AURELIONE, EFFERVESCENTE NATURALE - DE LAURENTIIS CHIEDE SCUSA AL TIFOSO SPINTONATO DOPO PARMA-NAPOLI: “ERO DELUSO, VENGA DA ME. CI PRENDIAMO UN CAFFÈ” - MA COSA SAREBBE SUCCESSO SE FOSSE STATO IL TIFOSO A SPINTONARE O’ PRESIDENTE?

1 - DE LAURENTIIS SI SCUSA: ‘DOPO LA PARTITA ERO INQUIETO E DELUSO'
Fulvio Bufi per ‘Il Corriere della Sera'

La notizia non è che Aurelio De Laurentiis abbia dato in escandescenze, ma che Aurelio De Laurentiis abbia chiesto scusa per aver dato in escandescenze. Un passo indietro per ricapitolare la vicenda. Domenica sera, stadio Tardini, nei pressi dell'uscita della tribuna autorità. Il Napoli ha appena perso con il Parma al termine di una pessima prestazione, l'esatto opposto di quella strepitosa che al precedente turno di campionato l'aveva vista prevalere nettamente sulla Juventus.

Accompagnato da un paio di uomini che gli fanno da body guard, il presidente azzurro si avvia verso il van che lo accompagnerà all'aeroporto. Quando ha già messo un piede dentro, sente la voce di un tifoso che gli dice quello che, più o meno, domenica sera hanno pensato tutti i tifosi: «Presidente ma a me non basta battere la Juventus, io voglio vincere anche con le altre squadre».

Non è un insulto, è un desiderio legittimo e probabilmente è quello che pensa anche il presidente-padrone del Napoli. Che però reagisce come gli capita spesso: male. Le immagini mandate in onda dalla Domenica Sportiva (che sono costate alla trasmissione Rai il silenzio stampa di tutti i tesserati della società partenopea), mostrano l'ormai visto e rivisto De Laurentiis fuori autocontrollo: va veloce verso quel ragazzo che avrà al massimo 30 anni. Verbalmente lo aggredisce, e pure con forza. Fisicamente no, anche perché sono proprio quelli della sua scorta che se lo portano via e lo fanno salire sul van.

Incidente chiuso. Il tifoso resta sbigottito ma niente di più, mentre De Laurentiis di lì a poco smaltisce l'euforia che domenica, come tante altre volte, gli ha fatto assumere atteggiamenti sopra le righe, e incarica i suoi collaboratori di rintracciare quel tifoso perché vuole parlargli. In breve glielo passano al telefono, o almeno questo è quanto fa sapere il Calcio Napoli, perché la versione dell'altro protagonista della vicenda è impossibile da raccogliere. Di lui si sa che si chiama Dario, che è napoletano ma risiede in Emilia e nient'altro.

Comunque non c'è motivo di dubitare di quello che dice De Laurentiis nella nota diffusa attraverso il sito internet della società. «Nella telefonata mi sono scusato dell'accaduto e l'ho invitato a un incontro cordiale nei miei uffici», fa sapere il presidente. Che però va addirittura oltre, e fa quasi un mea culpa: «In me, durante la partita e nei successivi 20 minuti, vivono due anime contrapposte e contrarie.

Quella del tifoso che ha partecipato alla vittoria o alla sconfitta della propria squadra e quella del presidente. Ieri ero molto inquieto e deluso», spiega. E ammette di essersi avvicinato a quel tifoso «in modo forse irruento per chiedergli cosa avesse da recriminare». Avrebbe potuto evitarlo, certo, come avrebbe potuto evitare il tweet ironico di due domeniche fa su vicende personali di una conduttrice tv, ma almeno stavolta ha chiesto scusa. È già un passo avanti.

2 - LA PALLA È IMPAZZITA DE LAURENTIIS ANCHE
Oliviero Beha per ‘Il fatto Quotidiano'


Vorrei difendere Aurelio I di Borbone. Ma da se stesso. L'episodio di Parma, ben riassunto e parafrasato dal titolo di un libro del ‘76 di Paolo Sollier (Calci e sputi e colpi di testa) della cui "testa" nel senso del cervello si sente tanto la mancanza in questa Rotondolandia di terz'ordine, è l'ultimo atto di una pièce che potrebbe essere tutt'altra. È vero, il Napoli di Benitez si toglie le soddisfazioni di una sera, ma annaspa in Europa e in campionato.

È vero, a Parma poteva benissimo evitare di perdere se fosse stato concesso un attendibile rigore su Zapata (che bel cognome...!) dall'arbitro Bergonzi (che bella rima...!). È vero, se dovesse perdere la Coppa Italia - come mi auguro da fiorentino - l'attuale sarebbe una stagione andata a male, molto diversamente dalle premesse, anche perché il montepunti di Juve e Roma è mostruoso.

