SIETE ANCORA CONVINTI CHE NERONE INCENDIÒ ROMA E CHE VESPASIANO INVENTÒ I BAGNI? LO STORICO EMILIO GENTILE SPIEGA COME MOLTE STORIE ARRIVATE FINO AI GIORNI NOSTRI SIANO FRUTTO DELLA PROPAGANDA E DELL’IMPRECISIONE DELLA STORIOGRAFIA - NON VI STUPITE DI SCOPRIRE, DUNQUE, CHE TRA LE BUFALE DEL PASSATO C’È ANCHE QUELLA DEGLI SCHIAVI MALTRATTATI PER COSTRUIRE LE PIRAMIDI: IN REALTÀ SI TRATTAVA DI OPERAI SPECIALIZZATI E BEN PAGATI CHE…
Alberto Fraja per "Libero Quotidiano"
Dite la verità. Quanti di voi, novelli Muzio Scevola, rosolerebbero la mano pur di dare per certe verità storiche che tali non sono? Per esempio: gli antichi egizi costringevano gli schiavi a tirar su le piramidi a suon di scudisciate, Galileo disse "eppur si muove" e Vespasiano è l'eponimo inventore dei bagni pubblici. Spiacente, ma non è così. Per due ragioni. La prima sta nella imprecisione della storiografia diventata disciplina scientificamente affidabile piuttosto di recente.
La seconda nella circostanza che nella narrazione dei fatti antichi la propaganda in usum serenissimi Delphini ci ha sempre messo lo zampino. Di qui il fiorire di bugie e luoghi comuni. «Anticamente si spaziava con disinvoltura dalla storiografia alla propaganda, fino alla agiografia - commenta lo storico Emilio Gentile -. Chi scriveva di storia usava generi letterari mescolati tra di loro con fini celebrativi oppure denigratori».
Le piramidi d'egitto Segue selezionato campionario di panzane storiche spacciate per verità rivelate. Dante era uno scrittore e un poeta. Non è così. La letteratura e l'arte cara alla musa Calliope rappresentarono per il sommo verseggiatore una sorta di secondo lavoro. L'Alighieri trascorse, infatti, parte significativa della sua vita ad esercitare il mestiere del dottore.
Lo provano la regolare iscrizione, a partire dal 1295, all'arte dei medici e degli speziali. Fonti certe attestano che tra il 1285 e il 1287 frequentò Taddeo Alderotti, docente all'università di Bologna e figura di punta nell'ambiente medico del tempo. È uno dei luoghi comuni sull'antico Egitto più duri a morire: nella costruzione delle piramidi gli schiavi erano costretti a spostare enormi blocchi a suon di frustate e privazioni. Fesserie.
Le tombe dei faraoni vennero edificate da operai specializzarti ben pagati e ben nutriti. Lo dimostrano gli scavi archeologici della piana di Giza che hanno portato alla luce le tombe di quei manovali che 4500 anni fa edificarono Cheope e Chefren. Quegli scavi hanno dimostrato che lavorare al cantiere delle estreme dimore dei faraoni garantiva un ottimo vitto (le maestranze venivano quotidianamente rifornite di 21 vitelli e 23 montoni), un eccellente salario e la permanenza in comodi villaggi con tanto di scuole. Non solo: se il padrone faceva le bizze, gli operai scioperavano. Lo prova un papiro conservato al museo egizio di Torino che riporta le proteste avvenute nel 29esimo anno di regno di Ramses II.
E veniamo a un classico della leyenda negra anticattolica: nel Medioevo si bruciavano le streghe. Falso. La caccia alle povere donne sospettate di sortilegi e di intrattenere rapporti intimi con il diavolo iniziò intorno al 1430 toccando il suo culmine tra il '500 e il '600. Non solo. Ad accanirsi contro queste poveracce, condannandole a supplizi orribili, non fu, o lo fu solo in minima parte, l'Inquisizione. A calarle in numero consistente nella tomba furono soprattutto i tribunali protestanti. la biografia
Eccoci a Galileo. Cosa sta scritto sui libri di storia? Che al grande scienziato fu promesso di conservare la ghirba purché abiurasse al suo eliocentrismo. Se questo fosse vero risulterebbe difficile pensare che Galilei pronunciasse la famosa frase "eppure si muove" (la terra). E infatti non andò così. Questa sorta di sentenza fu inventata di sana pianta nel 1757 dal giornalista Giuseppe Baretto che scrisse una biografia-panegirico dello scienziato pisano dipingendolo molto più audace e temerario di quanto in verità non fosse. E Nerone? Vogliamo parlare del più denigrato degli imperatori? Prendiamo l'incendio di Roma del 64 d.C.
Lo storico Dione Cassio racconta che l'imperatore, mentre l'Urbe arde, sale sul Palatino e comincia suonare la lira. Svetonio gli attribuisce la responsabilità del rogo: lo fece - scrive - per lasciar spazio alla Domus Aurea. Balle. Quando il fuoco infuriò distruggendo tutte o quasi le regiones capitoline Nerone era fuori città. Avvertito del dramma, accorse a Roma per coordinare i soccorsi e per salvare il salvabile.
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