bergoglio george pell

LA CURIA ROMANA HA BRINDATO AI GUAI DEL CARDINALE PELL: E’ ARRIVATO IN VATICANO SENZA GUARDARE IN FACCIA A NESSUNO E SI E’ RITROVATO SCUOIATO - E’ L’ENNESIMA NOMINA SBAGLIATA DI BERGOGLIO E NON SOLO PER LE ACCUSE DI PEDOFILIA: ERA CONTESTATO PER LE SUE SPESE PAZZE (DENUNCIATE DA FITTIPALDI NEL LIBRO ‘AVARIZIA’)

George Pell George Pell

Fabio Marchese Ragona per “il Giornale”

 

Quando tre giorni fa Francesco lo aveva ricevuto in udienza privata, il cardinale George Pell, accusato da più persone di abusi su minori compiuti negli anni Settanta a Ballarat, in Australia, si era presentato dal Papa con la lettera di dimissioni dall'incarico di prefetto della Segreteria per l'Economia.

 

Ma Bergoglio gli aveva prontamente risposto: «Non accetto le tue dimissioni. Fino a quando i giudici non si pronunceranno, tu per me sei innocente». Dimissioni respinte dal Papa quindi e incarico congelato per permettere al cardinale di poter tornare in Australia e sottoporsi al processo che lo vede imputato. Dopotutto Bergoglio con la sua politica di «tolleranza zero», aveva chiarito il concetto anche ai suoi più stretti collaboratori: con gli abusi sui minori si va a processo, il tempo dei panni sporchi lavati in casa è finito.

George PellGeorge Pell

 

E così il gigante australiano, una delle nomine più importanti del pontificato di Francesco, ha gettato la spugna dopo oltre 4 anni di lavoro in Curia, tra veleni e polemiche, lasciando per il momento l'incarico di prefetto della Segreteria per l'Economia, consapevole che forse non rientrerà mai più in Curia. Lo decideranno i giudici.

BERGOGLIOBERGOGLIO

 

Il Papa, infatti, aspetterà il verdetto della giustizia australiana per procedere con una nuova nomina, considerando anche che il mandato di Pell (che ha già superato l'età della pensione) scadrà comunque nel 2018. Stesso discorso per il C9, il consiglio di cardinali che aiuta il Papa per la riforma della Curia Romana: Pell fa parte del consiglio come rappresentante dell'Oceania e come capo delle finanze vaticane. Il suo posto rimane per il momento congelato, anche perché non sono previste nuove riunioni del C9 fino a settembre.

 

Nonostante la fiducia del Papa, però, i nemici di Pell in questi anni sono cresciuti a vista d'occhio, addirittura qualcuno ha brindato nei dintorni del Vaticano dopo la notizia dell'incriminazione del cardinale 76enne. Il ranger (questo il soprannome dato dal Papa a Pell) si stava muovendo in Curia «come un elefante» per applicare la riforma finanziaria voluta da Francesco, senza guardare in faccia a nessuno. E, infatti, adesso che il porporato lascerà Roma, il timore che cresce nei Sacri Palazzi è che la riforma economica possa arenarsi.

 

George Pell George Pell

Quella di Pell è stata una nomina sbagliata, mormorano in tanti adesso che l'incriminazione per abusi sessuali su minori è stata ufficializzata, ricordando che il porporato australiano era finito al centro delle cronache anche per le sue spese pazze, svelate nel volume Avarizia di Emiliano Fittipaldi: voli in business class da oltre 1.000 euro per la tratta Roma-Londra (un lusso, secondo Pell, motivato dalla stazza e dai problemi fisici che non gli permettono di viaggiare in economy), mobili e armadi per un valore di 47mila euro, un sottolavello da 4.600 euro, preziosissimi abiti liturgici (Pell è indicato come uno dei cardinali più tradizionalisti), riuscendo a spendere circa mezzo milione di euro nei primi sei mesi di permanenza a Roma, tutto a carico della Segreteria per l'Economia.

papa bergogliopapa bergoglio

 

Oltre a questo, Pell negli ultimi quattro anni, aveva animato lo scontro all'interno della Curia Romana per la gestione delle finanze e soprattutto con l'Apsa, la cosiddetta «Banca Centrale» del Vaticano, per la gestione degli immobili della Santa Sede, con riunioni spesso infuocate, dove addirittura una volta il cardinale australiano, battendo i pugni sulla scrivania, si era rivolto a un confratello cardinale dicendo: «Lei deve fare quello che dico io». Lasciando questa volta l'amaro in bocca anche a Francesco.

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…