IL MASCHIO NON CONTA UN CAZZO: DEVE SOLO PAGARE - LA CORTE COSTITUZIONALE STABILISCE CHE UNA DONNA CHE HA CONGELATO GLI OVULI PUO' AVERE UN FIGLIO COME E QUANDO VUOLE, ANCHE SE L'UOMO REVOCA IL CONSENSO ALLA FECONDAZIONE ASSISTITA - LA SENTENZA È ARRIVATA SUL CASO DI DUE CONIUGI CHE AVEVANO SI' DECISO DI AVERE UN FIGLIO RIVOLGENDOSI A UNA CLINICA SPECIALIZZATA MA POI SI ERANO LASCIATI - PER LA CONSULTA: "L'INTERESSE DELLA DONNA È PREVALENTE SU QUELLO DELL'UOMO"
Estratto dell'articolo di Francesco Grignetti per “la Stampa”
L'uomo deve sapere che intraprendere il percorso della fecondazione assistita assieme alla sua compagna è una via da cui non si torna indietro, anche se il tempo scorre e magari la coppia si è dissolta con sogni e speranze. […] Così stabilisce la legge n. 40 del 2004: il consenso del partner maschile è irrevocabile al momento della fecondazione. Così conferma la Corte costituzionale.
Chiaramente è una scelta dura, quella di imporre la paternità a chi non la vuole. […] la sentenza della Consulta ribadisce che l'irrevocabilità del consenso maschile è però funzionale a salvaguardare quelli che sono da ritenere gli interessi preminenti. E in questo caso è prevalente l'interesse della donna su quello dell'uomo, come anche «la dignità dell'embrione».
È la donna, infatti - argomenta la Consulta - che si sottomette a cure invasive, lei che si sobbarca il pesante onere «di mettere a disposizione la propria corporalità, con un importante investimento fisico ed emotivo in funzione della genitorialità che coinvolge rischi, aspettative e sofferenze, e che ha un punto di svolta nel momento in cui si vengono a formare uno o più embrioni». Scrive il redattore di questa sentenza, il giudice Luca Antonini, […]
Se l'uomo a un certo punto non ci crede più, come è nel caso concreto alla base di questa sentenza, e ritiene di non voler più condividere un figlio con la donna che pure ha amato, ma da cui ormai è lontano emotivamente e legalmente, secondo la Corte costituzionale non è però suo diritto fermare tutto il processo. Il caso è complesso, drammatico. «Non sfuggono a questa Corte la complessità della fattispecie e le conseguenze che la norma oggetto del presente giudizio, in ogni caso, produce in capo all'uomo, destinato a divenire padre di un bambino nonostante siano venute meno le condizioni in cui aveva condiviso il progetto genitoriale».
Stavolta i supremi giudici sono stati chiamati a dirimere una questione familiare, anzi una disputa da ex. Solo che non è facile scegliere quando c'è di mezzo un embrione fecondato ben 7 anni fa, nel frattempo marito e moglie si sono separati, lei vuole portare avanti la gravidanza e lui si oppone.
Lui si oppone da anni, ha ritirato il consenso precedentemente prestato, ritiene di non poter essere obbligato a diventare padre. Il giudice ha girato la questione alla Consulta e ieri è arrivata la decisione: l'irrevocabilità del consenso è compatibile con i principi costituzionali.
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