turatello

LE MIE PRIGIONI – DAI BRIGATISTI DEL DELITTO MORO A CUTOLO, DA MARIO CHIESA AL SUICIDIO DI CAGLIARI: LUIGI PAGANO RACCONTA I SUOI 40 ANNI ALLA DIREZIONE DI CARCERI, ULTIMO SAN VITTORE - “ERANO IN QUATTRO AD ACCOLTELLARE FRANCIS TURATELLO, TRA CUI PASQUALE BARRA. E PROPRIO QUANDO RAGGIUNSI IL CORTILE GLI DIEDERO IL COLPO DI GRAZIA. IN CARCERE ALLORA ENTRAVA DI TUTTO, COLTELLI, DETONATORI, ESPLOSIVO. C'ERA UN CLIMA PESANTISSIMO”

Giuseppe Guastella per il Corriere della Sera

 

turatello

Non è stato solo un testimone, in 40 anni di carriera Luigi Pagano è stato anche un artefice del processo di cambiamento che ha investito il carcere in Italia, che però è ancora lontano da essere al passo con i tempi. Laurea in giurisprudenza, sposato, due figli, 65 anni, napoletano, Pagano è stato direttore di molti istituti, ultimo San Vittore per 15 anni. Dal 2004 è al vertice del Dipartimento per l' amministrazione penitenziaria della Lombardia, tranne la parentesi 2012-2016 in cui è stato vice capo del Dap nazionale. Il 1° maggio andrà in pensione.

 

Quarant' anni di carcere?Come c' è finito?

«Dopo un breve periodo da avvocato a Napoli, a 25 anni per caso vidi l' annuncio del concorso che poi ho vinto».

 

Primo incarico?

«Pianosa».

 

Isola bellissima, ma lavorarci a 25 anni non deve essere stato facile.

Francis Turatello

«Fu un impatto tremendo, c' era solo il carcere e io non ero mai entrato in un carcere in vita mia. Eravamo sotto Natale e il comandante degli agenti fece l' errore di portarmi nella sezione di massima sicurezza per fare gli auguri ai detenuti. C' erano i brigatisti del delitto Moro. Arrivarono minacce da tutte le parti, insulti. L' avevano presa per una provocazione».

 

Un trauma

«Tremendo, anche per mia moglie che era incinta. Un detenuto lavorante un giorno le disse con molta gentilezza che le madri non avrebbero mai dovuto morire. Peccato che aveva sterminato la famiglia, madre compresa».

Poi?

«Nuoro. Arrivai dopo una rivolta con due morti e dopo che avevano sparato al vice questore all' uscita dal carcere. C' ero quando ammazzarono Francis Turatello, il criminale della mala milanese».

 

Cosa successe?

«Non lo potrò mai dimenticare. Erano in quattro ad accoltellarlo, tra cui Pasquale Barra (condannato per questo all' ergastolo ndr ). Scattò l' allarme e proprio quando raggiunsi il cortile gli diedero il colpo di grazia. In carcere, nonostante i forti controlli, allora entrava di tutto, coltelli, detonatori, esplosivo. C' era un clima pesantissimo».

 

luigi pagano

Temeva per la sua vita?

«La paura è un sintomo vitale, l' importante è vincerla»

 

Altra sede?

«Asinara, riaperta solo per ospitare Cutolo ( glissa ) e Piacenza. Era il 1982 e fu arrestato Bruno Tassan Din, (ex amministratore delegato della Rizzoli-Corriere della Sera coinvolto nel crac del Banco Ambrosiano, ndr ). Quindi Brescia, dove per la prima volta il carcere si aprì all' esterno grazie anche all' allora ministro Mino Martinazzoli. Trasmettemmo dall' interno il Maurizio Costanzo show».

Nel '92 è a Milano. Mani pulite, Mario Chiesa in cella.

«L' avevo conosciuto come presidente del Pat per iniziative di lavoro per i detenuti».

 

La presenza dei colletti bianchi cambiò qualcosa?

«No. La maggior parte si unì agli altri detenuti i quali, però, li vedevano come corpi estranei».

IL CADAVERE DI FRANCIS TURATELLO

Accade la tragedia del suicidio di Gabriele Cagliari.

