LUCCIOLE NON LANTERNE - È IL BISOGNO DI ACCOPPIARSI CHE SPINGE I MASCHI DELLE LUCCIOLE A FARE SFOGGIO DELLA BIOLUMINESCENZA E AD “ACCENDERSI” DURANTE L’ESTATE - UN GIOCO CHE DURA DA DUECENTO MILIONI DI ANNI MA CHE L’INQUINAMENTO RISCHIA DI CANCELLARE
Marco Belpoliti per “la Stampa”
Pier Paolo Pasolini avrebbe scambiato l' intera Montedison, la multinazionale chimica ed energetica italiana, per una sola lucciola. Nel 1975, quando il poeta scriveva sulla prima pagina del «Corriere della sera», le lucciole sembravano sparite a causa dell' inquinamento. Tre anni dopo, in una passeggiata nella campagna siciliana, Leonardo Sciascia ne scorge una dentro la crepa di un muro, come racconta nelle prime righe de «L'affaire Moro».
Le lucciole, sensibili ai mutamenti climatici e alla salubrità dell' aria, sono spesso citate da scrittori e poeti. La loro luce, la bioluminescenza, come si dice, affascina tutti, grandi e piccini, personaggi famosi e umili. Nelle sere d' estate, in mezzo ai prati o lungo i fossati e i corsi d' acqua, volano senza sosta le lucine minuscole che attraggono gli sguardi incantati degli umani. Sono i maschi che emettono senza pausa lampi per segnalare alle femmine la loro presenza. Siamo nella stagione della riproduzione e le femmine attendono al suolo, anche loro con la parte caudale dell' addome acceso o intermittente, a seconda della specie.
COLEOTTERI
Questi insetti, coleotteri, Lampiridi per la precisione (sono 200 specie nel mondo con 10 differenti generi e 23 in Italia con cinque generi), si ritiene abbiano cominciato a emettere questa luminosità circa 200 milioni di anni fa, per quanto noi abbiamo esempi fossili di lucciole soltanto di trenta milioni di anni fa.
Hanno selezionato questa prerogativa per due motivi: evitare di essere predate da altri insetti o animali, e creare un' attrazione sessuale, fondamentale per la riproduzione. La luce, che varia dal giallo al verde, ha durata e frequenze diverse a seconda delle specie, è un potente inibitore per i predatori.
L' aspetto riproduttivo è quello decisivo. Funziona così. La femmina della Lampyris noctiluca , la più diffusa in Italia, non alata (le lucciole rientrano nel dimorfismo sessuale) sta a terra, immobile. Ha scelto un luogo dove può essere individuata più facilmente dai potenziali maschi volanti; solleva l' addome ed emette luce continua.
Gli occhi dei maschi sono sensibili alla sua lunghezza d' onda, per via di una banda di pigmento giallo al loro interno, spiega Riccardo Groppali in «Lucciole». Riescono a individuare la femmina luminescente anche a 15 metri di distanza. Se nessun maschio la raggiunge, la femmina spegne la sua emissione dopo due ore, e ci riprova la sera successiva.
La femmina di Luciola Lusitanica attira i maschi rispondendo ai lampi che avvista, così da orientare, come una pista d' atterraggio dell' aeroporto, l' arrivo dei corteggiatori; la traiettoria di discesa segue forme circolari e a spirale.
TECNICA DA RAGNO
Ogni specie possiede un' emissione luminosa specifica, con diverse frequenze e lunghezze d' onda, questo per evitare accoppiamenti tra specie diverse: le lucciole non vogliono perder tempo.
La copula dura dai venti minuti a un' ora, e le femmine vogliono essere sicure di essere raggiunte dai maschi giusti; ogni maschio, a differenza di altri insetti, può accoppiarsi più volte, e se non riesce a raggiungere la femmina assume un comportamento femminile con la sua luce per rispondere ai segnali degli altri maschi in volo, li aiuta: un favore che poi gli verrà restituito.
Gli entomologi che le studiano usano dardeggiare con le loro pile; hanno scoperto, racconta Danilo Mainardi, che una lucciola, Photuris, usa la lingua luminosa di un' altra, Photinus. I maschi atterrano e finiscono divorati dalle femmine predatrici. In effetti, questo coleottero è carnivoro. Si ciba principalmente di lumache durante la fase larvale; non ci vede, ma le assale usando sensibili sensori, i palpi, posti davanti alla bocca: una tecnica da ragno. La cosa interessante è che il ciclo vitale - uovo, larva, pupa, insetto adulto - dura ben due anni, ed è un vero spettacolo di metamorfosi.
Tuttavia il vero miracolo è la bioluminescenza. Nel 1961 due biochimici della John Hopkins University hanno svelato il mistero di questa luce fredda (le nostre lampadine sono calde) che ha dei livelli di rendimento vicino al 100 per cento (le nostre lampadine arrivano al 4 per cento).
La luce è di origine chimica; deriva dalla ossidazione di una proteina, la luciferina, che si trova negli organi fotogeni della parte ventrale degli insetti. Grazie all' ossigeno la luciferina reagisce e mediante un enzima, la luciferasi, si trasforma in un' altra sostanza generando la luminosità. I due chimici americani riuscirono a sintetizzare la luciferina, ma non la luciferasi, e dimostrarono che i quanti di luce emanati erano esattamente uguali al numero di molecole di luciferina, spiega Vitus B. Dröscher in «Magia dei sensi nel mondo animale».
LUCE FREDDA
Forse sapere come funziona questa luce fredda smorza un poco l' incanto delle piccole luci nel buio della notte. Oppure no, perché, come sosteneva Primo Levi, esiste anche il fascino delle spiegazioni, non meno seduttivo dello spettacolo notturno tra i fili d' erba del prato o tra i rami di una siepe.
Del resto, come afferma Pin, il ragazzino protagonista del «Sentiero dei nidi di ragno» di Italo Calvino, viste da vicino le lucciole non sono proprio belle, bensì repellenti. Somigliano alle donne, dice, che lo attraggono e lo respingo a un tempo, lui che spia l' accoppiamento dei grandi nel campo partigiano, e ha una sorella che pratica l' attività di prostituta, una lucciola, come si dice ancor oggi. Un altro esempio del nostro inguaribile antropocentrismo: dagli animali al mondo umano, e viceversa.