nichi vendola

"SIAMO DAVANTI A UN ECO-MOSTRO DELLA GIUSTIZIA" - DOPO LA CONDANNA A TRE ANNI E MEZZO PER IL DISASTRO AMBIENTALE DELL'ILVA, NICHI VENDOLA SCAPOCCIA: "LA MIA CONCUSSIONE, SICCOME NON È PROVATA, VIENE DEFINITA "IMPLICITA". IL MIO CONCUSSO NEGA DI ESSERE MAI STATO MINACCIATO ED È ALLORA UN FAVOREGGIATORE. IO COME BERLUSCONI? NO, IO MI SONO DIFESO NEL PROCESSO. NON HO INSULTATO I GIUDICI E HO RINUNCIATO A DIFENDERMI NEI TALK O SUI GIORNALI - LA PAROLA 'SEMPLIFICAZIONE' E' UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE, UN MODO PER LIBERARSI DA QUEI VINCOLI NECESSARI CHE TUTELANO LA VITA, I DIRITTI, L'AMBIENTE"

vendola

Riccardo Barenghi per "la Stampa"

 

Presidente della regione Puglia per dieci anni nonché fondatore e leader di Sel, Sinistra Ecologia e Libertà. Un partito che come dice il suo nome aveva fatto dell' ambiente una delle sue bandiere. E ora si ritrova condannato a tre anni e mezzo per concussione nel disastro ambientale dell' Ilva di Taranto quando era proprietà dei Riva. Da diversi anni Vendola ha lasciato tutti i suoi incarichi politici e si è difeso in tribunale rinunciando anche alla prescrizione per quanto fosse sicuro della sua innocenza.

NICOLA RIVA

 

Invece, Vendola, i giudici lo hanno considerato colpevole: la sua reazione?

«Sono indignato perché siamo dinanzi ad uno scempio, un vero eco-mostro della giustizia penale. La mia concussione, siccome non è in alcun modo provata, viene definita "implicita". Il mio concusso nega di essere mai stato minacciato ed è allora un favoreggiatore. La prova che poi lui, il direttore dell' Arpa, abbia ammorbidito la sua condotta con il siderurgico? Non c' è, c'è invece la prova del contrario. Ed è un dolore grandissimo perché per me era un fatto importante che la giustizia chiedesse conto ad un colosso del capitalismo italiano dei costi umani e ambientali pagati da un'intera città a quel "padrone del vapore"».

 

nicki vendola

Una reazione comprensibile che tuttavia ricorda quelle degli altri esponenti politici finiti nel mirino dei giudici: a cominciare da Berlusconi...

«Non direi proprio. Io non mi sono difeso dal processo, mi sono difeso nel processo. Non ho insultato i giudici o urlato contro di loro in un video. Ho rinunciato a difendermi nei talk o sui giornali per rispetto del processo. Ma ora basta. Ora non è più il tempo del silenzio; dico a tutti coloro che si occupano di giustizia: leggete le carte processuali, ascoltate su Radio Radicale (benemerita) la registrazione del dibattimento e ditemi voi in quale baratro sia finita la giustizia in Italia!».

 

FABIO RIVA

Però ci sono intercettazioni che secondo i giudici non hanno giocato a suo favore, in particolare quella in cui si complimenta ridendo con Archinnà, responsabile delle relazioni esterne dell' Ilva, per lo «scatto felino» con cui aveva strappato il microfono a un giornalista che faceva domande scomode a uno dei fratelli Riva.

«In verità di quella intercettazione non mi è stato mai chiesto nulla. Solo per pignoleria vorrei ricordare che il contesto di quella telefonata era da parte mia la richiesta duplice di ritirare 704 licenziamenti e di pagare loro le centraline per i monitoraggi, e da parte dei Riva era rappresentare che i limiti alle emissioni non erano immediatamente in vigore (tema su cui il Tar ha dato ragione ai Riva)».

 

ilva 1

La questione dell'Ilva ci racconta di una tragedia umana: centinaia, forse migliaia di persone morte a cause delle emissioni letali di quella fabbrica. In queste ultime settimane i morti sul lavoro sono tornati sulle prime pagine dei giornali, a cominciare dalla tragedia di Luana D'Orazio stritolata da un orditoio: come mai non si riesce ancora a fermare questa strage che da anni conta 3 morti al giorno?

«Taranto è un polo industriale ciclopico, non solo ospita l'acciaieria più grande d' Europa ma anche impianti di raffinazione del petrolio, cementerie, l'arsenale militare. Ne ha pagato prezzi altissimi, continua a pagarli, tanto più in un' epoca in cui il lavoro e la vita sono variabili dipendenti del primato del profitto».

 

FABIO E NICOLA RIVA

Cosa pensa del codice degli appalti: semplificare le procedure è giusto o comporta rischi troppo grandi per la vita dei lavoratori?

«A volte ho l'impressione che la parole semplificazione sia uno specchietto per le allodole, un modo per liberarsi da quei vincoli necessari che tutelano la vita, i diritti, l' ambiente».

 

E, allargando il discorso, pensa che il governo Draghi sia la giusta risposta alla pandemia e alla crisi economica e sociale che ha messo l' Italia in ginocchio. O era meglio Conte?

ilva lavoratori 2

«Guardi, oggi ho il cuore troppo appesantito per risponderle. Spero solo che dalla pandemia si possa uscire con un piano radicale di giustizia sociale, di giustizia ambientale e di rilancio del Welfare. Ma non mi pare di vedere molti segnali in questa direzione».

