IL CORTO CIRCUITO DEL FEMMINISMO PRÊT-À-PORTER DI ELODIE: PER ANNI CI HA SBOMBALLATO PARLANDO DI MACHISMO E OGGI DIFENDE TONY EFFE - “LA TRAP È UN GENERE TALMENTE MACRO CHE C’È CHI LA FA CON STILE E ALTRI MENO, NON TUTTI HANNO LA STESSA PENNA, GUSTO E BRAVURA E IO ASCOLTO SOLO QUELLI BRAVI. È COME IL CINEPANETTONE: FA INCASSI MA NON SEMPRE È RIUSCITO. L’ARTE PERÒ È LIBERA E LA CENSURA È STATA ORRIBILE. LE CRITICHE DI CHI MI DICE “ZITTA E CANTA”? MI DIVERTE PROVOCARLI. A 25 ANNI VOLEVANO FARE DI ME LA NUOVA MIA MARTINI. PIUTTOSTO TORNAVO A FARE LA CUBISTA. IANNONE? QUANDO TORNA SUDATO AI BOX DOPO UNA GARA È SEXY…”
Estratto dell’articolo di Andrea Laffranchi per il “Corriere della Sera”
«Mi sento una signora e una bambina allo stesso tempo». Elodie […] «Vorrei riappropriami di quello che ho fatto in passato, tante cose le avevo rifiutate e messe nel cassetto. Vorrei dare dignità a quello che ho fatto ad “Amici”, al mio primo Sanremo, raccontare quel percorso e aggiungere qualcosa di nuovo». Con la svolta urban di «Andromeda» che l’ha messa al centro del pop -urban, dai concerti era sparita «Tutta colpa mia», debutto a Sanremo...
«Dopo il Festival 2017 non sapevo più cosa fare. Mi sentivo appesantita, mi sembrava di essere mia zia e non volevo sentirmi quel peso addosso. Piuttosto che continuare così sarei tornata a fare la cubista. Volevano fare di me una Mia Martini a 25 anni e io volevo essere leggera e felice». Ma la farà quella canzone negli stadi? «Sì, ho un’età in cui posso raccontarmi in modo più aderente a quello che sono. Quello negli stadi sarà uno show diviso in quattro momenti in cui mi voglio vivisezionare e capire di cosa sono fatta».
Cosa ricorda di quella prima volta a Sanremo?
«[…] anche con questo carattere quadrato mi sono resa conto che non avevo molto da raccontare».
Cosa racconterà con «Dimenticarsi alle 7»?
«Due lati di me. Quello inutilmente drammatico: a volte a casa mi butto per terra, con anche il vestito adatto, anzi la vestaglia, per deprimermi con sciccheria. Nel testo c’è quel modo vecchio, classico ed elegante, di raccontare le relazioni e il dolore. È un modo per ricordare la musica con cui sono cresciuta, ho un nome in mente...».
Mina?
«Sarebbe un’eresia anche solo pronunciarlo... Dall’altra parte ci sono i suoni deep house che fanno riferimento alle mie nottate in discoteca. Ballo da quando ho 14 anni e la musica elettronica per me è una forma di meditazione: crea un tappeto su cui puoi fare dei viaggi mentali che ti fanno sentire meglio».
[…]
Le diranno ancora più spesso «pensa a cantare»...
«Dovrebbero ascoltare le canzoni. Chi mi critica non sa chi sono: “Stai zitta e canta, tanto sei sempre nuda”. Mi diverte provocarli e le offese non mi arrivano più addosso come una volta. Mi spiace per chi è orrido. Se lo incontrassi gli consiglierei di affrontare il proprio malessere e lo abbraccerei».
È tornata al cinema: nel 2025 sarà nel cast di «Fuori» di Mario Martone...
«È un film femminile e commovente con Valeria Golino e Matilda De Angelis. Ahimè sono una che legge poco...il cinema mi aiuta ad avvicinarmi a certi temi. Sarò anche in un thriller di Lucio Pellegrini: mi sono data la possibilità di sperimentare».
[…]
Più popolarità più invasione della privacy. Come la gestirà?
«Se incontro qualcuno di invadente nel giorno sbagliato so già come fare: inizio a parlare dei miei guai “guarda oggi è una giornata proprio storta” e mi lascia andare».
Lei ha difeso il suo modo di usare il corpo in maniera libera. A Sanremo?
«Al Festival si canta stando dietro l’asta del microfono: mi ricorda quando Sanremo lo guardavo. Magari nella serata cover ci sarà più spazio per lo spettacolo».
Una vita veloce la sua... anche quella sentimentale, che condivide con il campione di moto Andrea Iannone.
«Ho paura della velocità, anzi la odio. In auto gli chiedo di non superare i limiti di velocità. Anche il rombo del motore mi mette ansia. Però c’è un lato positivo. Lo accompagno spesso alle gare e quando torna ai box tutto sudato lo trovo molto sexy».
In passato ha criticato il machismo di certa trap, ma ha difeso Tony Effe per la cancellazione da parte del Comune di Roma del suo di concerto di Capodanno... Una contraddizione?
«La trap è un genere talmente macro che c’è chi la fa con stile e altri meno, non tutti hanno la stessa penna, gusto e bravura e io ascolto solo quelli bravi. È come il cinepanettone: fa incassi ma non sempre è riuscito. L’arte però è libera e la censura è stata orribile, va oltre le opinioni. E comunque stiamo parlando di canzoni, non di qualcuno che scende in strada col machete in mano».
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