“CUCCHI? MAGARI MORISSE, LI MORTACCI SUA”, LE FRASI CHOC DEL CARABINIERE IMPUTATO PER CALUNNIA,– NEGLI ATTI DEPOSITATI DURANTE L'UDIENZA PER IL PROCESSO SULLA MORTE DEL GEOMETRA ROMANO SPUNTANO NUOVE INTERCETTAZIONI, INDAGATO ANCHE UN COLONNELLO – QUELLA RIUNIONE "TIPO ALCOLISTI ANONIMI"…
Valentina Errante per “il Messaggero”
Nuove intercettazioni, sul caso Cucchi: il pm Giovanni Musarò le ha disposte un mese fa, mentre il film Sulla mia pelle raccontava la storia di Stefano e nelle udienze del processo, che vede alla sbarra cinque carabinieri, cominciava a sgretolarsi il muro di omertà. E in quelle conversazioni i militari ora accusati di falso parlano con amici e parenti, raccontano delle pressioni subite «Cosa avresti fatto se te lo ordinavano i tuoi superiori?», dice il maresciallo Francesco Di Sano al cugino avvocato. Così in ballo c' è la catena gerarchica dell' epoca: dovrebbero essere indagati.
Gli atti depositati ieri in udienza da Musarò hanno rivelato un altro pezzo di questa storia, sul registro degli indagati è finito anche il nome di Francesco Cavallo, nel 2009 numero due del Gruppo Roma. Massimiliano Colombo, il comandante della stazione Tor Sapienza, da indagato per falso, ha parlato per sette ore davanti al pm, consegnandogli l' email che aveva custodito per tutto questo tempo: quella del 27 ottobre 2009 da Cavallo, nella quale venivano modificate le annotazioni redatte da Giancluca Colicchio e Francesco Di Sano, i piantoni che la notte tra il 15 e il 16 ottobre erano alla stazione mentre Cucchi stava in cella di sicurezza.
«Meglio così», scriveva il colonnello, modificando gli atti. Il primo, dopo uno scontro con il colonnello Luciano Soligo, anche lui indagato, e con Cavallo, si era rifiutato di mandare ai pm la relazione modificata. Ma, soprattutto, Colombo racconta della riunione, «quasi una seduta degli alcolisti anonimi». E di come avesse dovuto redigere una relazione sulla testimonianza di Colicchio davanti al pm che allora indagava sulla morte di Cucchi, Vincenzo Barba. Sebbene il verbale dovesse rimanere segreto.
LA RIUNIONE
GIOVANNI NISTRI ELISABETTA TRENTA ILARIA CUCCHI
Prima di riferire di quella riunione sul caso Cucchi, Colombo ne aveva parlato al telefono con un amico: «Il 30 ottobre, la mattina ero di pattuglia con Colicchio. Soligo mi chiama, mi chiede fammi subito un appunto perché poi dobbiamo andare al comando provinciale perché siamo stati tutti convocati, cioè tutti coloro dall' arresto di Cucchi a chi lo aveva tenuto in camera di sicurezza.
Ci hanno convocato perché all' epoca il generale Tomasone, che era il comandante provinciale, voleva sentire tutti quanti. Io non ho preso parola perché non avevo fatto nessun atto e non avevo fatto nulla». Circostanza ripetuta al pm: «Erano presenti: il comandante provinciale, colonnello Vittorio Tomasone, il comandante Gruppo Roma, colonnello Alessandro Casarsa, il Comandante della Compagnia di Montesacro, maggiore Luciano Soligo, il Comandante della compagnia Casilina, maggiore Unali, il maresciallo Mandolini (Roberto imputato per falso e calunnia ndr) e altri tre o quattro carabinieri del comando stazione Appia.
IL POST DI ILARIA CUCCHI SU FRANCESCO TEDESCO
Da una parte - racconta Tedesco - c' erano Tomasone e Casarsa, mentre gli altri erano tutti dall' altra parte (posizione frontale). Ognuno a turno si alzava in piedi e parlava spiegando il ruolo che avevano avuto nella vicenda Cucchi. Ricordo che uno dei carabinieri di Appia, che aveva partecipato all' arresto, non era molto chiaro - ricorda Colombo - un paio di volte intervenne il maresciallo Mandolini (Roberto, imputato per calunnia ndr) per integrare cosa stava dicendo e per spiegare meglio, come se fosse un interprete.
Tomasone zittì Mandolini, dicendogli che i carabinieri dovevano esprimersi con parole proprie perché, se non erano in grado di spiegarsi con un superiore certamente non si sarebbero spiegati con un magistrato». Colombo racconta della relazione di servizio che aveva stilato sul contenuto del verbale reso da Colicchio davanti al pm Barba: «Prendo atto che, come mi evidenziate - dice - in fase di indagini preliminari non è consentito chiedere ad una persona escussa di rivelare il contenuto delle dichiarazioni rese al pm. All' epoca non ci vidi nulla di strano, considerato che si trattava di un ordine pervenuto dai miei superiori».
L' INTERCETTAZIONE
«Magari morisse, li mortacci sua». Così Vincenzo Nicolardi (il carabiniere imputato per calunnia nel processo davanti alla prima corte d' Assise per calunnia e falso), parlando di Stefano Cucchi con il capoturno della centrale operativa del comando provinciale in una delle conversazioni registrate avvenute tra le 3 e le 7 del mattino del 16 ottobre del 2009, il militare fa riferimento alle condizioni di salute del geometra che era stato arrestato da alcune ore e si trovava in quel momento nella stazione di Tor Sapienza.