1. IL PAPA PERDONA, SELVAGGIA NO! CI MANCAVA SOLO PIETRO MASO IN VERSIONE TRONISTA 2. DA NOTARE IL ROSARIO ESIBITO SUL PETTORALE RIGOROSAMENTE DEPILATO CHE NON SI SA MAI NELLO SGRANARE IL ROSARIO SI INCASTRI QUALCHE PELO TRA UNA PALLINA E L'ALTRA 3. SE IL CARCERE RIEDUCA COSÌ, SAREBBERO PIÙ EDUCATIVI PICCONE E LAVORI FORZATI
1. MASO, LO STRAGISTA DA COPERTINA
Selvaggia Lucarelli per il “Fatto Quotidiano”
Credo fermamente nella funzione rieducativa del carcere, nell' importanza di offrire un reinserimento sociale, nella necessità di creare motivazioni perché un condannato possa avere una seconda possibilità.
Credo nell' evoluzione dell' individuo che passa anche attraverso le strade tortuose del male. Poi vedo il servizio-intervista a Pietro Maso sull' ultimo numero di Chi in cui il quarantaquattrenne che nel 1991 massacrò i genitori posa in versione tronista.
E penso che se il carcere rieduca così, sarebbero più educativi piccone e lavori forzati nei laogai cinesi. Per carità, Maso ha pagato il suo debito con la giustizia ed è libero di fare quel che gli pare, il problema è che a guardare quelle foto si metterebbe a far la morale pure Hitler, perché no, non esiste solo il debito con la giustizia, ma anche quello con la coscienza, con il buongusto, con il ricordo di due genitori massacrati come bestie e morti dopo un' ora di agonia.
Per chi se le fosse perse, le foto che accompagnano l' intervista-memoriale affidata al settimanale Chi, ritraggono un Maso profondamente cambiato nello spirito, un Maso che si è spogliato dei blazer blu e dei foulard fantasia con cui a 19 anni si presentava al processo. E se ne è spogliato così bene che ora posa direttamente a petto nudo, fresco di solarium, tatuato, palestrato e col sopracciglio spinzettato.
Insomma, se il percorso rieducativo del carcere è entrare cummenda e uscire tronista, con lui il percorso pare decisamente riuscito. Da notare poi il rosario esibito sul pettorale rigorosamente depilato che non si sa mai nello sgranare il rosario si incastri qualche pelo tra una pallina e l' altra. Anche la faccia è intensa, compunta, riflessiva, quella di chi sta affrontando un percorso importante di redenzione, quella di chi ha deciso che non commetterà più i drammatici errori del passato: mai più tatuaggi tribali, solo ideogrammi cinesi.
Del resto, i nobili intenti appaiono chiari anche dalla scelta della testata a cui Maso ha affidato le proprie dolorose memorie. Uccidi i genitori, ti fai 22 anni di carcere, esci e la prima persona a cui ti viene in mente di parlare di dolore, colpa e redenzione è Alfonso Signorini, nota guida spirituale del paese. In effetti, su Chi una settimana c' è in copertina Belén che racconta la sua vita dopo Stefano, quella dopo c' è Maso che racconta la sua vita dopo un omicidio.
Una linea di continuità commovente. Anche i contenuti dell' intervista trasudano sobrietà, modestia, recupero, espiazione. Intanto Maso fa sapere a tutti che gli ha telefonato papa Francesco, il quale sarà così lieto di questa discrezione, da aver inserito "Maso" nella lista "bloccati" sul cellulare assieme a Ignazio Marino e Francesca Chaouqui.
Inoltre dichiara di non aver ucciso per avere l' eredità ma perché è stato tanto malato da piccolo e i suoi gli dicevano "Pensiamo a tutto noi!", per cui si sentiva diverso, incompreso come fosse gay e non potesse raccontarlo. A parte l' inedito movente che convince quanto Veltroni regista, ci sarebbe da rammentargli che a processo iniziato, per molti mesi continuò comunque a pretendere la sua parte di eredità a cui rinunciò solo e unicamente perché l' avvocato lo scoraggiò.
Insomma, lo stragista tronista è davvero un uomo nuovo.
Uno che come dichiara "dedicherà la vita agli altri". In effetti, ha già teso una mano al più bisognoso tra i bisognosi Alfonso Signorini, prima del prossimo passo che naturalmente sarà chiedere scusa alle sue due sorelle a C' è posta per te.
2. IL PAPA TELEFONA PURE A MASO MA ORMAI NESSUNO SI STUPISCE
Roberta Catania per “Libero Quotidiano”
«Ero il Male. Eppure Papa Francesco ha avuto compassione di me. Gli ho scritto una lettera» e «mi ha telefonato».