Ultimi Dagoreport

giorgia arianna meloni massimiliano romeo matteo salvini

RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA FACCIA HA RITIRATO DALLA CORSA PER LA SEGRETERIA DELLA LEGA IN LOMBARDIA IL SUO CANDIDATO LUCA TOCCALINI. E ORA IN LIZZA C’È SOLO MASSIMILIANO ROMEO, UNA VOLTA SUO FEDELISSIMO - UNA MOSSA SOSPINTA SOPRATTUTTO DALL’ASSOLUTO BISOGNO DI SALVINI DI AVERE PIÙ UNITI CHE MAI I CAPOCCIONI DELLA LEGA: PER IL 20 DICEMBRE È ATTESA LA SENTENZA PER IL PROCESSO OPEN ARMS - IL CAPITONE SPERA IN UNA SENTENZA DI CONDANNA: DIVENTARE "MARTIRE DELLA GIUSTIZIA" SUL TEMA DELLA MIGRAZIONE POTREBBE TRASFORMARSI IN UNA MEDAGLIA SUL PETTO PER RISALIRE NEL CUORE DEI LEGHISTI SEMPRE PIÙ DELUSI - DOPO LE SCONFITTE ALLE POLITICHE E ALLE REGIONALI, CON LA LEGGE SULL’AUTONOMIA FATTA A PEZZI, ORA LE SORELLE MELONI VOGLIONO SALIRE ANCHE SUI TRENI, DOVE SALVINI, COME MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, VUOL FARLA DA PADRONE. IL BORDELLO CONTINUA: FINO A QUANDO?

tony effe

DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA ANDATE A FANCULO! MENTRE PAPA BERGOGLIO ACCOGLIE SANTI E PUTTANE, TRANS E GAY, LA SINISTRA ITALIANA PROVA A IMPORRE QUESTA OSSESSIONE AMERICANA PER IL POLITICAMENTE CORRETTO CHE SI ILLUDE DI RIDURRE IL TASSO DI INTOLLERANZA UTILIZZANDO UN LINGUAGGIO APPROPRIATO. TUTTO INUTILE. PERCHÉ IL RIDICOLO È PIÙ FORTE DEL PERICOLO. DIRE OMOSESSUALE ANZICHÉ GAY NON PROTEGGE GLI OMOSESSUALI DALLA VIOLENZA DI STRADA. COSÌ COME CACCIARE DAL PALCO DEL CONCERTONE DELL’ULTIMO ANNO IL RAPPER TONY EFFE PER AVER SCRITTO BRANI CHE "VEICOLANO MESSAGGI OFFENSIVI VERSO LE DONNE E NORMALIZZANO ATTEGGIAMENTI VIOLENTI" NON CAMBIA LA VITA SOCIALE E I RAPPORTI INTERPERSONALI. MASSÌ, IN PRINCIPIO ERA IL VERBO. MA ALLA FINE C'È LA BUGIA, IL TERRORE DI ESPRIMERE LIBERAMENTE QUELLO CHE SI PENSA, DETTO ALTRIMENTI FASCISMO”

mario calabresi - elly schlein - matteo renzi - carlo calenda - ernesto maria ruffini

DAGOREPORT – CERCASI DISPERATAMENTE UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE, DI ISPIRAZIONE CATTOLICA E MODERATA, CHE INSIEME AL PD POSSA CONTRAPPORSI ALLE ELEZIONI POLITICHE DEL 2027 ALLA DESTRA AUTORITARIA DEL GOVERNO DI MELONI (SALVINI E TAJANI NON CONTANO PIU' UN CAZZO) - MENTRE PROCEDE L'EUTANASIA DEL TERZO POLO, OSTAGGIO DI RENZI E CALENDA, SI E' AUTOCANDIDATO IL CATTOLICO ERNESTO MARIA RUFFINI, MA NON LO VUOLE NESSUNO (ANCHE PRODI DUBITA DEL SUO APPEL MEDIATICO) - RISULTATO? SI È DIMESSO NON SOLO DAL FISCO MA ANCHE DA CANDIDATO - RUFFINI O NO, UNA “COSA" DI CENTRO DOVRÀ NASCERE A FIANCO DEL PD. L'EVANESCENZA DEI CATTO-RIFORMISTI DEM E' TOTALE. IL VATICANO E L'AZIONISMO CATTOLICO NON SI RICONOSCONO NEI VALORI ARCOBALENO DELLA MULTIGENDER ELLY SCHLEIN – RUMORS DALLA MILANO CIVICA: CIRCOLA IL NOME DI MARIO CALABRESI COME CANDIDATO SINDACO PER IL DOPO SALA…

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – MENTRE LA CRISI GLOBALE DELL'AUTOMOTIVE RISCHIA DI BRUCIARE L'1% DEL PIL ITALIANO, GIORGIA MELONI E JOHN ELKANN SONO IMPEGNATI A FARSI LA GUERRA - LA DUCETTA DIFFIDA (EUFEMISNO) DI YAKI NON SOLO PERCHE' EDITORE DI "REPUBBLICA" E "LA STAMPA" NONCHE' AMICO DI ELLY SCHLEIN (GRAZIE ALLA DI LUI SORELLA GINEVRA), MA ANCHE PERCHÉ E' CONVINTA CHE FRIGNI SOLTANTO PER TORNACONTO PERSONALE - DI CONTRO, IL RAMPOLLO AGNELLI FA PRESENTE A PALAZZO CHIGI CHE LA QUESTIONE NON RIGUARDA SOLO STELLANTIS MA L'INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN TUTTO L'OCCIDENTE - E LA CINA GODE GRAZIE AL SUICIDIO EUROPEO SUL GREEN DEAL...