati dall'estero, spesso senza neppure avere rispettato le due settimane obbligatorie di quarantena. In Cina come in Thailandia, due Paesi che sostanzialmente sono riusciti ad azzerare la circolazione di Sars-CoV-2, ogni volta che emergono nuovi positivi specificano se sono arrivati da oltre confine: la grande paura è che il contagio riprenda a causa di persone infette giunte da altre nazioni.
Lo stesso, ad esempio, è successo in Nuova Zelanda, che era divenuta Paese Covid free. Bene, ora lo stesso fenomeno è evidente in Italia, basta rimettere in fila gli ultimi focolai.
FALLE Nel Lazio, che paga anche la presenza dell'aeroporto internazionale di Fiumicino, ci sono già stati 30 casi positivi di persone infette arrivate dall'estero. I più numerosi sono immigrati del Bangladesh, con residenza in Italia, che tornano da una nazione dove ormai il virus (a detta delle associazioni dei cittadini di questo Paese) è fuori controllo.
A volte, per la necessità di lavorare, non rispettano l'obbligo di quarantena, tanto che la Regione Lazio ha preso contatti sia con le autorità aeroportuali, sia con l'ambasciata, e ha deciso di effettuare, da lunedì, tamponi a tutta la comunità del Bangladesh. Un altro mini focolaio, causato da chi è tornato da Dacca, si è sviluppato tra Cesena e Ravenna.
Ma a Roma i casi d'importazione riguardano anche Brasile, Stati Uniti, Messico. Ieri è risultato positivo un bimbo di dieci mesi tornato con la famiglia dal Pakistan. «Il sistema dell'obbligo della quarantena non sta funzionando, i controlli non sono efficaci» ha detto l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato. Un concetto simile è stato espresso anche dal governatore del Veneto, Luca Zaia: l'imprenditore vicentino tornato dalla Serbia che ha originato il focolaio e mandato alle stelle l'incide Rt, avrebbero dovuto chiudersi in casa quindici giorni. «La quarantena è esclusa solo per chi arriva dall'area Schengen - ha spiegato Zaia - e non mi risulta che la Serbia sia nell'area Schengen».
Non c'è solo il Bangladesh, non c'è solo il Brasile, ormai fuori controllo e da cui a decine stanno sbarcando a Fiumicino, dopo avere fatto scalo a Lisbona, annacquando così i controlli. Nei Balcani l'epidemia sta esplodendo e controllare chi arriva da quella zona, spesso in macchina, è ancora più complicato. Non c'è solo la storia di chi ha portato Sars-CoV-2 a Vicenza dalla Serbia. Spostiamoci più a nord, a Trento: l'Azienda provinciale per i servizi sanitari ha identificato un focolaio con otto persone positive.
Il direttore del Dipartimento di prevenzione Antonio Ferro: «Il contagio è partito da un cittadino kosovaro rientrato in Trentino il 14 giugno. L'uomo non ha rispettato l'obbligo di notifica all'ente sanitario locale del suo rientro in Italia. E non ha effettuato l'isolamento domestico obbligatorio per le persone provenienti dai Paesi extra Unione europea. Nei primi giorni della permanenza in Italia, ha inoltre preso parte ad una festa della comunità kosovara di Predazzo».
Chiaro? Non solo non ha rispettato l'obbligo di quarantena, ma ha anche partecipato a una festa. Il 24 giugno però è andato in pronto soccorso, è risultato positivo insieme a due persone che abitano con lui. Per il mancato rispetto delle disposizioni contro il contagio, l'uomo è stato segnalato all'autorità giudiziaria.
A Mondragone, in Campania, c'è stato un brutto focolaio e anche lì si è parlato di cittadini rientrati dalla Bulgaria.
BADANTI Di nuovo in Veneto: tre settimane fa una badante moldava è tornata a Padova, dopo un lungo viaggio con un pulmino insieme ad altre 11 persone. Neppure lei si è messa in isolamento, ma dopo un po' di giorni è finita in ospedale a causa di Covid-19 e anche l'anziana padovana a cui prestava assistenza è rimasta contagiata ed è stata ricoverata. Zaia ha annunciato tamponi per tutte le badanti.
Ma il vero nodo, è la necessità di aumentare i controlli su chi (ri)entra in Italia. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha scelto la strada della prudenza e ha mantenuto l'obbligo dell'isolamento anche per chi proviene dai quindici Paesi del mondo per i quali il resto dell'Unione europea lo ha eliminato. Ma D'Amato insiste: «Ad Aeroporti di Roma abbiamo chiesto di rafforzare i controlli su chi arriva, anche con voli in connessione, dal Bangladesh». Da Adr, società di gestione dello scalo, gli hanno assicurato: applichiamo al cento per cento le norme sanitarie indicate dal governo.