«Credo che il carcere c' entri relativamente. Da quello che ho capito, fu una sua speranza di uscire che fu delusa, ma non c' erano avvisaglie di quello che sarebbe poi accaduto. Anche questa è una giornata che non dimenticherò. Fu come quando si addensa una tempesta. Dopo il suicidio di Cagliari, alla mattina, i detenuti sbatterono oggetti facendo rumore per molto tempo; la sera un altro detenuto si uccise nel centro neuropsichiatrico».

bettino craxi mario chiesa

 

In carcere arrivò Sergio Cusani che a lungo avrebbe fatto parlare di sé.

«Con il quale ho avuto rapporti conflittuali, ma gli riconosco dignità. Affrontava il carcere come se prima non fosse esistito. Riteneva di poterlo cambiare. Non credo alle rivoluzioni d' impeto, ma alle conquiste giorno per giorno».

 

Cos' è oggi il carcere?

«Diverso da quando ci entrai. Allora era duro, ora i detenuti lavorano all' interno, come a San Vittore dove aprimmo il primo call center, possono accedere a internet, seppure con limitazioni, telefonare. Anche i detenuti sono diversi, sono tossicodipendenti e stranieri. A San Vittore per il 75% non sono italiani».

 

È comunque un luogo di punizione

«È una delle contraddizioni che si porta dietro: pensare che una struttura chiusa per definizione, che isola rispetto al mondo possa nel contempo reinserire il condannato nella società come dice la Costituzione è difficile da capire.

 

SERGIO CUSANI

Le misure alternative, però, stanno dimostrando che la strada da seguire è questa: chi ne beneficia, uscito dal carcere, statisticamente ritorna molto meno a delinquere. Bisogna pensare anche a chi resta dentro. Il carcere non è la soluzione a tutti i mali».

 

Lei è stato vice capo del Dap. Che esperienza è stata?

«Coinvolgente. Abbiamo affrontato la sentenza Cedu sul sovraffollamento. Le istituzioni hanno lavorato insieme per risolvere un problema di civiltà ed economico. Se non avessimo dato risposte a Strasburgo l' Italia avrebbe dovuto sborsare 20-30 milioni di euro. Anche grazie ad alcune riforme, i detenuti scesero da 66 mila a 52 mila».

GABRIELE CAGLIARI 2

 

I detenuti l' hanno sempre rispettata. Che rapporto ha avuto con loro?

«Li trattavo come persone ricordando loro però che ero sempre un carceriere che, per quanto illuminato, non fa promesse e ti chiude dentro, anche se ha lavorato per cambiare il carcere e superarlo perché lo ritiene anacronistico per molte tipologie di detenuti».

FRANCIS TURATELLOFrancis Turatello e Vallanzascatangenti pio ospizio trivulzio arrestato mario chiesaGABRIELE CAGLIARI1GABRIELE CAGLIARI CRAXISergio Cusanienzo biagi intervista raffaele cutoloCUSANI AL FUNERALE ROSILDE CRAXImario chiesaLUIGI PAGANO LARRESTO MARIO CHIESA FEBBRAIO LUIGI PAGANO

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

emmanuel macron donald trump keir starmer xi jinping elon musk

DAGOREPORT – COME MAI LA GRAN BRETAGNA, PAESE STORICAMENTE GEMELLATO CON GLI STATI UNITI, SI E' RIAVVICINATA DI COLPO ALL'EUROPA, DIMENTICANDO LA BREXIT? DIETRO LA SORPRENDENTE SVOLTA DI KEIR STARMER CI SONO STATI VARI INCONTRI TRA I GRANDI BANCHIERI ANGLO-AMERICANI SPAVENTATI DAL CAOS ECONOMICO CREATO DAI DAZI DI TRUMP E DALLE CRIPTOVALUTE DI MUSK - DI QUI, SONO PARTITE LE PRESSIONI DEL CAPITALISMO FINANZIARIO SU KEIR STARMER PER UNA SVOLTA EUROPEISTA SULL'ASSE PARIGI-LONDRA CHE OPPONGA STABILITÀ E RAGIONEVOLEZZA ALLE MATTANE DELLA CASA BIANCA – ANCHE LA CINA, CHE HA RIPESCATO I VECCHI CAPITALISTI COME IL FONDATORE DI ALIBABA JACK MA, SI STA PREPARANDO A RISPONDERE ALLA DESTABILIZZAZIONE TRUMPIANA (XI JINPING HA NELLA FONDINA UN'ARMA MICIDIALE: 759 MILIARDI DI TITOLI DEL DEBITO USA. UNA VOLTA BUTTATI SUL MERCATO, SALTEREBBE IN ARIA TUTTO...)

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...