PREPARIAMOCI A UNA ECONOMIA DI GUERRA – UN EVENTUALE DEFAULT DELLA RUSSIA, DATO PER "IMMINENTE" DALLE AGENZIE DI RATING METTEREBBE A RISCHIO 19 MILIARDI "ITALIANI". IL MINISTRO DELL’ECONOMIA FRANCO PARLA DI “SCELTE DIFFICILI PER NON COMPROMETTERE LA RIPRESA”. SI ATTENDONO INTERVENTI DEL GOVERNO PER MITIGARE I RINCARI DELLE BOLLETTE E IL CARO CARRELLO - LA MINACCIA DEI RIMBORSI IN RUBLI
Valentina Conte e Andrea Greco per la Repubblica
Un eventuale default della Russia - dato per "imminente" dalle agenzie di rating e "non improbabile" dall'Fmi - metterebbe a rischio 19 miliardi "italiani". A tanto ammonta l'esposizione dell'Italia nei confronti di Mosca, tra bond, prestiti bancari e investimenti in aziende. Un altro tassello che si aggiunge al quadro sempre più pesante per la nostra economia.
Il ministro dell'Economia Daniele Franco parla di "sfide severe e scelte difficili" da prendere per "evitare che si comprometta la ripresa" dell'Italia. "Lo shock peserà, c'è molta incertezza", dice il ministro. Ecco perché "il governo valuta con estrema attenzione ulteriori interventi per mitigare l'impatto della crisi su imprese e famiglie". A partire dal caro bollette e dal caro carrello.
Le fibrillazioni finanziarie, con la mina del default russo, non sono da meno. L'ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d'Italia, su dati di fine 2020, indicava la Russia, con Svizzera, Usa e Regno Unito, come "nazione terza rilevante" per il rischio sistemico del sistema finanziario italiano. E dava un'esposizione complessiva di 19,1 miliardi: 1,3 miliardi verso lo Stato russo, 3,7 miliardi verso banche e altre finanziarie, 14,1 su aziende e famiglie.
I bond russi nelle tasche italiane sono lo 0,16% dei 797 miliardi di esposizione finanziaria verso l'estero, mentre tutti i debiti russi sono il 2,3% del totale. I numeri potrebbero essere scesi nel 2021. Non per Intesa Sanpaolo e Unicredit, le due grandi banche italiane esposte insieme per 25,3 miliardi in Russia.
Oggi la Russia ha debiti per quasi 50 miliardi di dollari in titoli sovrani emessi in dollari e in euro, in buona parte in scadenza. In più ci sono 200 miliardi di dollari in bond emessi dalle maggiori società russe, come Gazprom e Rosneft. Le principali agenzie internazionali, S&P, Moody's e Fitch, hanno già tagliato il merito di credito russo sotto la soglia di investibilità per i fondi comuni, per parare un default "annunciato" proprio da Vladimir Putin.
Con decreto presidenziale del 5 marzo, infatti, l'autocrate di Mosca ha stabilito che i titoli sovrani russi espressi in valute estere siano rimborsabili in rubli, al tasso ufficiale (e deprezzato di un terzo dalla guerra), se i titolari stanno in Paesi che hanno sanzionato la Russia. Fitch ha citato la misura tra le cause del taglio al rating, oltre a "ulteriori inasprimenti delle sanzioni e delle proposte che potrebbero limitare il commercio di energia", negli scenari che porterebbero "a un mancato pagamento selettivo degli obblighi di debito sovrano".
Finora la fattispecie del rimborso in rubli non si è verificata: il 7 marzo Gazprom ha onorato titoli in scadenza per 1,3 miliardi di dollari in valuta estera, forse per mancanza di tempo per aderire al nuovo decreto. Un altro test sarà il 16 marzo, quando la Russia dovrebbe rimborsare due cedole da 107 milioni di dollari, mentre a fine mese è in agenda un rimborso di capitale da 359 milioni di dollari, e uno da 2 miliardi di dollari il 4 aprile. Il test effettivo sarà il 15 aprile, perché le due cedole da pagare mercoledì prevedono un "periodo di grazia" di 30 giorni, lasciato per risolvere eventuali criticità.
"Il default di un Paese può avvenire in diversi modi", spiega Stefano Manzocchi, docente di Economia internazionale e prorettore per la ricerca della Luiss Guido Carli. "Quando non paga gli interessi, quando non rimborsa il debito alla scadenza e quando onora il debito in valuta diversa da quella scritta nei contratti, come sembra voler fare ora la Russia pagando in rubli. Ma l'Italia deve temere molto di più lo shock macroeconomico dell'attuale crisi ucraina che sarà molto forte: l'incertezza e la sfiducia colpiranno consumi e investimenti e rischiano di azzoppare la ripresa".