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DALLA GUERRA IN UCRAINA AL VOTO SUL JOBS ACT: SALE LA TENSIONE TRA SCHLEIN E I RIFORMISTI DEL PD – OGGI SI RIUNISCE LA DIREZIONE DEM: ELLY, CHE HA FIRMATO I REFERENDUM PROMOSSI DALLA CGIL DI MAURIZIO LANDINI CONTRO LA RIFORMA SIMBOLO DEL PD RENZIANO, DEVE AFFRONTARE L’ALA RIFORMISTA DEL PARTITO CHE VIVE CON DISAGIO L’IDEA DI ABIURARE IL JOBS ACT - SCHLEIN PROVA A MEDIARE APRENDO ALLA LIBERTÀ DI VOTO MA CI SONO SCAZZI ANCHE SULLA PROPOSTA DI LEGGE DELLA CISL MELONIANA SULLA PARTECIPAZIONE DEI LAVORATORI ALLA GOVERNANCE D’IMPRESA...
Maria Teresa Meli per il "Corriere della Sera" - Estratti
elly schlein intervento alla camera
L’appuntamento è per l’ora di pranzo al Nazareno.
Chi da remoto (pochi), chi in presenza, i dirigenti e i parlamentari del Partito democratico parteciperanno a una riunione di direzione che è stata voluta dalla segretaria del Pd Elly Schlein per tirare le somme e fare il punto sulle ultime vicende.
La leader punta a dare un’immagine di unità del Pd.
Per questa ragione fa molto affidamento sulla parte della sua relazione che riguarderà l’Ucraina. È noto che su questo fronte i dem sono tutt’altro che compatti. C’è chi, come il presidente del Copasir Lorenzo Guerini, il coordinatore della corrente fondata da Stefano Bonaccini, Alessandro Alfieri, i parlamentari Filippo Sensi, Enzo Amendola, Lia Quartapelle, Simona Malpezzi (solo per citarne alcuni), gli eurodeputati Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Irene Tinagli e la vice di Roberta Metsola, Pina Picierno, vorrebbe maggior fermezza sul sostegno all’Ucraina.
ELLY SCHLEIN E STEFANO BONACCINI
E chi, invece, soprattutto nell’ala sinistra del partito e tra i fedelissimi di Schlein, preferirebbe porre maggiore enfasi sulla necessità di un percorso di pace, per non allontanarsi troppo dalla linea di Giuseppe Conte. La segretaria intende tentare una sintesi per tenere insieme entrambe le posizioni ed evitare divisioni.
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Già, perché questo è un altro dei punti all’ordine del giorno della direzione. L’altro ieri mattina, nella riunione della segreteria, Elly Schlein, che ha firmato i referendum promossi dalla Cgil di Maurizio Landini, non ha eluso la questione.
elly schlein alla camera foto lapresse
È un tema delicato, perché il Jobs act è uno dei simboli del Pd di Matteo Renzi e l’ala riformista del partito vive con disagio l’idea di dover rinnegare quel voto.
Nelle scorse settimane in molti — da Graziano Delrio ad Alessandro Alfieri e Simona Malpezzi — hanno chiesto esplicitamente alla leader di evitare prese di posizione che sconfesserebbero le scelte fatte dal partito dieci anni fa. La segretaria ha però obiettato che il Pd non può che essere in campo con una posizione su questa materia. «Ma non chiedo abiure a nessuno», ha tenuto poi a precisare. Ieri sera, alla vigilia della direzione, si è riunita l’area riformista del Pd, per definire la linea da assumere oggi e per parlare di Jobs act. La richiesta della minoranza interna è quella di arrivare a una posizione che non crei imbarazzo a chi non intende rinnegare la stagione passata. Schlein, dunque, dovrebbe annunciare il sì ufficiale del partito, aprendo però alla libertà di voto.
Un’altra vicenda che ha messo in luce le divisioni interne al Pd riguarda la posizione la proposta di legge della Cisl che introdurrebbe la partecipazione dei lavoratori alla «governance» d’impresa. Non se ne parlerà oggi in direzione perché se ne è discusso (e litigato) l’altro ieri sera nella riunione congiunta di senatori e deputati dem. L’ala sinistra del partito ha chiesto che si votasse «no», dal momento che la maggioranza di governo non aveva dato segnali di voler correggere il testo uscito dalla commissione e modificato proprio dal centrodestra rispetto alla versione originale. La minoranza, invece, puntava a far attestare il partito sull’astensione «per evitare di regalare la Cisl a Giorgia Meloni». Si è dibattuto, anche aspramente. Alla fine l’ha spuntata la corrente di Stefano Bonaccini e il Pd si è astenuto sulla legge,
schlein landini
stefano bonaccini al parlamento europeo.
elly schlein (2)