papa francesco il conclave

DIETRO LE PORTE DEL CONCLAVE - ESCE OGGI IL LIBRO DELLO STORICO ALBERTO MELLONI SULLA STORIA DEL CONCLAVE, CHE HA IL COMPITO DI "PRODURRE CON OGNI MEZZO UN’ELEZIONE INCONTESTATA E INCONTESTABILE DEL VESCOVO DI ROMA" - IL PRIMO CONCLAVE, PER COME LO CONOSCIAMO NOI, AVVENNE NEL 1241 E PORTO' ALL'ELEZIONE DI CELESTINO IV - MELLONI SULLA NECESSITÀ DI RIFORMA DELL'ELEZIONE: VA ANTICIPATA LA CLAUSURA DI CARDINALI E RALLENTATO IL PROCESSO. NON QUATTRO SCRUTINI AL GIORNO, MA DUE

Estratto dell'articolo di Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”

 

CONCLAVE

Umano, talvolta troppo umano. Lasciate perdere, tanto per cominciare, lo Spirito Santo. Non perché non possa entrarci, tutto sommato: almeno per chi crede, in fin dei conti comanda Lui. Però la faccenda, quando si parla di conclave, tende a essere più complicata.

 

Un teologo di grande finezza come Joseph Ratzinger, senza sospettare che di lì a otto anni sarebbe toccato a lui, rispose con realismo notevole alla tv bavarese che nel 1997 gli chiedeva se il Paràclito fosse responsabile dell’elezione del Papa nella Sistina: «Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo.

 

Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione ma piuttosto, da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto».

 

ALBERTO MELLONI - il conclave

Del resto, fa notare Alberto Melloni nel libro Il conclave e l’elezione del papa (in uscita domani per Marietti 1820), la scelta del pontefice compiuta da cardinali «cum-clave», ovvero sotto chiave, non è antichissima, almeno secondo il metro della Chiesa: poco meno di otto secoli in duemila anni.

 

Allo Spirito Santo, semmai, si poteva attribuire un ruolo più diretto all’inizio: il modello archetipico dell’elezione di un vescovo risale al primo capitolo degli Atti degli Apostoli, quando Luca racconta che, tra due candidati proposti, il sostituto di Giuda nei Dodici fu scelto tirando a sorte: e così Mattia prevalse su Giuseppe detto Barsabba.

 

La tradizione vuole che Lino, primo successore del Pescatore di Galilea, sia stato designato e consacrato «congiuntamente» dallo stesso Pietro e da Paolo, intorno all’anno 57. Così almeno fa sapere molto più tardi, verso la fine del II secolo, Ireneo di Lione, autore della prima lista di vescovi di Roma dalle origini: Lino, Anacleto, Clemente, Evaristo eccetera, nomi di personaggi dei quali oggi si sa poco o nulla.

 

CONCLAVE SECONDA FUMATA NERA

Anche sul sistema di scelta, di conseguenza, le fonti antiche sono avare di informazioni. A Roma, la comunità cristiana era guidata da un Collegio di presbiteri, in greco «anziani», un’organizzazione comunitaria modellata sulla sinagoga giudaica, come spiegava Manlio Simonetti, alla quale faceva concorrenza un modello di tradizione paolina impostato sull’autorità di vescovi e diaconi.

 

Il primo vescovo di Roma con un’autorità effettivamente monarchica, comunque, viene considerato dagli studiosi Vittore, africano di lingua latina, alla fine del II secolo. Al sistema della designazione si accompagna un ruolo crescente del popolo e del clero. Nel concilio romano presieduto da Simmaco nell’anno 499, il decreto Si quis stabilisce che se il Papa muore all’improvviso, senza aver deciso il successore, sarà «la sentenza dei più» a decidere: il nuovo vescovo verrà scelto a maggioranza.

