ERA MIO PADRE - FABIO CAMILLI, RICONOSCIUTO FIGLIO DI DOMENICO MODUGNO DOPO UNA BATTAGLIA LEGALE DI 18 ANNI, RACCONTA: “L'HO SCOPERTA PER CASO. CON IL TERZO FIGLIO DI MODUGNO, MARCELLO, CI CONOSCIAMO DA TEMPO. SPESSO CI FACEVANO NOTARE LA SOMIGLIANZA TRA NOI, CI SCHERZAVAMO SU. UN GIORNO UNA MIA AMICA - CON CUI AVEVO AVUTO UNA RELAZIONE E CHE POI SI ERA FIDANZATA CON MARCELLO - MI RACCONTÒ CHE LE AVEVA SVELATO CHE…”
Stefania Ulivi per il “Corriere della sera”
fabio camilli in una scena del film giulia non esce la sera
«Ho dovuto fare una battaglia per poter affermare chi era mio padre. È stato un viaggio faticoso ed estenuante». Un viaggio durato diciotto anni quello dell' attore Fabio Camilli per vedere riconosciuta dalla I sezione civile della Corte suprema di Cassazione la verità: è il figlio legittimo di Domenico Modugno. «Il procedimento di riconoscimento di paternità della durata media di quattro o cinque anni si è trasformato in un percorso a ostacoli lungo (credo sia un record) diciott' anni. Comunque ce l' ho fatta, è finita».
Una vicenda complessa e dai risvolti dolorosi, una verità scoperta per caso come lo stesso Camilli - nato il 10 agosto 1962 - raccontò in un' intervista al Corriere nel 2014, dopo la prova del Dna e il verdetto del Tribunale di Roma che gli dava ragione.
Fabio Camilli nei ragazzi della Terza c
Suo padre era Mister Volare e non già Romano Camilli, ingegnere, amico di Garinei e Giovannini, «l'angelo custode» del Sistina di cui curò a lungo le relazioni pubbliche. Il teatro dove sua madre, Maurizia Calì, ballerina, lavorava come coreografa, dove conobbe Modugno per Rinaldo in campo . «Io stesso l'ho scoperta per caso. Con il terzo figlio di Modugno, Marcello, ci conosciamo da tempo, frequentavamo gli stessi ambienti dello spettacolo. Spesso ci facevano notare la somiglianza tra noi, ci scherzavamo su.
Un giorno una mia amica - con cui avevo avuto una relazione e che poi si era fidanzata con Marcello - mi raccontò una sua confidenza: le aveva svelato che eravamo fratelli, pregandola però di non dirmi nulla». Decise, invece, di dirglielo. «Fu sconvolgente. Come fai a credere che quello che pensavi fosse tuo padre per quasi trent' anni in realtà non lo era?».
Difficile crederlo, difficile anche parlarne. «Ci misi anni per farlo. Lo feci con un amico di famiglia e mi resi conto che il pettegolezzo girava da tempo. Come in un Truman Show : gli altri sapevano. Io no», raccontò l' attore che come nome d' arte (alterna teatro a serie tv, da Romanzo criminale a Don Matteo , da Distretto di polizia a 1993 ) continuerà a usare Camilli. Il cognome che per i primi 28 anni della sua vita pensava fosse il suo. Questa vicenda, ammise, cambiò tutto. Compreso, inizialmente, il rapporto con la madre. «Ha negato fino all' ultimo. Per un po' non ci siamo parlati. A parte il supporto continuo di mia sorella, maggiore di due anni, spesso mi sono trovato solo».
Fabio Camilli in Romanzo Criminale
Tra quelli che sapevano, Camilli ne è sempre stato convinto, c' erano i figli di Modugno, nati dal matrimonio del grande artista scomparso 25 anni fa con Franca Gandolfi: Marco, Massimo oltre, appunto, a Marcello. Erano amici, scrissero anche una canzone a quattro mani, Fatto di te .
«Certo che ne parlai con Marcello. E la reazione fu: siamo amici, questo ci lega di più.
Tutto cambiò dopo la pubblicazione di un articolo sul Foglio che nel 2001 raccontava la mia storia. Per loro sono diventato un nemico, mi hanno dato del mitomane, truffatore. A quel punto è iniziata la battaglia legale durata tredici anni», spiegò. Ne sono passati altri cinque per mettere la parola fine. «Molte le persone che dovrò ringraziare per essermi state vicine - le parole che Camilli affida all' Ansa -. In particolare l' avvocato Gianfranco Dosi che ha saputo tenere la barra dritta durante questa lunghissima tempesta giuridica riuscendo a condurci in porto vivi e vittoriosi».
Resta la questione economica: aspetti patrimoniali e anni di diritti d' autore Siae.
«Capisco che ci sia chi pensa che questa sia stata la spinta.
Invece è stato secondario rispetto all' importanza di sapere chi sono e di essere riconosciuto come tale», commentò Camilli con il Corriere .