qassem soleimani donald trump michele serra federico rampini

DITE A MICHELE SERRA, SECONDO CUI TRUMP È UN ASSASSINO, DI SFOGLIARE IL SUO GIORNALE! QUALCHE PAGINA PRIMA DELL’AMACA INDIGNATA CONTRO IL PUZZONE C’È RAMPINI CHE SPIEGA PERCHÉ DONALD HA FATTO FUORI SOLEIMANI, CHE NON ERA UN SINCERO DEMOCRATICO, MA STAVA PREPARANDO ATTACCHI CONTRO DIPLOMATICI E MILITARI AMERICANI – GLI ATTACCHI CONTRO LE PETROLIERE, L’ABBATTIMENTO DEL DRONE: DA MESI L’IRAN SCHERZA CON IL FUOCO…– VIDEO

 

 

 

1 – COME IL CAPO DI UNA GANG

Michele Serra per “la Repubblica”

 

quello che resta di Soleimani

L' assassinio politico viene esaltato, tradizionalmente, dai sovversivi, dai rivoluzionari, dai regicidi anarchici, dalle frange marginali e disperate che considerano di non avere altro mezzo, per esistere, se non la violenza; e per questo la sbandierano. Anche il Potere, anche gli Stati ne commettono, di delitti politici. Comprese le democrazie.

Soleimani

 

Ma non li rivendicano; oppure, se decidono di farlo, lo fanno con gravità, quasi con solennità, con la coscienza che si sta parlando di una soluzione estrema, si sta parlando di sangue e di morte. Utile rivedere e riascoltare, soprattutto in queste ore, come caso di scuola, la dichiarazione di Obama dopo l' uccisione di Bin Laden, che pure era uno dei capi indiscussi del terrorismo islamista, responsabile di decine di migliaia di morti in tutto il mondo.

MICHELE SERRA SULL'AMACA

 

Caso ben diverso (ben più giustificabile, diciamo) da quello di Soleimani, esponente di primissimo piano di un Paese importante come l' Iran. Trump è il primo boss di una democrazia occidentale che rivendica l' assassinio di un nemico politico (e non è la prima volta, accadde anche con Al Baghdadi) con gongolante spensieratezza, come se fosse una vittoria sportiva da rinfacciare alla tifoseria nemica. Gli sciocchi (pochi, per fortuna) che da questa parte dell' Oceano gli si accodano, non si rendono conto che se la democrazia ragiona e parla come il capo di una gang, significa che la Storia sta compiendo un vero e proprio cambio di passo. Le persone serie lo capiscono, se ne preoccupano, vivono momenti di angoscia. Gli sciocchi festeggiano insieme a Trump

l'auto distrutta di Soleimani

 

2 – LA SFIDA LETALE DELLA CASA BIANCA

Federico Rampini per “la Repubblica”

 

FEDERICO RAMPINI DONALD TRUMP

«È la mossa più rischiosa compiuta dall' America in Medio Oriente dopo l' invasione dell' Iraq nel 2003». Così il New York Times giudica l' uccisione del generale Qassem Soleimani, il capo militare iraniano eliminato su ordine di Donald Trump. La reazione da Teheran è così minacciosa che lo stesso Trump sembra in cerca di giustificazioni, o di un' improbabile distensione. Dice che la sua decisione era necessaria, perché «Soleimani preparava attacchi imminenti e sinistri contro diplomatici e militari americani». Questa motivazione ufficiale è la risposta alle accuse dell' opposizione democratica americana. Trump aggiunge: «Ho deciso quest' azione per fermare una guerra, non per cominciarla». Ma davvero la Casa Bianca è sorpresa dalla reazione dell' Iran, di cui ha eliminato uno dei massimi capi militari?

trump soleimani

 

il tweet di donald trump dopo l'raid usa a baghdad

Ora Washington teme una vendetta durissima: il Dipartimento di Stato esorta gli americani a lasciare l' Iraq, cioè uno Stato alleato, dove l' America ha investito migliaia di vite umane e risorse economiche ingenti. L' eliminazione di un singolo nemico, per quanto importante, può valere la perdita d' influenza in Iraq?

 

Il fattore Golfo

Per spiegare quel che ha condotto all' eliminazione di un combattente di quel livello, mentre si trovava sul territorio iracheno "invitato come consulente" dal governo di Bagdad, bisogna ricostruire le ultime puntate di un crescendo di tensione.

