È FINITA LA PACCHIA PER I FURBETTI DEL RESO – AMAZON, CHE HA VIZIATO I PROPRI CLIENTI CON 30 GIORNI DI TEMPO PER LA RESTITUZIONE DEI PRODOTTI, HA ANNUNCIATO UNA RESTRIZIONE AI 14 GIORNI PREVISTI PER LEGGE – COLPA DEI SOLITI STRONZETTI CHE, DOPO AVER UTILIZZATO LA MERCE, RESTITUIVANO I PRODOTTI CREANDO UN DANNO ALLE PICCOLE AZIENDE CHE SI APPOGGIANO AL COLOSSO – MA NON SI TRATTA SOLO DI ALTRUISMO VERSO I PICCOLI IMPRENDITORI VISTO CHE IL RESO COSTA…
Estratto dell’articolo di Giulia D’Aleo per “la Repubblica”
A un certo punto, gli e-commerce sono riusciti nell’obiettivo di convincere i consumatori di tutto il mondo che l’esperienza di un negozio fisico potesse essere replicata interamente nel salotto di casa.
La promessa, anzi l’invito, era di scegliere quanti più tra i milioni di prodotti disponibili e vederseli recapitare alla propria porta, senza nemmeno doversi muovere dal divano. Poco male che il colore del copripiumino fosse diverso da come appariva in foto o che nessuna delle due misure di scarpe che si erano ordinate andasse bene, perché tutto poteva essere rimandato indietro a costo zero, ogni volta che si voleva.
Dopo anni di politiche libertarie, però, il 2024 potrebbe rappresentare il punto di arrivo di una retromarcia collettiva già in atto. L’ultimo segnale arriva da Amazon, pioniere per eccellenza del reso lungo, che se finora aveva viziato i propri clienti con 30 giorni di tempo per la restituzione dei prodotti, adesso annuncia una restrizione ai 14 giorni previsti per legge.
[…]
Le motivazioni ufficiali dietro la scelta non sono ancora rese note, ma la lista dei prodotti soggetti alla limitazione potrebbe essere d’indizio: si tratta di fotocamere, elettronica, pc, videogiochi, «che hanno un tasso di reso più alto», riferisce il professor Daniele Rutigliano, esperto di e-commerce.
La convinzione diffusa è che non tutti gli acquirenti siano in buona fede: tanti ne approfitterebbero per utilizzare gratuitamente i prodotti per un mese, poi restituirli e passare al modello successivo. […] Una durata inferiore del reso, quindi, potrebbe sia educare i clienti “capricciosi” a un acquisto consapevole che scoraggiare quelli disonesti.
Di certo, però, non si tratta solo di altruismo verso i piccoli imprenditori, perché ciascun reso comporta anche un aumento tra gli 8 e i 12 euro nei costi della logistica.
Non è quindi un caso che altre piattaforme si siano già mosse in direzioni analoghe, soprattutto nel settore del fashion, dove il tasso di reso italiano è al 20%.
[…] Il monopolio di Amazon potrebbe però spingere anche altri ad adeguarsi, segnando, forse, la fine della cultura dell’acquisto online così come la conosciamo. […]