 

CARDINALI PER IL CONCLAVE

Ma tutto questo è ancora la preistoria del conclave, una successione convulsa di tentativi di riforma, interferenze imperiali, esclusione progressiva dei laici. Uno spartiacque è segnato dall’anno 1059: il 12 aprile, davanti al concilio convocato in Laterano, Niccolò II stabilisce nella bolla In nomine Domini che, per evitare il ripetersi di contestazioni e contrapposizioni — nel 1046 tre uomini erano arrivati a contendersi il titolo papale — il vescovo di Roma sarà eletto dai soli vescovi cardinali, con gli altri cardinali presbiteri e diaconi a dare il loro consenso.

 

CONCLAVE SECONDA FUMATA NERA

Clero e popolo vengono esclusi: a loro «resterà il compito di accedere per consenso alla decisione dei cardinali vescovi». L’11 marzo 1179, la costituzione Licet de vitanda discordia di Alessandro III, durante il terzo concilio lateranense, stabilisce per l’elezione la maggioranza dei due terzi che vale ancora oggi.

 

Si arriva così, finalmente, al primo conclave propriamente detto. Che non è quello iniziato il 16 novembre 1268 a Viterbo, durato due anni e nove mesi e celeberrimo perché, visto che i 17 cardinali elettori tergiversavano, li si murò nel palazzo lasciando solo un varco nel tetto per calare acqua e viveri.

 

Melloni fa notare che già nel 1241, dopo che Federico II aveva fatto rapire due cardinali per intralciare l’elezione, il senatore romano Matteo Rosso Orsini replicò imprigionando per due mesi i poveri elettori nei ruderi carcerari del Septizonio: prima di arrivare a morire di stenti, otto cardinali elessero un Papa, Celestino IV, che sopravvisse sedici giorni alla fine della carcerazione.

 

PAPA FRANCESCO DIMESSO DALL OSPEDALE

Non che sia andata sempre in modo così drammatico. Il libro di Melloni ripercorre la storia dei conclavi fino ad approfondire, nel dettaglio, le otto elezioni novecentesche e le due del XXI secolo, fino al «conclave senza funerale» che nel 2013 ha portato, dopo la rinuncia di Benedetto XVI, al pontificato di Francesco.

 

Una storia illuminante perché mostra come l’obiettivo del conclave non sia mai stato «eleggere il migliore dei vescovi possibili» e neppure «stanare il prescelto dallo Spirito», scrive l’autore. Lo scopo essenziale è sempre stato più modesto ma assai più solido: «Produrre con ogni mezzo un’elezione incontestata e incontestabile del vescovo di Roma».

 

PAPA FRANCESCO

Il libro si propone di mostrare «come si fa il Papa», un sistema storicamente determinato che bene o male ha funzionato, con correzioni successive, almeno finora: «L’elezione del vescovo di Roma merita di essere studiata anche per ciò che sarà — avendo chiaro ciò che è stato». Quell’«attore disarmato» che è il Papa può dare fastidio ai potenti della Terra.

 

Il tempo delle interferenze non è finito. Nell’era dei social, e degli imperi economici e tecnologici che li possiedono, il rischio di manipolazione del prossimo conclave è alto: come un nuovo potere di veto esercitato attraverso le calunnie. Un «potere ostile» potrebbe azzoppare i candidati sgraditi o, peggio, il Papa appena eletto. Lo scopo resta sempre quello: produrre un’elezione incontestabile, evitando scismi.

LARRIVO DEI CARDINALI PER IL CONCLAVE

 

Per questo la storia del conclave di Melloni si conclude con una serie di proposte di riforma: ad esempio anticipare la clausura, e quindi l’isolamento anche mediatico degli elettori, alle discussioni tra cardinali che precedono la votazione in Sistina; e prevedere un conclave più lento, con uno o due scrutini al giorno anziché quattro, sottratto alla pressione mediatica che impone una votazione rapida perché se no significa che la Chiesa è divisa. Bella scoperta: «Certo che è divisa: per questo deve scegliere bene chi ne garantisce l’unità…».

alberto melloniPAPA FRANCESCO PRIMA FUMATA NERA CONCLAVE 2013

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