"L’ULTIMA VOLTA CHE L’ABBIAMO VISTO CI HA DETTO: SONO TESO, VADO A FARE UN GIRO AL BAR. POI ABBIAMO SCOPERTO CHE IL BAR ERA CHIUSO" – IL DOLORE DI LUISA CESARON, MADRE DI RICCARDO FAGGIN, MORTO A 26 ANNI IN UN INCIDENTE MISTERIOSO IL GIORNO PRIMA DELLA SUA DISCUSSIONE DI LAUREA ALL’UNIVERSITÀ DI PADOVA (IN REALTÀ ERA INDIETRO CON GLI STUDI E NON DOVEVA LAUREARSI) – LA SOLITUDINE DEL RAGAZZO RACCONTATA DALLA MAMMA: "SI È TROVATO SOLO E NON AVEVA NESSUNO CON CUI PARLARE, NON ERA RIUSCITO A STRINGERE LEGAMI FORTI..."
Estratto dell’articolo di Enrico Ferro per www.repubblica.it
«Gli chiedevamo notizie. Gli dicevamo: muoviti. Gli ricordavamo che se non aveva niente da fare sarebbe dovuto andare a lavorare. Sono cose che tutti i genitori dicono. Ci sembrava la normalità. E invece proviamo ora un grande senso di colpa, perché non siamo riusciti a capire nostro figlio».
Luisa Cesaron, 54 anni, è la mamma di Riccardo Faggin, il ventiseienne di Abano Terme (Padova) morto in un incidente stradale alla vigilia della laurea, inesistente, in Scienze infermieristiche. Con il dramma è emerso il mondo parallelo che si era costruito questo giovane studente in crisi. Aveva passato solo una manciata di esami, ma aveva raccontato a casa di essere giunto alla fine del percorso. E la famiglia aveva prenotato il ristorante, organizzato il viaggio-regalo, appeso i fiocchi rossi alla ringhiera del cortile.
Signora, lei parla di senso di colpa. Ma, in fin dei conti, tutti i genitori provano a spronare i figli.
«Semplicemente lo vedevamo un po’ fermo. Lo riprendevamo perché si muovesse con questa benedetta laurea. Forse, però, l’abbiamo aggredito troppo».
Oltre al lutto, anche la scoperta dell’inganno. Come state reagendo?
«Vorrei lanciare un appello ai giovani: se avete qualche problema, confrontatevi con i genitori. Per qualsiasi cosa, per una piccola bugia, parlatene. Tirate fuori ciò che avete dentro, altrimenti si creano muri impossibili da scavalcare. Ma vorrei lanciare anche un appello ai genitori».
Certo, lo faccia pure.
«Se i figli vi raccontano qualche bugia, non dico di perdonarli subito ma di provare a comprenderli. E di cercare di captare segnali, anche dalle piccole cose. Adesso penso e ripenso a qualche particolare, a cui non davamo peso. Ci sembrava che Riccardo avesse soltanto qualche giornata strana, magari solo le scatole girate. Invece aveva indossato una maschera. E noi non ce ne siamo mai accorti». [...]
C’erano stati molti scontri tra voi in questo ultimo periodo?
«Ci eravamo accorti che non si dava da fare ma adesso, di fronte a questo baratro, mi chiedo: quanto ha sofferto mio figlio? Lui non voleva deludere noi. Se solo ce lo avesse detto, avremmo provato ad aiutarlo. Non l’avremmo punito. Forse avremmo litigato, ma poi saremmo andati avanti dandogli una pacca sulla spalla».
Secondo lei come si era infilato in questo tunnel senza uscita?
«Riccardo si è trovato solo e non aveva nessuno con cui parlare. Se avesse avuto amicizie più salde, forse avrebbe trovato qualcuno con cui confidarsi».
Come mai era rimasto solo?
«Quando finiscono le superiori capita che gli amici si perdano. All’università non era riuscito a stringere legami forti. Poi è arrivata la pandemia, ed è rimasto sempre in casa con noi. Ultimamente mi sembrava che si stesse riprendendo, andava anche a giocare a tennis» [...]
L’ultima volta che l’avete visto cosa vi ha detto?
«Ci ha detto: sono teso, vado a fare un giro al bar. Poi abbiamo scoperto che il bar era chiuso. Non sappiamo chi abbia visto, con chi sia stato. Stanno indagando». [...]
incidente riccardo faggin 4Riccardo Faggin e il padre Stefanoincidente riccardo faggin 1Stefano Faggin