HO FATTO LA MUMMIA A CUNEO - LA STORIA DELLA SANTONA IMBALSAMATA È MEJO DI “PSYCHO”: “LA VENERAVANO ANCHE DA MORTA”


Niccolò Zancan per "La Stampa"

Mummificazione naturale. Cuore conservato. Viscere intatte. Pelle pulita e posizione seduta, come di chi aspetta visite. Bisognerà incominciare a credere veramente a questa storia assurda.

Ieri pomeriggio alle tre, una mummia sotto uno scafandro di alluminio, saliva la rampa dell'ospedale di Savigliano, spinta dalla mano tremolante di un'infermiera.

Erano i poveri resti di Graziella Giraudo, trovata imbalsamata e chiusa a chiave, dentro una stanza ingombra di vecchi mobili. Era domenica scorsa. Si erano appena celebrati i funerali dell'altra residente della stessa villetta: Rosa Giraudo, stesso cognome per caso, morta di tumore senza spiegare il suo segreto.

La mummia è stata sottoposta a una Tac. Così verrà eseguita una specie di autopsia computerizzata post mortem. E mentre i tecnici di laboratorio scattavano foto alla signora imbalsamata, con la faccia contratta in una smorfia angosciante, tre colleghe dell'impresa di pulizie dello stesso ospedale ricordavano i tempi belli in cui Graziella sorrideva al mondo e dispensava consigli e preveggenze. «Lei aveva capito tutto di me», dice Tiziana Ciolino, 47 anni, bionda, emozionata.

«Sono andata quattro volte a chiedere suggerimenti d'amore a Graziella. Portavo la foto del mio ragazzo di allora, lei lo guardava e mi spiegava: "Lascialo perdere! Non fa per te. E' uno che gioca d'azzardo, sperpera soldi". Aveva ragione. Era una donna buona e semplice. Mi faceva simpatia. Diceva: "Tu incontrerai un uomo che ti farà ridere. Allora sarà quello giusto per te". Eravamo in tanti ad aspettare il turno. Una volta nel salottino ho visto anche una suora. Lasciavamo offerte libere. Non ha mai chiesto soldi». Racconta che l'ultima volta è stata undici anni fa. «Graziella era molto malata. Aveva problemi a una gamba. Ha detto che doveva interrompere l'attività. Non ho più avuto suo notizie...».

Tutto è molto strano, persino doppio in questa storia. Nel paese di Borgo San Dalmazzo hanno lasciato grandi ricordi addirittura due santone: vicine di casa, entrambe si chiamano Graziella, stesso fisico imponente, stessi capelli di media lunghezza, stanze con sfondo di santini e immagini religiose. Una è ancora in attività, l'altra ha la pelle come il cuoio.

Questo per dire che molti confondono i ricordi, in un crescendo di leggende e paure. Un anziano macellaio della strada centrale dice: «La signora che viveva con la mummia, è venuta qui a comprare molto grasso. Mi è sembrata una richiesta strana». E adesso tutti avanzano terribili supposizioni su quell'ingrediente. «L'avrà usato per la mummia - dicono in molti - per ungerla di sale. Per fare creme casalinghe».

Bisogna, ostinatamente, cercare di stare ai fatti. La signora Graziella Giraudo non ha mai rinnovato la carta d'identità scaduta nel marzo 1992. Non aveva bollette intestate a suo nome. Niente conto corrente. Nessuna pensione da riscuotere. Risultava ancora residente a casa dell'ex marito, da cui non si è mai ufficialmente divorziata.

Via Ambovo 68, cinquecento metri in linea d'aria. Un'altra villetta. Ma questa è curatissima. Il sabato pomeriggio Aldo Pepino sta ricoverando i gerani, si avvicina al cancello a passi lenti e pesanti, dice: «Purtroppo non sono indicato per parlare di Graziella. Non la vedevo da moltissimo tempo». Ma quanto, esattamente? Silenzio.

Come i figli. Come il cognato. Come i cugini. Come i nipoti e gli zii. Molti dei quali, per altro, residenti allo stesso indirizzo della mummia. Ecco la versione della figlia di Graziella Giraudo, dirimpettaia, resa ai carabinieri: «La coinquilina diceva che mamma era partita per un viaggio. Ogni volta che cercavamo notizie più precise, lei ci riceveva sull'uscio dell'appartamento, senza farci entrare».

All'unanimità i vicini di casa sostengono di non vederla addirittura dal 1995. Diciotto anni da mummia? «Con buona probabilità, come minimo almeno sei mesi - dice il medico legale Mario Abrate- ci troviamo di fronte a un caso di mummificazione naturale, che sicuramente qualcuno ha aiutato».

Non sono cose piacevoli a cui pensare. Serve aria, ma aria non troppo calda. Bisogna scacciare le mosche. Togliere le larve. Rifuggire l'umidità. Bisogna pulire la pelle con costanza, fino ad ottenere la corificazione, che è una specie di strato solido, secco e scuro. Bisogna, in definitiva, curare amorevolmente la salma.
Qualcuno lo ha fatto.

In paese dicono che la signora Graziella Giraudo potrebbe aver rivestito il ruolo di santona anche da morta. «Non possiamo escludere che sia stata in qualche modo venerata - dice il pm Massimiliano Bolla - ma è un'ipotesi tutta da dimostrare». Per adesso ha aperto un fascicolo a carico di ignoti, per occultamento di cadavere in concorso. Dove anche quel plurale, sembra significativo. Quanti sapevano? In quanti si sono presi cura della signora Giraudo? Quando è morta?

Tutto questo silenzio non aiuta. Ancora non c'è parente, pur sollecitato dall'avvocato Adalberto Pasi, che abbia fornito una data precisa o almeno un ultimo ricordo circostanziato. Questa è la storia. Incredibile ma vera. C'era una volta una mummia, chiusa a chiave dentro una stanza di una villetta in disgrazia. Un tempo quel corpo era abitato da una donna con poteri speciali, dicono tutti in paese. Ma adesso nessuno si ricorda di lei.

 

 

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