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LA SCUOLA E' NEL CAOS - DOPO LA RIAPERTURA, IL 40% DELLE FAMIGLIE HA DECISO DI TENERE A CASA I RAGAZZI, MENTRE IN MEDIA TRE O QUATTRO CLASSI PER ISTITUTO SONO IN DAD - A CREARE ULTERIORE SCOMPIGLIO ARRIVA UN FANTOMATICO "CERTIFICATO DI IDONEITA' ALLA DAD" CHE LE FAMIGLIE CHIEDONO AI MEDICI PER NON MANDARE I FIGLI A SCUOLA - I PRESIDI: "NON ESISTE UNA BIZZARRIA DEL GENERE" - FLOP DEI TAMPONI: SI REGISTRA IL PICCO DEI FALSI NEGATIVI...

1 - CACCIA AI CERTIFICATI FASULLI PER TENERE I BIMBI A CASA: PRESSING SUI MEDICI DI BASE

Francesco Pacifico per "il Messaggero"

 

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«Siamo tempestati di telefonate da parte di mamme e papà che adesso ci chiedono pure i certificati d'idoneità per far seguire la Didattica a distanza ai loro figli. Quando proviamo a spiegare che questo tipo di attestazione non esiste, e quindi non serve, non ci credono».

 

Questo il racconto di Alberto Chiriatti, medico di base a Ostia e vicepresidente del sindacato Fimmg.

 

Aggiunge al riguardo Teresa Rongai, pediatra e leader regionale di Fimp, l'associazione di categoria: «Ogni giorno riceviamo almeno una cinquantina di inutili telefonate, per non parlare dei messaggi Whatsapp, con le quali le famiglie ci dicono che, per far accedere i figli alla Dad, serve un nostro certificato: a parte che non è compito nostro e che questo atto non è neppure previsto, molti genitori ci spiegano che sono state le scuole a chiederli. Che ci sono pure, per carità. Ma personalmente temo che in molti casi sia un'iniziativa delle famiglie stesse, che poverine sono disorientate e non sanno più come gestire i figli positivi o entrati in contatto con qualcuno che si è ammalato».

 

scuola 1

La scuola è sempre più nel caos dopo la riapertura da lunedì scorso: il 40 per cento delle famiglie ha deciso di tenere a casa i ragazzi, mentre in media tre o quattro classi per istituto sono in Dad.

 

Ma a creare ulteriore scompiglio ecco il certificato di idoneità alla Didattica a distanza: in estrema sintesi, stando ai desiderata delle famiglie, è un atto che giustificherebbe la mancata presenza a scuola, anche dopo un contatto con compagni di classe o di giochi positivi.

 

«Ma non esiste una bizzarria del genere - spiega Mario Rusconi, presidente dell'Associazione presidi del Lazio - e non voglio credere che i miei colleghi la richiedano. È un'iniziativa di alcune famiglie, che vogliono tenere a casa i loro figli e non mandarli a scuola».

 

La normativa è chiara: in caso di tampone positivo del proprio figlio, basta mandare un'autocertificazione a scuola e avvertire l'Asl. Se invece parliamo di caso di contatto, con la stessa modalità, la famiglia può chiedere di tenerlo a casa. Ma ci devono essere le condizioni: cioè se i ragazzi non hanno concluso il ciclo vaccinale primario o sono guariti dal Covid da meno di 120 giorni. In caso contrario, o si va a scuola o si è assenti ingiustificati.

 

primo giorno di scuola 9

E qui scatta l'ingegno, anzi la furbizia, di alcuni genitori: un certificato medico che attesti che per motivi di salute (molto spesso adducendo un'ulteriore malattia o criticità) il loro figlio deve stare in Dad. «Chiariamoci - aggiunge Rongai - ci sono davvero alcuni presidi che pretendono questo fantomatico certificato.

 

Un inutile aggravio di lavoro per noi, già impegnati su tanti fronti, come le vaccinazioni». Secondo la presidente dei pediatri romani, «tutto nasce perché non funziona il sistema di tracciamento regionale: quando un ragazzo fa un tampone in farmacia o nei nostri studi, in caso di positività, lo si comunica alle Asl. Che però ci mettono giorni ad avvertire le scuole».

 

primo giorno di scuola 8

I DATI Intanto la Regione ha rilevato che a fronte di 94.568 tra molecolari e antigenici, ci sono 10.272 nuovi casi positivi (-1.755), dei quali 5.061 a Roma. Eppoi 34 decessi (+19, ma nel dato rientrano casi dei giorni precedenti), 1.620 ricoveri (-9), 204 terapie intensive (+2) e 4.207 i guariti. Per la prima volta da settimane cala il numero dei ricoverati.