Ma benedetto De Laurentiis, hai dato credibilità alla versione calcistica di una città speciale e rischiosissima, la tua squadra gioca spesso bene anche se le manca alla lunga un soldo per fare una lira (la compattezza e la personalità non si comprano al mercato e Cavani era evidentemente anche questo e non solo i suoi gol), ti sei levato già diverse soddisfazioni e stai proseguendo pur tra gli intoppi in un percorso tecnicamente ed economicamente virtuoso (sei in pari? in perdita? o guadagni? dicci la verità o dilla almeno a San Gennaro): e butti tutto nel cesso comportandoti come a Parma, all'uscita dello stadio?

Non è da te, Aurelio I, non è degno di un sovrano partenopeo. O saltavi del tutto il fosso, e commissionavi masaniellescamente al tuo staff botte da orbi per tutti i critici fastidiosi , tifosi del ciuccio compresi, il che avrebbe sia pur perversamente testimoniato della tua grandezza facinorosa, oppure dovevi stare con i nervi, le mani e le parole a posto. Ma come, un sovrano che aggredisce un supporter che blandamente si lamenta della discontinuità beniteziana? Non s'è mai visto...

Preferisco il Presidente che se ne fugge su due ruote dalla Lega dopo l'estrazione dei calendari, dietro al guidatore e senza casco (sarà stato multato?). È una questione di esempi: se il Borbone fa così, che devono fare i sudditi?

La responsabilità è grande, e Lei, De Laurentiis (tomo alla più rispettosa terza persona), deve esserne consapevole. Altrimenti come può dolersi - spesso a ragione - delle contraddizioni/lincongruenze/nequizie macroscopiche di quel che resta del povero pallone? Con lo schiaffo di Parma, neppure del prestigio di quello di Anagni, Lei ne perde il diritto e si associa alle turbolenze delle curve, anche se come sempre su questo i media glissano o tacciono. Così come la leggiadra D'Amico ha glissato domenica in tv sulla vicenda Cellino.

Che vuol dire pasticcio-Cagliari con rischio di B, ennesimo ribaltone di allenatore (via Lopez, "arientra" Pulga), tifosi che se la prendono minacciosamente con i giocatori pur se uno come Daniele Conti (un mio pupillo, cfr. il rendimento e il leggendario abbraccio con il figlioletto di mesi fa, dopo un gol) credo lo vorrebbero quasi tutti in squadra. Che hanno detto in tv di Cellino? Le solite cose. Che cosa non hanno detto?

Il motivo per cui sulle prime non era stato ammesso nel calcio inglese all'acquisto del Leeds United, il club oggi in B per cui probabilmente tifa il sociologo Bauman: era stato definito dal board competente "non abbastanza onesto" per entrare nella dirigenza dell'Isola. Adesso pare ci abbiano ripensato, ma se uno non ne fosse stato al corrente come accade in quasi tutte le vicende italiane più significative avrebbe saputo non l'inizio, ma solo in seguito o le smentite delle notizie.

Certo, se va stigmatizzato Aurelio di Borbone non può passarla liscia neppure il nuovo idolo romanista, il destro Destro goleador acclamato. Va in tv a negare l'evidenza: ha dato uno schiaffone ad Astori. Benedetto destriero con gualdrappa romanista su cui galoppa Garcia, ma invece di negare e mentire ammetti che gli hai dato nella foga uno schiaffone, l'ha fatto a freddo il Borbone può succedere a caldo in campo.

Quello che non si sopporta a qualunque livello è l'ipocrisia. Nel frattempo tutti parlano della missione azzurra in Brasile, certi che i Mondiali ci saranno per forza, decisi a "non mischiare la politica con il calcio". Bene. Ma le notizie sui cantieri da stadio, sui ritardi e sui disordini le leggete, le leggono? Lo so, vengono cassate come "cattive notizie" in un Paese che ha stabilito di farne a meno. Mentre agiografia e leccaculismo impazzano.

E il Catania ricaccia Maran, per retrocedere con un altro. E ancora la lotta per lo scudetto è matematicamente aperta. E per rifarvi il gusto potete leggervi il buffo romanzo Il ringraziamento, di Andrea Sgariglia (ed. Cattedrale, 182 pp., 16,00) oppure tornare a Sollier (libro summenzionato), che aveva piedi rustici, ma pensava. Quiz: delle sue due caratteristiche che cosa rimane oggi?

 

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