E' DI UNA DONNA LO SCHELETRO RITROVATO SOTTO IL PAVIMENTO NEL SEMINTERRATO DELLA NUNZIATURA APOSTOLICA A ROMA. ORA SI DOVRA’ OTTENERE LA DATAZIONE E SOPRATTUTTO IL DNA DA CONFRONTARE CON QUELLO DI EMANUELA ORLANDI, MA ANCHE DI MIRELLA GREGORI - IL PAVIMENTO DELLO SCANTINATO DELLA GUARDIANIA È STATO RIFATTO PIÙ VOLTE, ANCHE NEGLI ANNI '80 CI SONO STATI LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE, E DUNQUE POTREBBE ESSERE POSSIBILE CHE IL CORPO DELLE RAGAZZE SIA STATO SEPOLTO LÌ SOTTO...
VILLA GIORGINA SEDE DELLA NUNZIATURA APOSTOLICA A ROMA
1 - SONO OSSA DI DONNA. QUEL PAVIMENTO POSATO NEGLI ANNI 80
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Appartiene a una donna lo scheletro ritrovato sotto il pavimento nel seminterrato della Nunziatura apostolica a Roma. È questa la convinzione del medico legale che ha svolto un primo esame su quelle ossa messe poi a disposizione della polizia scientifica. Adesso si va avanti per ottenere la datazione e soprattutto il Dna da confrontare con quello di Emanuela Orlandi, ma anche di Mirella Gregori.
Accanto allo scheletro ci sono infatti altri resti e ciò fa pensare che in realtà le persone sepolte sotto Villa Giorgina - dove si trova la sede diplomatica della Santa Sede in Italia - possano essere due. Secondo i primi accertamenti il pavimento è stato rifatto più volte, anche negli anni '80 ci sono stati lavori di ristrutturazione, e dunque potrebbe essere possibile che il corpo delle ragazze sia stato sepolto lì sotto.
Ma per comprendere che cosa sia davvero accaduto bisognerà attendere l'esito di tutti gli accertamenti e soprattutto le verifiche affidate dal procuratore aggiunto Francesco Caporale alla squadra mobile di Roma. E dunque per comprendere il mistero bisogna ripercorrere anche che cosa è successo nell'ultima settimana.
PAPA BERGOGLIO PIETRO ORLANDI E LA MADRE DI EMANUELA
L'ispettorato di pubblica sicurezza del Vaticano guidato da Luigi Carnevale viene allertato lunedì mattina. La gendarmeria chiede «collaborazione» perché alcuni operai chiamati a isolare il pavimento dello scantinato della guardiania della Nunziatura hanno trovato uno scheletro e alcune ossa. Sono intervenuti con il martello pneumatico e subito hanno notato i resti di un cadavere. Un primo esame dei reperti è stato affidato dalle stesse autorità ecclesiastiche al professor Giovanni Arcudi e poi si è deciso di chiedere l' intervento della polizia italiana. Quando la Scientifica arriva effettua la catalogazione di tutte le ossa, compreso il cranio con l' arcata dentale.
Ufficialmente viene escluso che ci fossero altri oggetti (indumenti o monili), però quando la notizia diventa pubblica il ritrovamento dei resti viene subito collegato alla sparizione di Emanuela Orlandi, come se potesse esserci un indizio che riporta alla sua vicenda. Le ossa vengono dunque trasferite nei laboratori e intanto gli investigatori guidati da Luigi Silipo avviano le verifiche sui lavori compiuti in quella villa costruita in via Po nel 1920, donata al Vaticano nel 1949 e dieci anni dopo, dunque nel 1959, diventata sede della Nunziatura.
Da allora nel palazzo sono stati effettuati diversi lavori. Il pavimento è stato cambiato anche negli anni '80 e dovranno essere rintracciate le ditte che hanno compiuto le varie ristrutturazioni anche per stabilire le modalità di intervento e dunque accertare chi possa aver sepolto uno o due corpi in quel luogo.
Le ossa si trovavano infatti appena sotto il pavimento e questo porta a escludere - almeno fino a che le analisi di laboratorio non dovessero smentire questa eventualità - che si tratti di resti molto datati. «Se così fosse - sottolineano gli investigatori - sarebbero state infatti ritrovate già in passato, visto che altri operai erano intervenuti con le stesse modalità, vale a dire un martello pneumatico per sostituire il pavimento».
Anche se non si trattasse di Emanuela Orlandi o di Mirella Gregori bisognerà stabilire a chi appartengono i resti e soprattutto quale sia la causa della morte. La Procura procede per omicidio e gli specialisti della Scientifica sono fiduciosi rispetto alla possibilità di poter ottenere un risultato attendibile attraverso l'esame dei reperti. Per quanto riguarda le comparazioni, non c'è a disposizione il Dna delle due ragazze, ma la verifica può essere effettuata grazie al codice genetico della mamma e dei fratelli delle due giovani. Un test che si svolgerà nei prossimi giorni, quando saranno state effettuate le analisi preliminari e soprattutto sarà stato estratto il Dna dal midollo delle ossa.
