“TUTTO CIÒ CHE CI FA ALLENTARE LE INIBIZIONI CI INTRIGA E CI ATTRAE, MOTIVO PER CUI IL SESSO CI AFFASCINA E CI SPAVENTA AL TEMPO STESSO” - LA SCRITTRICE ERICA JONG RACCONTA LA NARRATIVA EROTICA DEGLI ULTIMI ANNI NEL LIBRO “MIELE SULLE LABBRA” CHE RACCOGLIE I TESTI DI AUTRICI VARIE SUL DESIDERIO FEMMINILE
Erica Mann Jong per La Repubblica
Perché il sesso ci affascina tanto? Probabilmente perché implica sensazioni molto intense - soprattutto la perdita del controllo. Tutto ciò che ci fa allentare le inibizioni ci intriga e ci attrae, motivo per cui il sesso ci affascina e ci spaventa al tempo stesso. Probabilmente mi ero bevuta l' idiozia che tutto fosse cambiato, che il pudore fosse obsoleto, che oggi le donne fossero delle virago scatenate.
Quando ho scritto "Paura di volare" avevo un sacro terrore di rivelare le mie fantasie sessuali, ma adesso le cose dovrebbero essere cambiate. Mi sbagliavo. Proprio per questo dobbiamo sfidare la doppia morale letteraria. Così facendo liberiamo anche i nostri fratelli, figli, nipoti, amanti e mariti che adesso hanno imparato a scrivere sulle donne (basti pensare a David Grossman, John Irving, Jonathan Franzen e Abraham Verghese) in modo molto più crudo e onesto di quanto non facessero in passato Gustave Flaubert, Lev Tolstoj, John Updike e Philip Roth.
Ammiro questi uomini. Possono insegnare a un giovane - o vecchio - scrittore molto di più sulla scrittura di quanto non possa fare qualsiasi manuale che intenda spiegare l' arte della narrativa. Leggete i loro libri e imparate. Chi è diventato maggiorenne dopo la scomparsa della censura letteraria negli anni Cinquanta e Sessanta ha molto da insegnare.
Quand' è che la censura è diventata obsoleta? Negli Stati Uniti è successo in un tempo di cui io stessa ho memoria. Mi stavo specializzando in Letteratura inglese del Settecento alla Columbia University, quando Fanny Hill. Memorie di una donna di piacere migrò dalla sala chiusa a chiave dei libri rari agli scaffali della Butler Library, accessibili a tutti. Lolita di Vladimir Nabokov venne pubblicato da Putnam nel 1958, dopo anni di fama clandestina grazie alla Olympia Press di Parigi.
E la prima edizione di L' amante di Lady Chatterley vide la luce a Firenze, in Italia, nel 1928. Così Tropico del Cancro di Henry Miller uscì in un' edizione privata della Obelisk Press, a Parigi, nel 1934 e solo nel 1961 venne pubblicato negli Stati Uniti dalla Grove Press. All' inizio, noi scrittori eravamo al settimo cielo. Credevamo di entrare in una nuova era di baccanali classici. Pensavamo a Saffo, Aristofane, Ovidio, Giovenale, Chaucer, alle licenziose commedie di Shakespeare, alle poesie "impubblicabili"di Swift e naturalmente a D.H. Lawrence e Henry Miller. Ed era vero che Coppie e Il lamento di Portnoy, come anche il mio Paura di volare, promettevano onestà nuda e cruda.
LIBRO MIELE SULLE LABBRA DI ERICA JONG
Ma non ci volle molto perché il film per adulti Debbie Does Dallas ("Debbie si fa Dallas") travolgesse l' Ulisse. Il sesso, un tempo così raro e letterario, venne involgarito come tutto il resto e quando spopolò nei libri diventò banale. Il profitto commerciale ebbe la meglio sull' arte e la pornografia diventò squallida come qualsiasi altro sordido prodotto in una cultura dove tutto è in vendita. Molti scrittori pensarono che fosse arrivato il momento di purificare il sesso. La nuova generazione - i figli degli hippy e dei nudisti - era, come mia figlia, inorridita dalla libertà dei propri genitori. E perché non avrebbero dovuto esserlo?
Non è forse il mestiere dei figli essere inorriditi dai genitori? Non è forse dovere di ogni generazione guardare con sgomento alla generazione precedente? Ma il sesso non è poi cambiato tanto, non dai tempi degli scimpanzé e dei gorilla. Il sesso ci serve per rilassarci. Lo usiamo per il dominio, il potere, l' orgoglio, il piacere. Lo usiamo per solleticare, eiaculare (donne comprese), coccolare e tubare. Non abbiamo inventato l' adulterio e nemmeno le stravaganze erotiche. Siamo sempre gli stessi antichi primati che per migliaia di secoli si sono lanciati urla di richiamo dai rami degli alberi e facevano sesso dietro i cespugli.
Fay Weldon ci racconta la sua prima esperienza sessuale e quanto le piacque nonostante l' orrendo vestaglione che le aveva cucito la madre. Non le sarebbe dovuto piacere e invece fu così. La natura ci ha fatto in questa maniera e tutte le promesse e tutti gli anelli della purezza di questo mondo non potranno mai cambiare niente. Il sesso c' è e ci sarà sempre - anche se forse non per la procreazione, come anticipato dal profetico Aldous Huxley. Ma a noi piace. Siamo fatte perché ci piaccia. Finché due metà dovranno unirsi per formare un intero, non smetteremo mai di cliccare sul tasto "mi piace".
E una volta che noi donne abbiamo cominciato a scrivere di sesso, non c' è più stato modo di fermarci. Praticarlo, poi, è un' altra cosa, almeno così sembra. Il desiderio è spesso più eccitante dell' atto reale. Le donne sessualmente attive sono in contatto con la propria vita fantastica, e non sempre hanno bisogno di trasformare in realtà le proprie fantasie. Il sesso ha più a che vedere con l' immaginazione che con gli strusciamenti, tanto che molte di queste fatiche letterarie sono più psicologiche che esplicite.
La verità è che il sesso è la vita, né più né meno. Se cerchiamo di racchiuderlo in una categoria a parte, tutta sua, lo rendiamo sporco. In sé, il sesso è tutt' altro che osceno. È solo una parte della vita - la parte che la perpetua e la fa sbocciare. Le cantanti afroamericane di blues sono state a mio parere le prime artiste femministe americane a cantare il libero desiderio. La sincerità del loro modo di esprimersi fa vergognare buona parte della poesia femminista della cosiddetta "seconda ondata".
Facendoci rizzare i peli sulla nuca e scendere un brivido lungo la spina dorsale. È questo che dovrebbe sempre fare la poesia: dire la verità sui sentimenti umani. Per citare una famosa artista blues: «I blues non sono altro che i fatti della vita». Ecco che cos' hanno in comune con il desiderio: cantano la vita in tutta la sua crudezza ed energia. Dolorosi, belli e tristi, i blues abbracciano la nostra umanità senza vergogna. Non c' è niente di cui vergognarsi a essere pienamente umani.