SEMPRE IN CULO AI LAVORATORI – È LECITO CHE L'INPS VERSI LA LIQUIDAZIONE DEI DIPENDENTI STATALI CON RITARDI FINO A 7 ANNI? IL 9 MAGGIO SI ESPRIMERÀ SU QUESTO LA CORTE COSTITUZIONALE – L'ISTITUTO DI PREVIDENZA DIFENDE I “PAGAMENTI DIFFERITI”: “IL TRATTAMENTO DI FINE SERVIZIO DEI DIPENDENTI PUBBLICI È DIVERSO DAL TFR DEI PRIVATI” – MA RICEVERE LA BUONUSCITA DOPO ANNI, CON L'INFLAZIONE GALOPPANTE, EQUIVALE A UN TAGLIO DELL'ASSEGNO DEL 25-30%...
Estratto dell'articolo di Andrea Bassi per “Il Messaggero”
La data del giorno del giudizio è fissata. Il 9 maggio la Corte Costituzionale deciderà sulla liquidazione dei dipendenti pubblici. La domanda a cui i giudici supremi dovranno rispondere è semplice: è lecito pagare con ritardi fino a 7 anni la liquidazione agli statali? L'Inps, in una memoria difensiva depositata agli atti della Consulta, ha già dato una sua risposta. Affermativa.
pasquale tridico presidente inps foto di bacco
La prima considerazione che gli avvocati dell'Istituto di previdenza fanno, è che in realtà non è del tutto vero che i dipendenti pubblici non possono incamerare subito le somme della liquidazione. L'Inps a febbraio ha attivato un prestito a tasso agevolato (l'1%) che permette di avere un anticipo su tutta la somma.
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Ma c'è anche un altro tema, secondo gli avvocati dell'Istituto.
Va fatta una distinzione tra il Tfs, il Trattamento di fine servizio, e il Tfr, il trattamento di fine rapporto. Il ragionamento è centrale, e va seguito con attenzione. Il Trattamento di fine servizio è la vecchia "liquidazione".
Quella pagata agli statali assunti fino al 31 dicembre del 2000 ed è commisurata all'ultima retribuzione (circa l'80%). Dal primo gennaio del 2001, invece, tutti i dipendenti pubblici assunti, percepiscono come nel privato il Tfr, il trattamento di fine rapporto, che è una "retribuzione differita" trattenuta mensilmente in percentuale dello stipendio.
TFR TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
Perché questa distinzione è importante? Perché secondo l'Inps tutt'al più è il Tfr degli statali che può essere soggetto alle stesse regole dei lavoratori privati e, dunque, potrebbe essere pagato immediatamente. Il Tfs, invece, no. Una tesi che se accettata dalla Corte, farebbe risparmiare miliardi di euro allo Stato.
Questo perché nessun lavoratore pubblico assunto con il Tfr ha ancora chiesto la liquidazione, essendo in vigore per gli statali da 22 anni quando ne servono più di 40 per andare in pensione.
Solo il prossimo anno andranno in pensione 150 mila statali che, per una media di 70 mila euro ciascuno di buonuscita, dovrebbero ricevere in tutto 10,5 miliardi dal Tesoro.
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Nella memoria depositata dagli avvocati che difendono un iscritto del sindacato Confsal-Unsa, che sui ritardi di pagamento della liquidazione combatte da anni, viene ricordato come sia stata la stessa Corte Costituzionale nella sua precedente sentenza, la 159 de 2019, a spiegare come non ci sia differenza tra il Tfr e il Tfs.
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La Consulta aveva sostanzialmente detto che un differimento poteva essere lecito per chi lascia il lavoro in anticipo (per esempio con Quota 100), ma era difficilmente giustificabile per chi esce a 67 anni con la vecchiaia. In questo caso la liquidazione andrebbe pagata subito. E i giudici avevano invitato il Parlamento ad intervenire.
Ma nulla si è mosso. Con l'aggravante che intanto è arrivata un'inflazione galoppante. Oggi ricevere la buonuscita con 5-7 anni di ritardo, senza rivalutazione e senza interessi, equivale a un taglio del 25-30 per cento dell'assegno. Una sorta di tassa applicata sui soli dipendenti pubblici. Alla Corte l'ardua sentenza.