A raccontarlo è Pietro Maso, che forse è anche l' unico (ormai) a stupirsi per una chiamata di Bergoglio.
In una lunga intervista rilasciata al settimanale Chi, in edicola da ieri, il ragazzo che nel 1991 aveva massacrato i genitori per avere la sua parte di eredità, oggi dice di essere «rinato nella fede». Lo ha scritto al Santo Padre e tanto è bastato perchè il Papa lo chiamasse e gli manifestasse la propria «compassione».
Il delitto è del 17 aprile di 25 anni fa, quando in provincia di Verona, a Montecchia di Crosara, un ragazzo aveva ferocemente ucciso i genitori con l' aiuto degli amici. Antonio Maso e Mariarosa Tessari quella sera erano andati a un incontro dei neo-catecumenali. Pietro lo sapeva e con tre amici avevano aspettato il loro rientro nascosti in casa, staccando la corrente per far scattare la trappola.
Dal garage, quindi, al buio, Antonio era salito per le scale. Voleva raggiungere il contatore, al primo piano, ma in cucina era scattato l' agguato: il figlio lo aveva colpito con un tubo di ferro, mentre un amico gli dava man forte sbattendo una pentola di ferro addosso all' uomo inerme. Poco dopo era arrivata mamma Rosa, subito assalita dagli altri complici con un bloccasterzo e una padella.
La madre, però, rantolava e a «finirla», secondo gli atti del processo, ci aveva pensato proprio Pietro, soffocandola con del cotone in bocca e legandole un sacchetto di plastica intorno alla faccia. Un' ora dopo, tutto era finito, ed era immediatamente scattata la messinscena per crearsi un alibi. Una farsa durata appena 48 ore, perchè il 19 aprile Pietro era crollato e aveva confessato il delitto.
Anche nel corso del processo, dove alle udienze si presentava elegantissimo e rimaneva impassibile, il ragazzo aveva continuato a reclamare la sua parte di eredità, che invece era andata alle due sorelle. Le insistenze economiche di Pietro erano cessate prima della conclusione del processo d' appello, quando il suo avvocato lo aveva convinto che rinunciare ai soldi era l' unico modo per evitare un ergastolo.
Ebbene, l' iter processuale si era concluso con una condanna per duplice omicidio volontario premeditato pluriaggravato. Per Pietro, anche con le aggravanti della crudeltà, dei futili motivi e del vincolo di parentela, il tutto quantizzato il 30 anni e due mesi, che sono diventati 22 anni di carcere. Tanto che il 15 aprile 2013 Pietro è stato rimesso in libertà e contemporaneamente è uscito il suo libro, Il male ero io, dove si giustifica parlando di un «disagio» che lo accompagnava fin da piccolo.
Un mese dopo, dal 15 maggio 2013 (fino al 2015) aveva iniziato a lavorare all' emittente cattolica Telepace. Proprio in quel periodo, Maso aveva scritto a papa Francesco, per chiedere «scusa per quello che ho fatto», racconta oggi lui stesso, che ricorda di avere chiesto «preghiere per i miei colleghi di lavoro, che mi hanno accettato nonostante quello che ho fatto, e chiedo una preghiera per chi opera per la pace».
Pochi giorni dopo, era arrivata la chiamata. «Erano le dieci del mattino e suona il telefono», rammenta Maso, «rispondo e sento: "Sono Francesco, Papa Francesco". Preso dall' emozione, urlo: "Santità"». Per Pietro Maso un' emozione, ma ormai per il resto del mondo lo scalpore è contenuto. Il Papa ci ha abituati alla routine delle sue chiamate. La prima a ricevere una telefonata dal Vaticano era stata la 102enne Emilia Orlandi, di Roncola di Treviolo (Bergamo): voleva ringraziarla per una sciarpa lavorata a maglia.
Poi era stata la volta di Rosalba Ferri, alla quale era stato ucciso il figlio nel corso di una rapina. C'è stata anche una ragazza vittima di uno stupro e uno studente padovano di ingegneria, che hanno avuto un filo diretto con il Santo Padre.
Fino ad arrivare al ciabattino di Buenos Aires e a Marco Pannella, che ricoverato al Gemelli per l' ennesimo sciopero della sete, aveva accettato di bere un caffè durante la chiacchierata con Francesco.
Pietro Maso ora ha deciso di cambiare vita e dedicarsi agli altri. È solo, perché con la moglie è finita. Ma per fortuna c' è la telefonata del Papa a tirargli su il morale. Chissà il prossimo squillo per chi sarà.