UN ALTRO SPROVVEDUTO DA ANDARE A SALVARE – LA DISAVVENTURA DI FEDERICO NEGRI, 28ENNE PIEMONTESE, ARRESTATO IN INDIA: HA ATTRAVERSATO IL CONFINE DA UN PONTE DEL NEPAL ED È STATO IMMEDIATAMENTE FERMATO PER ESSERE ENTRATO NEL PAESE DA IRREGOLARE – SAREBBE BASTATO PAGARE UNA TASSA AL CONFINE DI 40 EURO, MA IL RAGAZZO NON LO SAPEVA E NON AVEVA IL PERMESSO PER TRANSITARE – IL GIUDICE HA NEGATO IL RILASCIO TRAMITE CAUZIONE E ORA RISCHIA 8 ANNI DI CARCERE…
Gino Fortunato per “la Stampa”
«Ciao mamma, ho tanta voglia di tornare a casa. In questo momento sto attraversando un ponte e fra poco entrerò in India, tutto bene non preoccuparti».
Federico Negri, un ragazzo di 28 anni di Pozzolo Formigaro in provincia di Alessandria, non sapeva che quelle sarebbero state le ultime parole rivolte a un familiare prima di essere arrestato insieme ad altre 6 persone delle quali non è ancora stata resa nota la nazionalità.
Ora sono tutte rinchiuse in un tetro carcere dell'India, in precarie condizioni igienico-sanitarie, con l'accusa di «ingresso in India da irregolari». Sarebbe bastato pagare al confine una semplice tassa, equivalente a circa 40 euro, per non vivere questa esperienza surreale. Ma nessuno ne era a conoscenza: una leggerezza pagata a un prezzo molto caro.
Il giovane è un esperto di viaggi nei Paesi orientali. Ne ha visitati addirittura 14, fermandosi per lunghi periodi, svolgendo lavori che gli procuravano vitto, alloggio e anche qualche spicciolo. Ma a Federico bastava poco per vivere in quei luoghi che lo avevano tanto affascinato, probabilmente dopo aver frequentato in Italia un dojo di Qwan ki do, l'arte marziale cino-vietnamita che l'aveva fatto sognare di raggiungere prima o poi Vietnam, Cambogia, Nepal, Tibet, India e tante altre nazioni di quel continente.
Dopo i 20 anni cominciò a concretizzare i suoi sogni, scegliendo di vivere da persona libera e lavorando come imbianchino, contadino o cuoco. «Ha fatto persino il babysitter, una volta in Cambogia - ricorda mamma Silvana -. Federico si adattava a tutto e, prima di partire, sapeva già cosa sarebbe andato a fare, perché contattava via internet persone del luogo». Quando era in Asia, alternava il lavoro a lunghe escursioni.
Ma l'ultima avventura ha avuto un fuoriprogramma spiacevole. Federico non sapeva che, attraversando quel ponte di collegamento fra il Nepal e l'India, si sarebbe poi trovato nel distretto di Maharajganj, dove ci sono leggi severe sugli irregolari. Lo aveva fatto su consiglio di un amico nepalese, che gli aveva suggerito in buona fede di andare ad imbarcarsi in India, seguendo quel percorso. Attraversato il ponte, dopo una manciata di minuti percorsi a piedi, in agguato c'erano le autorità di polizia indiane. Lui e le persone che lo accompagnavano, non avendo il permesso per transitare, sono state arrestate e da allora non sono più uscite dal carcere, nemmeno dietro la proposta di pagamento di una cauzione.
«Federico aveva con sé i soldi per pagarla - dice il padre Guido Negri -. Non abbiamo però ben chiaro cosa sia realmente accaduto e, soprattutto, quali siano le condizioni di salute di mio figlio ,perché le carceri indiane non sono certo alberghi».
Segue il caso l'avvocato Claudio Falleti, di Alessandria. «Mi sto coordinando con un collega di lingua indi e seguiamo l'evoluzione processuale che evidenzia la sua presenza non autorizzata sul territorio indiano, con il rischio di una condanna dai 2 agli 8 anni di carcere - racconta il legale -. Il fermo è avvenuto il 5 luglio e nel frattempo ci sono state tre udienze.
La prima il 16 luglio, la seconda il 2 agosto nella quale confidavamo nel rilascio a seguito del pagamento della cauzione, l'ultima tre giorni fa che ha purtroppo confermato lo stato d'arresto. Il ministero degli Esteri è debitamente informato ed è aggiornato sulla vicenda, ma chiediamo maggior sostegno per aiutare Federico a rientrare a casa». La notizia è trapelata oltre un mese dopo l'arresto. «Questo perché inizialmente speravamo in una soluzione favorevole in tempi brevi - prosegue l'avvocato Falleti -. L'obiettivo era appunto di fissare una cauzione, ecco perché in accordo con la famiglia avevamo ritenuto non necessario dare eco alla vicenda.
Ma, nonostante i presupposti che parevano decisamente buoni, il giudice l'ha trattenuto in cella. Dopo l'ultima udienza, le speranze di scarcerazione sono per il momento finite e quindi abbiamo reso pubblico il caso, sollecitando maggiormente la Farnesina. Va sottolineato che Federico Negri è incensurato e non si è mai macchiato di alcun reato: in Italia e all'estero ha sempre lavorato onestamente, non ci sono i presupposti per un trattamento del genere».