iryna vereschuk

CHI E', CHI NON E', CHI SI CREDE DI ESSERE IRYNA VERESCHUK, LA HILLARY UCRAINA, UNO DEI POCHI VOLTI DEL GOVERNO DI KIEV CHE IN QUESTE ORE APPARE IN PUBBLICO - VICEPREMIER DAL NOVEMBRE SCORSO, E' NATA A LEOPOLI, DUE LAUREE ALL'ISTITUTO MILITARE, E' STATA IL PIU' GIOVANE SINDACO DONNA DEL PAESE, E' ENTRATA IN PARLAMENTO ALLE ELEZIONI DEL 2019 - CASCHETTO BIONDO SEMPRE IN PIEGA E SGUARDO D'ACCIAIO, NEL 2013 DICEVA: "PUTIN? LO VOTEREI". E SULL'ADESIONE ALLA NATO: "NON POSSIAMO ANDARE DOVE NON CI VOGLIONO"

Marta Serafini per il Corriere della Sera

 

Iryna Vereschuk 3

Fino ad un paio di mesi fa presenziava a visite ufficiali in tailleur blu. Ora, da quando i russi hanno invaso l’Ucraina, ogni giorno, in abiti militari si rivolge agli ucraini per dare conto dello stato dei corridoi umanitari. Classe 1979, Iryna Vereschuk è uno dei pochi volti del governo, oltre al presidente Volodymyr Zelensky, che in queste ore appare in pubblico. O quanto meno in video.

 

Difficile che tradisca particolare emozione. Le sue parole, mentre dà conto delle vittime e dei civili che soffrono a Mariupol, Kiev e nelle altre città sotto assedio, riprendono i messaggi del presidente, chiedendo il sostegno della Nato e accusando Putin di atrocità contro l’umanità.

 

Iryna Vereschuk

Vicepremier dal novembre scorso, con incarico da ministro per la reintegrazione dei territori temporaneamente occupati, Vereschuk ha Kiev nel cuore ma è a Leopoli che è nata ed è qui che si è formata e ha trascorso maggior parte della sua vita. A Lviv, come la chiamano gli ucraini, ha studiato presso l’Istituto Militare del Politecnico, dove si è laureata con una specializzazione in «informazione internazionale». Poi una seconda laurea, in legge questa volta, e un’altra specializzazione in amministrazione statale. In mezzo, il servizio come ufficiale dell’esercito e l’inizio della carriera politica.

 

Gli inizi

Iryna Vereschuk 2

Iryna Vereschuk inizia dal basso. Prima come vice capo dell’amministrazione statale regionale di Zhovkva, poi cinque anni alla guida della sua città natale, Rava-Ruska, comune vicino a Leopoli di 9.000 abitanti. A 30 anni, è la più giovane sindaco donna del Paese. Un passo alla volta, a testa bassa, come le hanno insegnato in accademia.

 

Caschetto biondo sempre in piega e sguardo d’acciaio, Iryna è stata soprannominata la Hillary ucraina. Nelle elezioni del 2019 entra nella Rada, il parlamento ucraino, per lo stesso partito di Zelensky. Lavora nelle commissioni di Difesa e Intelligence ed è qui che prepara il salto in avanti.

 

Pur essendo nata nella culla del nazionalismo, Vereschuk non ha portato a Kiev quella parte di radici. E critica pubblicamente la figura del patriota di estrema destra Stepan Bandera, filo nazista. «È un eroe per la maggior parte della società, un’immagine del nazionalismo. Ma dovrebbe essere chiaro che questa figura storica non troverà mai posto nel pantheon degli eroi ucraino».

 

Iryna Vereschuk 4

Conservatrice, ma con un approccio cosmopolita, Iryna si è sposata in seconde nozze con un ufficiale delle forze speciali ucraine «Alpha». E ora, con il figlio di 17 anni avuto dal primo matrimonio se ne sta in una località segreta. Come il presidente Zelensky, di cui appare una fedelissima. La sua luogotenente. E due sono gli indizi che potrebbero fare di Vereschuk una figura chiave in un possibile processo di transizione, se il governo dovesse spostarsi a Ovest.

 

La dichiarazione

Iryna Vereschuk 5

Nel 2013 in pubblico ha dichiarato: «Putin? Se avessimo un politico del genere lo voterei. Fa del bene alla Russia. Agisce nell’interesse del suo Paese. Che ogni presidente difenda il suo Paese in questo modo. È naturale!». Ma era prima di piazza Maidan, prima che in Ucraina cambiasse tutto.

 

E ancora. Sei anni dopo, poco dopo l’elezione, durante un dibattito televisivo sulla richiesta di adesione alla Nato attacca: «Stiamo bussando ad una porta chiusa e perdendo la nostra reputazione. Non possiamo andare dove non ci vogliono». Parole per cui si scuserà pubblicamente. Ma che, a maggior ragione oggi, dopo la decisione dell’Alleanza Atlantica di negare la no-fly zone, rispecchiano il comune sentire di tanti qui nell’Ovest.

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