BENTORNATA PIOGGIA! - DOPO PIÙ DI 100 GIORNI SENZA PRECIPITAZIONI, SONO IN ARRIVO ALMENO CINQUE GIORNI DI PIOGGIA CHE SI ABBATTERA' SULLA MAGGIOR PARTE DEL PAESE - IL METEOROLOGO LUCA MERCALLI: "SARÀ IMPORTANTE PER L'AGRICOLTURA, PER RENDERE UMIDO IL PRIMO STRATO SUPERFICIALE PER LA SEMINA, MA PROBABILMENTE NON È ANCORA QUESTA LA PIOGGIA CHE DARÀ PORTATA AI FIUMI" - RISCHIAMO DI TROVARCI DA CAPO A DODICI UNA VOLTA CHE RICOMINCERÀ IL PERIODO DI…
Elisabetta Fagnola per “La Stampa”
Forse non basteranno, al momento, per dar fiato ai corsi d'acqua in un Nord Italia che, secondo l'Arpa, non vedeva un inverno così mite e secco da trent' anni. Ma potranno «salvare campi e tavole» sostiene Coldiretti, le semine primaverili di mais, soia e girasole, appena avviate.
Il calendario ieri segnava 110 giorni senza precipitazioni rilevanti nell'Italia del Nord, ma anche una buona notizia: l'arrivo delle piogge che, secondo le previsoni meteo, scandiranno almeno cinque giorni a partire da domani tra il Centro Nord del Paese fino a Campania, Basilicata, Puglia. E poi, la neve prima sulle cime più alte delle Alpi, anche trenta, quaranta centimetri, poi con l'abbassarsi delle temperature anche sotto i mille metri.
«Vediamo quanta pioggia cade, poi faremo le valutazioni, inizialmente sarà debole, più abbondante da venerdì, anche con una discreta neve - spiega Luca Mercalli, climatologo e meteorologo -, sarà importante per l'agricoltura, per rendere umido il primo strato superficiale per la semina, ma probabilmente non è ancora questa la pioggia che darà portata ai fiumi, non ce la farà ancora a fare riserva». Ma è il primo episodio che apre la strada alle settimane successive: «Aprile e maggio nel Nord Ovest sono i mesi più piovosi - spiega Mercalli -, abbiamo due mesi di buone speranze».
Perché è soprattutto qui, tra il Piemonte e la Lombardia, dalle Alpi lungo il bacino del Po, verso l'Emilia Romagna, le Marche, la Toscana, che l'assenza di piogge ha prosciugato le riserve, spaccato i campi, messo in difficoltà l'idroelettrico con un livello di riempimento degli invasi che, ha comunicato Terna che gestisce la rete di trasmissione nazionale, sfiora i valori minimi registrati negli ultimi 50 anni, con un calo di produzione di energia del 51% a febbraio.
Il report dell'Osservatorio siccità dell'Anbi, l'associazione che riunisce i consorzi di bonifica e irrigazione, diffuso in questi giorni non lascia molto spazio all'immaginazione: «Sull'Italia settentrionale, tra settembre 2021 e marzo 2022 le piogge sono calate dal 50% al 90% con un deficit tra i 200 e i 400 millimetri, l'aumento medio delle temperature varia tra il grado e mezzo e i 5 gradi con gravi ripercussioni sugli andamenti colturali e gli ecosistemi». Nel Lazio, il livello del lago di Bracciano è inferiore di 26 centimetri rispetto allo scorso anno.
Eccolo, il cambiamento climatico: in Piemonte 90% in meno di piogge, la portata del Po più che dimezzata, in Lombardia l'Adda e il Ticino al 25% della media. Nel Sud Italia invece la disponibilità d'acqua resiste in Sicilia, aumenta in Basilicata e in Puglia: «Perché? Il Mezzogiorno ha più dighe, ci sono infrastrutture che possono contenere l'acqua, mentre al Nord acqua ce n'è sempre stata e nessuno si era mai preoccupato, l'Italia si è capovolta e il cambiamento climatico ci presenta il conto» commenta Massimo Gargano, direttore generale dell'Anbi.
Parla di «crisi di un sistema idraulico inadeguato», ricorda che «spendiamo mediamente ogni anno 7 miliardi di euro per riparare i danni causati dall'eccesso di acqua e un miliardo l'anno per indennizzare i danni all'agricoltura provocati dalla siccità, avremo d'ora in poi sei mesi senz' acqua, e sei mesi di super piogge e oggi ne raccogliamo l'11 per cento, dobbiamo arrivare al 50».
La proposta di Anbi, già inoltrata ai ministeri competenti, è la costruzione di 2 mila piccoli e medi invasi, laghetti a basso impatto per la raccolta: «Sarebbero utili anche per la produzione di energia pulita, coltiverebbero la biodiversità, aiuterebbero il ricarico delle falde - spiega Gargano -. Siamo in un Paese con un modello di sviluppo troppo incentrato sul cemento, ogni giorno vengono consumati dall'urbanizzazione 16 ettari di terreno, e quando l'acqua incontra l'asfalto fa danni, oppure se ne va. È un atteggiamento da cicale che non possiamo più permetterci».
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