 

trump soleimaniraid usa a baghdad 1

Gli attacchi iraniani contro navi petroliere di diverse nazionalità, nel Golfo Persico: una sfida diretta al ruolo degli Stati Uniti come garanti della libertà di navigazione in quella parte del mondo (anche se il petrolio che vi transita non viene più importato dagli americani, ormai autosufficienti, è tuttavia vitale per alleati come Europa India e Giappone, o rivali come la Cina).

 

qassem soleimani

La distruzione di un drone Usa da parte degli iraniani. Il micidiale attacco, sempre ad opera di droni iraniani, che mise fuori uso importanti impianti petroliferi dell' Arabia saudita: un colpo tremendo ad un alleato strategico di Washington, non tanto per il danno economico ma per l' enorme caduta di credibilità militare di Riad. Da ultimo, l' uccisione di un cittadino americano in Iraq e l' assalto-assedio all' ambasciata Usa a Bagdad, attribuiti a fazioni filo-iraniane manovrate dagli ayatollah e forse dal generale Soleimani.

 

l'uccisione di Soleimani

Da mesi l' Iran stava sfidando l' America, colpo su colpo ne logorava la credibilità in tutto il Medio Oriente. Questa sfida risponde a uno scenario di deterioramento programmato delle relazioni: fu Trump a stracciare l' accordo voluto dal suo predecessore Barack Obama, che aveva offerto la fine dell' embargo all' Iran in cambio di un congelamento del piano nucleare. Quell' accordo secondo Trump era un grave errore.

 

proteste in iran contro gli usa 2raid usa a baghdad 2

Allineandosi con le preoccupazioni di Israele e dell' Arabia saudita, i suoi due "mentori" in Medio Oriente, Trump ha optato per la linea del regime change: la teocrazia sciita di Teheran va rovesciata, a meno che si ravveda completamente dai suoi crimini e rinunci alle sue ambizioni egemoniche in alcune aree limitrofe (Libano, Siria, Yemen). Indurendo le sanzioni Trump sperava di indebolire Khamenei e i falchi iraniani; forse ha ottenuto l' effetto opposto di indebolire i moderati del regime come il presidente Rohani. L' economia iraniana si avvita in una crisi grave, la popolazione si rivolta contro il regime; quest' ultimo non esita a rispondere con una repressione sempre più sanguinosa (centinaia di morti).

qassem soleimani

 

Il crescendo

 

L' una e l' altra parte sembrano avviate verso un crescendo quasi ineluttabile, rafforzato da due narrazioni contrapposte, bellicose e belliciste. Washington è convinta che il regime iraniano cerchi la guerra per distrarre dal suo malgoverno e dalle sue difficoltà interne; affrontare il Grande Nemico americano giustifica leggi marziali e zero tolleranza contro le proteste. Teheran ribatte descrivendo un Trump che vuole la guerra per sfuggire all' impeachment o risollevare le sue chance elettorali.

 

proteste in iran contro gli usa

Sul fronte interno americano, colpisce la divisione. Questa non è un' America che si compatta di fronte a un conflitto internazionale. Dalla presidente della Camera Nancy Pelosi in giù, i dirigenti del partito democratico criticano o condannano Trump; c' è chi paventa l' illegalità dell' esecuzione di Soleimani, e chi denuncia l' esautorazione del Congresso. E' lontana l' unità nazionale che dopo l' 11 settembre consentì a George W. Bush di trascinare il paese nell' invasione dell' Iraq. Un' altra divisione interna indebolisce gli Stati Uniti: quella fra la Casa Bianca e il Pentagono. I militari non vogliono affatto ritirarsi dal Medio Oriente, costringono questo presidente a uno stop-and-go, prima si ritira dalla Siria poi manda nuove truppe in Arabia saudita. Più che guerrafondaia quest' America sembra indecisa a tutto, e così facendo incoraggia ogni sorta di avventure. E ancora una volta, come ai tempi di Jimmy Carter quarant' anni fa, la sorte di una presidenza americana può dipendere dal comportamento dell' Iran.

una delle auto del convoglio di qassem soleimani 1qassem soleimani 6qassem soleimani 3gli iracheni festeggiano per l'uccisione di soleimaniqassem soleimaniali khamenei muqtada al sadr e qassem soleimaniali khamenei bacia qassem soleimanigli iracheni festeggiano per l'uccisione di soleimani 1mohammed redaali khamenei con qassem soleimaniqassem soleimaniil tweet di pompeo dopo il raid americano a baghdad qassem soleimani 1proteste in iran contro l'uccisione di soleimaniuna delle auto del convoglio di qassem soleimani

Ultimi Dagoreport

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…