truffa a sky netflix e dazn 1

È FINITA LA PACCHIA PER LO SMANETTONE DEL "PEZZOTTO" - INDAGATO IL 25ENNE CAMPANO CHE TRUFFAVA SKY, NETFLIX E DAZN GESTENDO IL SISTEMA DALLA SUA CASA DI DUBAI: AVEVA PERMESSO A OLTRE 500 MILA UTENTI ITALIANI DI GUARDARE I CONTENUTI DELLE TV A PAGAMENTO A PREZZI STRACCIATI, CON 10 EURO AL MESE, PROVOCANDO UN DANNO DI MILIONI DI EURO PER LE AZIENDE - IN TUTTO SONO FINITE NEL MIRINO DEI GIUDICI 20 PERSONE PER VIOLAZIONE DELLA LEGGE SUL DIRITTO D’AUTORE, TUTTE LEGATE ALLA STRUTTURA "CYBERGROP"...

Giuseppe Guastella per www.corriere.it

 

TRUFFA A SKY NETFLIX E DAZN

Di soldi ne deve aver fatti tanti smanettando in Rete se a soli 25 anni si è trasferito a Dubai dove, oltre ad un’imposizione fiscale benevola, si può contare su un sistema giudiziario non molto propenso a accogliere le richieste dei magistrati italiani.

 

Come quelle che potrebbe avanzare la Procura di Milano che accusa il giovane campano di aver messo in piedi un sistema che ha permesso ad oltre 500 mila utenti italiani di guardare la tv di Sky, Dazn e Netflix a prezzi stracciati con un danno di milioni di euro per le aziende.

 

TRUFFA A SKY NETFLIX E DAZN

Infatti, con appena 10 euro al mese, versati all’organizzazione che aveva violato i sistemi di sicurezza, era possibile guardare in streaming tutti insieme i contenuti offerti dai tre network ai quali, ovviamente, non andava un centesimo.

 

Sulla rete e sui loro organizzatori già nel 2020 si era concentrata l’attenzione dei militari della Guardia di Finanza di Milano che, coordinati dal pm Paola Pirotta, avevano individuato e bloccato una serie di accessi illegali.

 

dazn

Lo sviluppo delle indagini ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di venti persone residenti in Campania, Toscana, Emilia Romagna e Calabria per violazione della legge sul diritto d’autore, tutte legate alla struttura «CyberGrop», «molto nota nel mondo della pirateria digitale», spiegano gli inquirenti.

 

Il meccanismo si basava anche su soggetti che, per conto delle aziende, gestivano lecitamente la distribuzione delle connessioni agli utenti, ma che poi avrebbero creato una struttura parallela illegale.

 

Netflix

Come nel caso di quella disattivata dalla Gdf in provincia di Salerno, che faceva capo al principale indagato, la quale consentiva lo smistamento dello streaming agli abbonati. Un altro indagato procacciava gli «abbonamenti» e raccoglieva gli incassi pagati dai clienti finali, anche loro a rischio di sanzioni. Ad un altro soggetto convolto nell’inchiesta, sono stati sequestrati in Toscana oltre 50 dispositivi mobili usati per gestire i contenuti di Sky.

 

Gli accessi illegali sono una spina nel fianco dei bilanci delle piattaforme di ogni genere. Ed infatti la Favap, la Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali, ha espresso soddisfazione per l’azione della procura contro la pirateria digitale che «frena lo sviluppo non solo dell’industria audiovisiva, del cinema e della tv, ma impatta anche sull’intero sistema-Paese in termini di occupazione e di finanze».

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