FIUMICINO BRUCIA (MA INCASSA)! IL BENGODI DELLE CONCESSIONI COMMERCIALI DEGLI AEROPORTI: ADR DI BENETTON PAGA ALLO STATO SOLO 31 MILIONI PER GLI AFFITTI MA NE INCASSA 103, IL TRIPLO! E IL TOTALE DEGLI INTROITI “NON AVIATON” È DI BEN 206 MILIONI…
Pietro Salvatori per “Huffington Post”
Quanto ci costa l'incendio del Terminal 3 di Fiumicino? Il rogo che ha distrutto una parte del principale scalo romano ha portato con sé strascichi di polemiche e una valanga di disagi. Sia per il traffico aereo, che subisce ancora ritardi a due settimane dall'incidente, sia per i dipendenti (oggi l'ultimo sit-in in ordine di tempo) che denunciano danni alla salute per chi si trova ad operare in aree limitrofe a quelle distrutte.
Quando si varcano le porte scorrevoli del Terminal incriminato l'odore acre pesa come una cappa sui gate e sui pochi esercizi commerciali rimasti aperti. La magistratura è al lavoro, ma per un ripristino completo dell'operatività ci vorranno mesi. Danni incomprensibili e tempi biblici, considerando l'enorme flusso di denaro che piove ogni anno nelle casse di Aeroporti di Roma, la società controllata dalla famiglia Benetton che possiede lo scalo.
Una sproporzione sulla quale hanno acceso un faro Michele Anzaldi e Lorenza Bonaccorsi, deputati del Pd, sponda renziana, che hanno presentato un'interrogazione al ministero dei Trasporti. "È evidente che occorre fare chiarezza sui contratti che intercorrono tra lo Stato e le società di gestione dei servizi aeroportuali - scrivono i due - anche in riferimento ai contratti di sub concessione che vengono stipulati tra le società di gestione degli aeroporti e gli esercizi e le attività economiche che si trovano all’interno dell’aerostazione".
I numeri dicono questo. Adr paga ogni anno un canone di concessione per gli scali aeroportuali di Roma (a Fiumicino si deve aggiungere Ciampino, l'aeroporto minore della capitale) che l'anno scorso è stato pari a 31 milioni di euro (28 nel 2013). Tanto vengono valutati tutti i servizi che insistono sull'aera, dal transito dei passeggeri agli spazi affittati alle compagnie, passando per la subconcessione delle aree commerciali. A fronte dell'esborso, la società ha dichiarato nel 2014 ricavi per un totale di 726 milioni di euro.
Di questi, 206 milioni derivano da attività commerciali “non aviation”, pari al 28 % dei ricavi totali di gestione. la componente “retail” (o subconcessioni commerciali) ha conseguito un risultato positivo, con ricavi pari a oltre 103 milioni di euro, in crescita dell’8,6% sul 2013. La subconcessione dei 140 negozi che operano al Leonardo da Vinci ha fruttato dunque ad Adr introiti per una media di 735mila euro ad esercizio commerciale.
"Il rapporto - scrivono Anzaldi e Bonaccorsi - presenta spesso evidenti sproporzioni con i canoni pagati dagli esercizi commerciali, in regime di sub concessione, di gran lunga più elevati rispetto al canone di concessione stabilito dal Demanio tant’è che il rapporto, a volte, risulta essere di 1 a 20 con evidenti ripercussioni negative a danno dello Stato". Un business conveniente, dunque. Per ogni euro che viene versato alla collettività, Adr ne guadagna più o meno 19.
Chiarito questo punto, si deve tenere in considerazione un ulteriore aspetto. Le indagini della magistratura si stanno orientando verso cause che riguarderebbero una gestione superficiale della manutenzione ordinaria, e sulle cause che non hanno portato ad un rapido intervento antincendio quando le fiamme risultavano ancora domabili.
Eppure nel regolamento per l'Affidamento aeroporti demaniali per l’aviazione generale - che ogni società concessionaria deve stipulare con l'Enac (Ente nazionale aviazione civile) - tra gli obblighi di Adr risultano: "La conduzione e manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le opere, impianti e infrastrutture di volo; [...] Il presidio per il primo intervento di soccorso e antincendi".
Obblighi paradossali, se riletti dopo il disastro di qualche settimana fa. Parte di un sistema che "ha quindi ripercussioni assolutamente negative non solo nel rapporto tra canone e concessioni dal punto di vista del Demanio ma anche nell’ambito della sicurezza e delle economie che vengono applicate dagli esercizi all’interno degli aeroporti per il contenimento dei costi". Un assurdo, insomma. Non solo le casse dello stato incassano le briciole, ma a fronte degli enormi ricavi i concessionari avrebbero trascurato le basilari norme di sicurezza e pronto intervento alle quali sono tenuti per legge. La risposta del governo dovrebbe arrivare oggi. Peccato che, per muoversi, ci sia voluto l'enorme rogo del Terminal 3.