IL DRAMMA DI PIETRO BARBINI - SFIGURATO CON L’ACIDO DA MARTINA LEVATO E ALEXANDER BOETTCHER, LO STUDENTE HA SUBITO 20 INTERVENTI E DEVE PORTARE PER UN ALTRO ANNO, 18 ORE AL GIORNO, UNA MASCHERA PROTETTIVA - ORA CI RIPROVA: “VOGLIO LAUREARMI”
Elisabetta Andreis per il “Corriere della Sera”
alexander boettcher in tribunale
L’ha detto e ripetuto. Più volte, in modo quasi ossessivo. Al Niguarda dov’è stato ricoverato due mesi e poi a casa, nel centro di Milano, in quella che era diventata la sua gabbia, oltre che il suo nido. Lo ripeteva per primo a se stesso, quasi a volersi arrendere e tenere lontani i disperati inviti della famiglia che lo spronava a non abbandonare la battaglia che è diventata la sua vita.
«Io non so se avrò il coraggio ancora di avere... il mio desiderio era stare in mezzo alla gente, avere il contatto col pubblico, fare un lavoro... nell’ambito della finanza, anche di immagine... ma forse è meglio che mi dedichi alla musica, la mia passione. E che faccia colui che mixa al buio».
l acido sequestrato a casa di alexander boettcher
Le parole dello studente Pietro Barbini, sfregiato dall’acido il 28 dicembre, fanno da incipit alle motivazioni con cui i giudici della nona sezione penale hanno condannato a 14 anni di carcere Martina Levato e l’amante di lei, Alexander Boettcher. La sostanza lanciata addosso a Pietro, scrive il collegio presieduto da Anna Introini, «nel giro di pochi istanti gli ha divorato i lineamenti del viso deformandolo per sempre, assieme a tutte le sue aspettative di vita».
le armi trovate a casa di alexander boettcheralexander boettcher
I dolori da acido sono tortura atroce, devastante. Le cure non sono da meno. Pietro ha subito venti interventi, ogni mattina si sveglia con quella «dannata» maschera protettiva e cicatrizzante che dovrà portare 18 ore al giorno per un altro anno almeno.
È stato per lunghissime settimane, mesi, senza incontrare nessuno fuori.
Neanche un amico. I referti richiamati dai giudici parlano di carriera compromessa «stante la sicura perdita di chance che il deturpamento del volto arrecherà». Le professioni in cui l’immagine gioca un ruolo e «tutte quelle che implicano rapporti diretti col pubblico gli saranno per sempre precluse». Eppure, Pietro risale la china. Ci prova, tenta, in parte ci è già riuscito. E il resto arriverà.
La prima uscita in pubblico, qualche tempo fa, con la mamma, in America. Per comprare un paio di pantaloni. In mezzo a sconosciuti. Tornato a Milano, ha riprovato a varcare la soglia di casa. Solo di notte però. In discoteca. Gli amici lo raggiungevano lì, in quell’ambiente inusuale per lui. Era l’unico in cui riuscisse a sentirsi uguale agli altri, non spiato e osservato. Era diventato quasi un animale notturno. Un pipistrello. Aveva capovolto i suoi ritmi, i suoi orari. Ma era vita, quella?
Martina Levato Alexander Boettcher
Pian piano — con coraggio e spirito da combattente — questo ragazzo alto e bello nonostante il naso ancora rovinato e il sorriso incerto per l’acido ha rimesso ordine tra i suoi sogni. Passata l’estate, stagione difficile «con tutta quella luce», riprenderà gli studi. Visto l’ingegno, sono la sua prima arma. «Riparto per gli Stati Uniti a fine agosto. Voglio dare l’ultimo esame. Voglio la mia laurea. Se riesco, me la prendo a dicembre», dice lui oggi. Con una grinta e una forza che soltanto i giovani — certi giovani — sanno trovare. Il suo però resta un dramma. Profondo, crudele.
«Lesioni gravissime» premeditate e dettate da «motivi futili e abietti», come aveva messo subito in evidenza il pm Marcello Musso, che l’8 gennaio aveva cambiato il capo di imputazione ottenendo una nuova ordinanza di custodia cautelare. Martina ed Alexander erano incensurati. Per i giudici «non hanno mai esternato pena o dolore» per quello che hanno fatto. E il loro gesto desta «profondo senso di ripugnanza in ogni persona di media moralità».
La condanna della giustizia è stata inesorabile e il 18 settembre, per i due e il presunto complice, comincia un nuovo processo, per altre tre aggressioni, e con l’accusa di associazione a delinquere. Ma l’altra condanna, quella che Martina ed Alexander hanno inflitto a Pietro, è stata per certi versi più pesante. Eppure, lui è fuori, può ricominciare. Ripartirà. Domani potremmo trovarlo dj. O forse, anche bravissimo professionista della finanza.