Ieri mattina Pietro Orlandi e la sua avvocatessa Laura Sgrò sono stati in Procura per chiedere di essere informati subito dell' esito degli esami. La legge impedisce che possano partecipare con un loro perito alle verifiche, almeno fino a che non dovesse esserci almeno un elemento che avvalori l'ipotesi che i resti sono di Emanuela.
«Ma la famiglia - chiarisce Sgrò - attende da 35 anni di conoscere la verità e dunque anche un minimo appiglio diventa fondamentale. Per questo vogliamo sapere come mai, appena ritrovate le ossa, sia stato fatto subito il collegamento con la vicenda. Come mai in Vaticano abbiano subito pensato che potesse essere proprio lei».
2 - LA MADRE: È TARDI, DOVEVANO CERCARLA ALLORA
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
Un soffio di voce le sgorga dal cuore: «Cercano, cercano, ma cosa cercano adesso? Adesso è tardi. Dovevano cercare dall' inizio, dal giorno in cui Emanuela non tornò più a casa, qui da me...». La signora Maria Pezzano Orlandi, la mamma di Emanuela, oggi ha 88 anni e vive ancora nell' appartamento dentro le Mura Leonine dove la sera del 22 giugno 1983 non fece più ritorno la sua Lellè.
Lo scheletro di donna ritrovato per caso lunedì scorso sotto un pavimento della Nunziatura Apostolica non sembra turbarla più di tanto: «Meglio non sapere. Ossa, morti, a me non piace parlare di queste cose. Spero che non sia vero. Perché il mio cuore, semplicemente, mi dice che Emanuela è qui vicino a me.
Noi due, lo sa?, ci siamo amate, amate (lo ripete, ndr) noi due ci volevamo un mondo di bene. E dunque, adesso, anche se lei non c' è più, io la sento. Emanuela era canterina, amava la musica, suonava Chopin al pianoforte. Il pianoforte che io e mio marito Ercole, facendo tanti sacrifici, alla fine eravamo riusciti a comprarle. E io oggi la sento davvero, la sua musica. Sento la sua voce quando passeggio in giardino. E le mie giornate, certo, sono tristi, ma a me piace anche molto ridere e tirarmi su. Perché lei comunque è qui vicino...».
Si dice sempre che i familiari degli scomparsi vivano in attesa di ritrovare il corpo dei propri cari. In modo da poterli piangere e portar loro fiori sulla tomba. «Ma io - dice Maria Orlandi - li porto già, i fiori, a Emanuela. Quando vado al camposanto di Sant' Anna a trovare Ercole (il marito morto nel marzo 2004, messo pontificio e uomo di fiducia di papa Wojtyla, ndr) li porto anche a lei. Emanuela oggi sta dove sta. In Paradiso...».
Quante battaglie ha portato avanti, in 35 anni, questa madre coraggiosa, sempre appoggiata dagli altri suoi quattro figli, in particolare Pietro e Natalina. «La notizia del ritrovamento alla Nunziatura Apostolica - ha detto Pietro Orlandi ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta - dovrebbe riempirci di gioia, ma in realtà se le ossa risultassero di Emanuela sarebbe come se lei fosse morta oggi. E se questa è la verità, è importante che esca. Voglio sapere perché Emanuela si trovava in quel posto e chi ce l' ha portata».
Anche Natalina, la sorella maggiore, intervistata da Federica Sciarelli a Chi l' ha visto?, vorrebbe tanto che quelle ossa appartenessero a Emanuela e a Mirella Gregori, l' altra ragazza quindicenne sparita il 7 maggio di quello stesso anno: «Così quei resti potrebbero finalmente parlare. Potrebbero dirci com' è morta Emanuela...».
IN PIAZZA SAN PIETRO CHIEDONO CHE IL PAPA PARLI DI EMANUELA ORLANDI
La signora Maria, invece, tutta questa voglia non ce l' ha: «Io non le sento neppure le notizie alla televisione. Quali notizie? - dice - Anche se non ho più nessuna speranza di rivederla, a me piace ricordare Emanuela così com' era. Solo Dio sa perché a volte persone innocenti subiscano così tanto male».
Il 14 gennaio scorso, per il cinquantesimo compleanno di Emanuela, Maria Pezzano Orlandi decise di farle gli auguri con una lettera sul Corriere. Usò parole da brividi: «Ti abbiamo cercato per tutti questi anni e continueremo a cercarti. Non smetteremo mai. Non ci arrenderemo mai.
Finché avremo forza, finché avremo fiato, finché avremo vita, tu sarai sempre il nostro primo pensiero... Auguri Lellè, buon compleanno figlia mia». Ora sarà il Dna a svelare, forse, il mistero della Nunziatura. Ma lei non ci pensa: «Io penso ancora a quel giorno, al 22 giugno dell' 83, quando alle otto di sera cominciammo ad allarmarci perché Emanuela non era tornata dalla scuola di musica. Noi certe volte uscivamo a riprenderla, quella volta invece non andammo. Chi era di guardia al cancello (di Porta Sant' Anna, ndr) sapeva sempre cosa facevamo...».