donald trump harvey weinstein

A SINISTRA I MANIACI SI OCCULATANO - CRUCIANI: “MA VE LO IMMAGINATE SE QUESTO WEINSTEIN, AMICONE DEGLI OBAMA E DEI CLINTON, FOSSE STATO UN SODALE DI TRUMP? MAMMA MIA, SAREBBE VENUTO GIÙ IL FINIMONDO, LO AVREBBERO IMPICCATO SENZA NEMMENO IL PROCESSO, E IL PRESIDENTE MASSACRATO COME COMPARE DI BAGORDI E STUPRI…”

Giuseppe Cruciani per “Libero quotidiano”

 

CRUCIANI

Ma ve lo immaginate se questo Weinstein, di cui tutti noi comuni mortali ignoravamo l'esistenza fino a qualche giorno fa, fosse stato un sodale di Trump? Mamma mia, sarebbe venuto giù il finimondo, lo avrebbero impiccato senza nemmeno il processo, e il presidente massacrato come compare di bagordi e stupri. E invece, cari amici sinistri che ci avete fatto due palle così con lo stereotipo del Trump fascista porco e sessista, eccovi servita una bella lezione.

 

Perché questo signore che a Hollywood faceva il bello e il cattivo tempo, e dedicava le sue giornate alla ricerca spasmodica della patonza (nulla di male, per carità), era l' amicone intimo degli Obama e dei Clinton, i due miti per eccellenza dei nostri democratici. Il ciccione schifoso, copyright Asia Argento, ha finanziato la sinistra Usa con milioni e milioni di dollari, è stato definito «un essere umano meraviglioso e un buon amico» dall' icona del buonismo mondiale Michelle, da lui ha lavorato persino la figlia degli Obama, Malia, per non parlare dei coniugi Clinton, da sempre pappa e ciccia col «maiale» da cui sono stati rimpinzati bellamente in campagna elettorale.

WEINSTEIN E HILLARY CLINTON

 

IL CASO BERLUSCONI

Ora, come sapete, spesso a Berlusconi è stato rimproverato che «non poteva non sapere». In questo caso, nel mondo dei vip democratici e antitrumpiani, sapevano tutti. E nessuno ha detto niente, nessuno si è fiondato dal magistrato a denunciare, nessuno dei pacifisti, sinistroidi e femministi divi delle passerelle ha mosso un dito. Quando qualche ragazza alzava la testa veniva ignorata e la macchina dei film andava avanti senza problemi, e Weinstein se la cavava al massimo sborsando qualche spicciolo.

WEINSTEIN E HILLARY CLINTON

 

Niente scandali, niente prime pagine. Niente espulsioni per indegnità dal grande circo. Persino Jane Fonda, paladina democrat, ha detto che si rammarica di non aver parlato prima «forse perché non è accaduto a me direttamente». Che forse è ancora peggio: se davvero sapevano che c' era un maniaco in giro lo hanno lasciato fare liberamente. Possibile che ai presidenti democratici non fosse arrivato nemmeno uno spiffero?

Bah. Una spiegazione noi ce l' abbiamo: il provolone seriale distribuiva denari a iosa, e tutti zitti.

 

PAZZI PER I CLINTON

OBAMA WEINSTEIN

Passi per i Clinton, che il problemino lo hanno in casa, ma gli altri? Il fatto è che quando si parla di sesso e dintorni, destra e sinistra non c' entrano nulla. I molestatori si annidano da una parte e dall' altra e nessuno può proclamarsi più puro. I nostri prodi ancora non l' hanno capito. Prendiamo uno come Vittorio Zucconi, editorialista del quotidiano La Repubblica.

 

Fino all' altro giorno, parlando di alcune interviste «allegre» di Trump molto prima che diventasse presidente (in una di queste Donaldone confessava di volersi fare Lady D, e vabbè ognuno ha le sue perversioni) Zuccotto dipingeva l' attuale capo della Casa Bianca come «un adolescente di 71 anni», e poi c' è la sua «visione deprimente sulle donne», il «sessismo», le femmine viste «come oggetto» e come «soprammobile», la volgarità.

donald trump jeff sessions

«Se tutte queste cose fossero reato», sentenziava il nostro, Trump andrebbe processato e cacciato.

 

E quanta indignazione, quante lezioni di moralità e correttezza quando venne fuori un'altra registrazione nella quale l' allora magnate disse che gli uomini potenti possono fare tutto con le donne, afferrandole nelle parti più intime. Erano, quelle di Donald, parole, chiacchiere, battute. Weinstein invece le mani nelle mutande le metteva per davvero. E le star così sdegnate con Trump il maialone mute furono, che nemmeno a Corleone. Zuccotto, e gli altri antitrumpiani di casa nostra, niente da dire?

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…