 

2 - SCUOLA, FLOP DEI TAMPONI IL PICCO DEI FALSI NEGATIVI

Flaminia Savelli per "il Messaggero"

 

Falsi negativi o positivi asintomatici: due studenti su dieci lunedì mattina erano in classe, ma infetti. Al primo picco di certificati di malattia arrivati nelle segreterie durante la pausa natalizia, ora si sommano dunque anche gli ultimi ragazzi che solo martedì hanno scoperto di essere stati contagiati. Cioè gli alunni che, non sapendo di essere positivi al Covid, sono rientrati a scuola. Causando un effetto domino tra Dad, Didattica a distanza e Ddi, Didattica digitale integrata.

 

patrizio bianchi

Il risultato? Il 90% degli istituti ha dovuto adottare il sistema delle classi miste e, allo stesso tempo, monitorare la situazione dei focolai per attivare la didattica a distanza per l'intera sezione. Una giungla di nuove regole da gestire in base anche alla vaccinazione dei ragazzi.

 

Con i numeri che crescono di giorno in giorno: «Al momento nel 90% degli istituti ci sono classi miste con la Didattica digitale integrale o in Dad. Abbiamo dovuto affrontare due emergenze, la prima durante la pausa natalizia. La seconda al rientro, con lo screening degli alunni che solo parzialmente ha ridotto il rischio perché abbiamo registrato casi in cui i ragazzi il lunedì erano in classe, con il test negativo, e il martedì mattina si sono svegliati con la febbre alta e il Covid» spiega Cristina Costarelli di Assopresidi.

 

Rientro a scuola

Quindi c'è l'impennata dei contagi nelle scuole, calcolata in base alle nuove classi miste. Cioè: in una stessa classe i ragazzi positivi o con contatti diretti a casa, i compagni negativi in classe. Per esempio all'istituto Francesca Morvillo di Tor Bella Monaca, sono 56 su 54 le sezioni che hanno attivato la Ddi. All'Istituto comprensivo Poseidone su 54 sono 36 in didattica digitale e tre in Dad.

 

Sono proprio le sezioni dei più piccoli - elementari e medie - quelle dove si sta registrando il numero più alto di nuove infezioni. Questo perché la platea dei vaccinati è più bassa. Anche se: «Si tratta di scavallare fino alla prossima settimana, poi speriamo che il numero dei contagiati inizi a scendere. Nelle scuole superiori la media delle classi in didattica integrata è comunque alto, oltre la metà delle sezioni» sottolinea Costarelli. Come al liceo artistico Argan del Prenestino: 20 aule su 45 hanno attivato la Ddi, per un totale di 40 alunni che stanno studiando da casa.

 

Scuola

LE ANALISI INTELLIGENTI Quindi si procede con il sistema delle classi miste della Ddi. Con un altro dato rilevato dai presidi: «Per ogni alunno che rientra dalla quarantena o si negativizza, altri due risultano positivi. Il trend degli ultimi due giorni è questo. Per noi l'obiettivo è quello di assicurare ai ragazzi la continuità didattica. Anche se questo significa uno sforzo ulteriore per attivare le classi miste e quelle in Dad» conferma Valeria Sentili, vicepresidente di Assopresidi.

 

Green pass scuola 2

Mentre la Regione Lazio prosegue sul doppio binario per la fascia d'età degli under 18. Da una parte con la spinta e l'accelerata alla vaccinazione: domenica 16 gennaio è stato organizzato un altro Open day, dosi booster per la fascia 12-17 anni. Verranno somministrate le dosi di Pfizer.

 

Dall'altra, il potenziamento del tracciamento. Quindi dopo aver attivato i 27 drive in, dedicati solo al tracciamento degli studenti, ora ha dotato i medici di base dei tamponi intelligenti. Una misura necessaria per i medici della mutua che si sono ritrovati con le scorte dimezzate già dalla fine del mese di dicembre.

 

Vaccini

Sulla questione, dunque, è intervenuta la Pisana che ha garantito i nuovi test. Si tratta degli stessi già disponibili (dal 6 gennaio) nelle farmacie del Lazio: test di ultimissima generazione (Coi) in grado, attraverso una lettura in fluorescenza, di accertare il grado di carica virale.

 

E come confermato dalla stessa Regione Lazio: «Il ministero della Salute ha riconosciuto la validità dei test di ultima generazione (immunofluorescenza con lettura in microfluidica) che hanno mostrato risultati sovrapponibili ai tamponi molecolari specialmente se utilizzati entro la prima settimana di infezione».

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