georg friedrich haas the artist & the pervert

“DICHIARARE DI ESSERE IN UNA RELAZIONE BDSM CON UNA DONNA DI COLORE È STATO DIFFICILE” - LA VITA DI GEORG FRIEDRICH HAAS, IL GENIALE COMPOSITORE 67ENNE CHE CON LA MOGLIE HA GIRATO “THE ARTIST & THE PERVERT”, UN FILM SULLA LORO RELAZIONE BDSM: “NESSUNO DEVE SPRECARE 40 ANNI COME ME. IN TANTI PROVANO QUESTI DESIDERI, MA FATICANO A ESSERE SE STESSI” – “SONO CRESCIUTO IN UNA FAMIGLIA DI SADICI E NAZISTI, MI PICCHIAVANO ANCHE DUE O TRE VOLTE AL GIORNO. FIN DA PICCOLO HO COMINCIATO AD AVERE FANTASIE…” - VIDEO

Maria Elena Barnabi per "www.ilmessaggero.it"

 

Georg Friedrich Haas, 67 anni, austriaco, insegnante di musica alla prestigiosa Columbia University è il compositore contemporaneo più celebre, più sofisticato e più suonato del mondo: la sua opera In Vain, considerata geniale dagli addetti ai lavori, è il capolavoro del nuovo millennio.

 

Ma Hass è unico anche per un altro motivo: è il primo appartenente dell’élite musicale del Pianeta a dichiararsi apertamente un seguace del bdsm, che prevede atti di dominio e di sottomissione, l’uso del dolore e della forza. Dopo tre matrimoni fallimentari, Hass ha conosciuto su un sito di incontri l’americana Mollena Williams, esplosiva e famosa attivista ed educatrice bdsm: nel giro di poco i due si sono sposati e vivono apertamente la loro relazione, diventata anche un sodalizio artistico. Lui, il master, prevede economicamente alla famiglia, lei (la slave) lo segue, lo cura, gli organizza la vita.

 

Da allora, sostiene Hass, la sua musica è molto migliorata grazie alla sua Musa. Insieme hanno partecipato come ospiti d’onore a diverse convention bdsm e hanno rilasciato un’intervista congiunta al Nyt, facendo “coming out”. Due anni fa hanno girato The Artist & The Pervert, un film di un’ora e mezza in cui raccontano la loro vita, molto simile a quella di qualsiasi coppia di mezza età, che si sostiene a vicenda, solo che qui si vede qualche tenera nudità mattutina, qualche sex toys, un po’ di spanking, ma nessuna scena di sesso esplicito.

 

Il film verrà proiettato per la prima volta in Italia oggi durante Transart, la manifestazione di cultura contemporanea che da 20 anni si tiene in Alto Adige. Per cinque ore verranno suonate musiche del compositore austriaco, mentre pochi fortunati potranno interagire con la moglie sotto forma di ologramma in collegamento da New York. Abbiamo raggiunto Georg Haas l’altro ieri nella sua casa in Arizona. 

 

Maestro, perché ha deciso di fare coming out?

«All’inizio avevo paura: io sono di sinistra, femminista, progressista. Ammettere e dichiarare di essere in una relazione bdsm con una donna di colore è stato difficile». 

 

Cosa l’ha convinta?

«La voglia di vivere una vita vera, coerente, E poi: nessuno deve sprecare 40 anni come me. In tanti provano questi desideri, ma faticano a essere se stessi». 

 

Attraverso il sesso si può capire chi si è davvero?

«Non attraverso il sesso, ma attraverso la sessualità e la spiritualità, con amore. Epstein ha fatto certamente molto sesso, ma non credo gli sia servito a capirsi». 

 

Dopo l’overdose delle 50 sfumature il bdsm fa ancora scandalo? 

«Accettare che il sadismo faccia parte della nostra natura è difficile. C’è diffidenza. Ma la chiave è il consenso: si tratta di un accordo tra due persone consenzienti». 

 

Ha avuto problemi sul lavoro?

«Credevo di averle perché io insegno musica all’università, con lezioni singole. Ma nessuno si è lamentato, né colleghi, né studenti». 

 

E la sua famiglia?

«Io vengo da una famiglia nazista, e ammetterlo è stato il mio secondo coming out. Mia madre si è lamentata del fatto che avessi una fidanzata di colore. È morta otto giorni fa, un rapporto difficile, ma parlarne mi fa commuovere, scusi». 

 

Quando ha scoperto che le piaceva il bdsm?

«Sono cresciuto solitario tra i monti dell’Austria, una prigione per me, non avevo amici: in famiglia, una famiglia di sadici e nazisti, mi picchiavano anche due o tre volte al giorno. Fin da piccolo ho cominciato ad avere fantasie sadiche, probabilmente erano una rivalsa. Ognuno ha la sua esperienza, ma sono convinto che il sadismo sia parte della dell’animo umano. Ci sono testimonianze anche a Stonehenge. La tortura ha sempre interessato gli uomini». 

 

Come ha gestito la cosa?

«A differenza di mio padre e di mio zio, io includo questo lato di me nell’amore e nella relazione, con una persona consenziente. Le cose così sono migliori, no? È un aspetto di me che non posso evitare, ma che posso incanalare, come certi uomini che andrebbero a letto con qualsiasi donna, ma poi buttano questa energia sessuale nell’amore per la loro sposa. Ma le cose sono molto più complicate di così».

 

Come, ci spieghi? 

«Il sadico in realtà è sottomesso, perché deve accettare di provocare dolore ma senza oltrepassare i limiti posti dal sottomesso. È dare gioia e dolore, incuranti di se stessi. È un donarsi a vicenda». 

 

Nel film quando mette il collare a sua moglie, la ringrazia sempre. 

«La ringrazio perché mi dà il permesso di possederla. È il dono più meraviglioso che una persona possa ricevere da chi ama». 

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