“DE PASQUALE DISSE CHE VOLEVA FARE ASTENERE IL GIUDICE DI ENI-NIGERIA” - CHI AVREBBE TEORIZZATO IL GIUDICE MARCO TREMOLADA DURANTE UNA RIUNIONE IN PROCURA A MILANO? SECONDO IL PM PAOLO STORARI FU IL PROCURATORE AGGIUNTO MILANESE FABIO DE PASQUALE – A ROMA IL PROCURATORE MICHELE PRESTIPINO E A BRESCIA IL PROCURATORE FRANCESCO PRETE HANNO RACCOLTO A VERBALE QUESTO GRAVE (SE VERO) RACCONTO CHE STORARI HA COLLOCATO DURANTE UNA RIUNIONE TRA DE PASQUALE, GRECO, PEDIO, STORARI E SPADARO…
Luigi Ferrarella per il "Corriere della Sera"
Il giudice Marco Tremolada, presidente del processo sulle tangenti Eni-Nigeria, è troppo appiattito sulle difese degli imputati Eni e perciò va fatto astenere dal processo che sta per concludersi: in quell'inizio 2020 chi lo avrebbe teorizzato durante una riunione in Procura a Milano? Il procuratore aggiunto milanese Fabio De Pasquale.
A Roma il procuratore Michele Prestipino e a Brescia il procuratore Francesco Prete hanno raccolto a verbale questo grave (se vero) racconto che il pm Paolo Storari, nei due interrogatori di maggio, ha collocato durante una riunione tra De Pasquale, il procuratore Francesco Greco, la sua vice Laura Pedio e i pm Storari e Sergio Spadaro tra fine gennaio/inizio febbraio 2020.
la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 3
Riunione a ridosso della scelta di Greco e Pedio - tra tutti i verbali segreti resi dall'avvocato Eni Piero Amara su decine di persone nel dicembre 2019/gennaio 2020, a lungo trattati dai capi della Procura con rivendicata circospezione verso la controversa affidabilità di Amara - di utilizzare e inviare invece già a gennaio 2020 alla Procura di Brescia (competente sulle toghe milanesi) proprio solo un omissis di Amara sul Tremolada, che poi Brescia archivierà «a ignoti» come voce di terza mano priva di valore oltre che di riscontri.
E riunione poco precedente all'udienza del 5 febbraio 2020 in cui, finita l'istruttoria del processo Eni-Nigeria, i pm De Pasquale e Spadaro tentarono invano di far ammettere dal Tribunale, a riscontro dell'attendibilità dell'accusatore di Eni Vincenzo Armanna, la deposizione in extremis di Amara su «interferenze Eni su magistrati milanesi in relazione al processo», accreditate nell'omissis di Amara evocato ma non depositato dai pm, senza cenni al suo invio già a Brescia.
A carico di Storari, che già da ottobre 2019 aveva avvertito i colleghi che fosse «dannoso continuare a interrogare Armanna», e che è già indagato per «rivelazione di segreto d'ufficio», il pg della Cassazione, Giovanni Salvi, ha intanto avviato «azione disciplinare» per aver consegnato ad aprile 2020 i verbali di Amara sulla «loggia Ungheria» all'allora consigliere Csm Piercamillo Davigo, che poi ne parlò nel Comitato di presidenza Csm (al vicepresidente Ermini e allo stesso pg Salvi) per sbloccare la paralisi di cui Storari tacciava i propri capi.
PAOLO STORARI CON IL SUO AVVOCATO
Oltre a censurare questa modalità come del tutto inidonea a informare un organo istituzionale, sulla scorta di una relazione di Greco del 7 maggio Salvi contesta a Storari d'«aver accusato Greco e Pedio di inerzia nelle indagini pur sapendo invece le attività in corso e non avendo espresso dissenso prima di aprile 2020», e d'aver con la consegna a Davigo cercato di «condizionare l'attività della sua Procura». Oltre che di «non essersi astenuto» (visto che era «in conflitto di interessi») dall'indagine nata dopo che a ottobre 2020 Il Fatto portò ai pm gli stessi verbali spediti anonimi (come emerso un mese fa) dall'ex segretaria di Davigo; e d'aver affidato «solo l'8 marzo 2021» la perizia informatica decisa con Pedio a gennaio.
LA NOTA DI FRANCESCO GRECO SUL VIDEO DI AMARA E ARMANNAla videoregistrazione dell'incontro armanna amara FRANCESCO GRECOPAOLO STORARI CON IL SUO AVVOCATOPAOLO STORARIla videoregistrazione dell'incontro armanna amara 2la videoregistrazione dell'incontro armanna amara 1PAOLO STORARI