LUFTHANSA NEL MIRINO ¬– PERCHÉ LA COMPAGNIA NON HA CONTROLLATO UN PILOTA CHE AVEVA SOSPESO L’ADDESTRAMENTO PER UN ESAURIMENTO NERVOSO? – DAVVERO NON SAPEVA NULLA DELLA MALATTIA DI LUBITZ? – IL NODO DEI RISARCIMENTI
Danilo Taino per “Il Corriere della Sera”
L’altro ieri, la Lufthansa aveva sostenuto che Andreas Lubitz era «al cento per cento abile per il volo». Il suo amministratore delegato, Carsten Spohr, l’aveva affermato davanti ai media di tutto il mondo. Ieri, si è capito che non era così.
Si deve supporre che la compagnia aerea tedesca non sapesse che il copilota di Germanwings — l’aerolinea che Lufthansa possiede e della quale è totalmente responsabile — andava dal medico, il quale gli diceva e scriveva su un certificato di malattia che non poteva volare. Si immagina che non fosse al corrente del fatto che questi documenti finivano nel cestino, stracciati.
Ciò nonostante, c’è un dato di fatto: la compagnia ha messo in cabina di pilotaggio di un A320 un co-pilota che non avrebbe dovuto esserci. E che ha schiantato altre 149 persone sulle Alpi francesi martedì scorso.
Non è facile individuare un dipendente malato che non lo vuole fare sapere. A maggiore ragione se la malattia non è fisica ed evidente, come nel caso di Lubitz. Che il ventisettenne potesse avere problemi di esaurimento nervoso o di depressione, però, la compagnia lo avrebbe dovuto temere: in passato, l’uomo aveva interrotto per mesi l’addestramento proprio per quella ragione. Era poi stato riammesso, era stata verificata la sua idoneità — ha assicurato Spohr.
Fatto sta che l’aerolinea dovrà ora stabilire che cosa non ha funzionato, che cosa è sfuggito alla verifica della stabilità del copilota. E dovrà rivedere non solo i sistemi di reclutamento e di addestramento — ritenuti nel settore tra i migliori del mondo —, dovrà anche ridisegnare l’attenzione che dedica alla salute mentale dei suoi piloti durante gli anni di servizio. Analisi che, pare, non svolge su basi regolari.
Ieri, la compagnia ha detto che è pronta a compensare immediatamente i parenti delle vittime con 50 mila euro per ogni passeggero morto. Andrà oltre: lo standard internazionale è di 113 mila euro per persona deceduta, se non ci sono responsabilità dimostrabili del vettore che operava il volo. Se invece sarà giudicata responsabile, la cifra potrebbe salire. In particolare, se si dimostrasse che Lufthansa sapeva della malattia di Lubitz, o che l’ha sottovalutata, potrebbero essere intentate cause che porterebbero i rimborsi a una cifra superiore ai 300 milioni e potenzialmente anche di più.
la plancia di comando dell airbus a320
Al momento, però, le preoccupazioni dell’aerolinea tedesca, da sempre considerata tra le più sicure e con i migliori piloti in circolazione, vanno al di là degli aspetti finanziari. Al più presto — ha assicurato — metterà in pratica la regola delle due persone sempre in cabina di pilotaggio, per evitare che un individuo possa bloccare la porta d’ingresso e agire in modo irresponsabile o criminale. Regola che un po’ tutte le aerolinee europee stanno adottando. Poi, ha nominato Werner Maas, il capo dei piloti, responsabile della sicurezza dei voli del gruppo, anche per valutare nuove norme e procedure. Pure i sindacati dei piloti tedeschi chiedono sistemi di sicurezza più efficaci.
Fatto sta che Lufthansa ha scelte difficili di fronte. Una è quella di mettersi alla guida di un rinnovamento concettuale che nel settore manca da troppo tempo. Sembra paradossale, ma sugli aerei c’è poca tecnologia e vecchia: persino nelle porte della cabina.
hollande e rajoy si abbracciano davanti a merkel in visita al luogo del disastro germanwings