m.m. nome in codice unico libro mario mori

I 57 GIORNI DEI MISTERI – IL GENERALE MARIO MORI NEL LIBRO “M.M. NOME IN CODICE UNICO” RIPERCORRE IL PERIODO CHE INTERCORSE TRA LA STRAGE DI CAPACI E QUELLA DI VIA D’AMELIO: DAL GIORNO IN CUI IL PROCURATORE CAPO, PIETRO GIAMMANCO, NON INFORMÒ BORSELLINO DELLA PREPARAZIONE DI UN ATTENTATO NEI SUOI CONFRONTI, ALL’INTERESSE CHE IL GIUDICE ANTIMAFIA MANIFESTÒ PRIMA DI MORIRE PER IL DOSSIER MAFIA E APPALTI FINO ALL’ARCHIVIAZIONE, NEL SILENZIO DI FERRAGOSTO, DEL…

Da “il Giornale”

 

M.M. Nome in codice unico Libro mario Mori

Pubblichiamo un estratto del libro scritto dal generale dei Carabinieri Mario Mori con Fabio Ghiberti dal titolo «M.M. Nome in codice unico» (la Nave di Teseo, 224 pagine, 20 euro), già in libreria. Nel capitolo pubblicato, tutti i dubbi sui fatti intercorsi tra l’attentato al giudice Giovanni Falcone del 13 maggio 1992, e quello a Paolo Borsellino, avvenuto solo 57 giorni più tardi. Un excursus puntuale e documentato da parte di uno componenti fondativi del Ros, il raggruppamento operativo speciale che si occupò in prima linea della lotta alla criminalità organizzata.

 

Testo di Mario Mori

 

Tra le due stragi successero le seguenti cose. Le elenco in maniera fredda, senza trarre alcuna conseguenza, ma un quesito lo voglio porre: se di fronte a ciò che sto per raccontare si applicasse la poetica teoretica dei miei detrattori, a quali conclusioni si dovrebbe giungere?

 

pietro giammanco paolo borsellino

1. Il 19 giugno 1992 due ufficiali del ROS, i capitani Umberto Sinico e Giovanni Baudo, informano direttamente Borsellino di avere ricevuto notizie confidenziali da una fonte di un altro nostro eccellente ufficiale di PG, il maresciallo Antonino Lombardo, sulla preparazione di un attentato nei suoi confronti, precisando che in merito erano stati formalmente allertati gli organi istituzionali competenti per la sua sicurezza. Anche per Antonio Di Pietro vi erano le stesse avvisaglie. Giammanco, che aveva ricevuto specifica informativa sul punto, la trasmise per competenza alla procura di Caltanissetta, ma non informò Borsellino.

 

pietro giammanco paolo borsellino

2. Il 25 giugno 1992 Borsellino mi chiese un incontro riservato che si svolse a Palermo nella caserma Carini, presente anche il capitano De Donno. Il magistrato, che già aveva ottenuto dal ROS il rapporto «Mafia e appalti» quando era a Marsala – in merito ci sono le dichiarazioni processuali a conferma da parte dei magistrati Alessandra Camassa, Massimo Russo e Antonio Ingroia, oltre a quelle dell’allora maresciallo Carmelo Canale –, sostiene di volere proseguire le indagini già coordinate da Giovanni Falcone, che gliene aveva parlato ripetutamente, e sollecita la disponibilità operativa del capitano De Donno e degli altri militari che avevano condotto l’inchiesta.

 

mario mori

3. Il 2 luglio 1991, come detto, avviene la cattura di cinque indagati, tra i quali Giuseppe Li Pera, all’epoca capo area per la Sicilia di un’importante società del Nord. Provvedimento che noi del ROS, che molto credevamo nelle nostre indagini, ritenemmo riduttivo. Vi è anche da dire che l’indagine era in fieri e pertanto continuavamo a confidare in prossimi e futuri sviluppi.

 

4. Il 12 luglio 1992 il procuratore Giammanco, che evidentemente non credeva alla «centrale unica» di falconiana memoria, invia quasi per intero l’informativa ROS sugli appalti ad altri uffici giudiziari siciliani «per conoscenza e per le opportune determinazioni di competenza».

Riporto il dato arido, senza entrare nel merito delle scelte giuridiche che non mi competono, ma di certo la circostanza non aiutò a portare avanti l’inchiesta per come era stata concepita.

 

strage via d'amelio 2

5. Il 13 luglio 1992 i sostituti procuratori Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato chiedono l’archiviazione per i fatti e le residue posizioni di quel primo troncone. Devo pensare che il materiale rimasto non fosse sufficiente a sostenere efficacemente l’accusa, ma devo anche dire che non fummo interpellati per eventuali approfondimenti. Si seguiva intanto una pista la cui traccia si trovava già nell’informativa del 16 febbraio 1991: la SIRAP, ente economico della regione siciliana incaricato di gestire l’enorme cifra di mille miliardi dell’epoca per la creazione di venti aree industrializzate nel territorio della regione Sicilia. La relativa informativa, che sarà depositata meno di due mesi dopo, il 5 settembre 1992, darà poi luogo a venticinque ordini di custodia cautelare.

 

MARIO MORI

6. Il 14 luglio 1992 in una riunione dei magistrati della procura di Palermo, Borsellino chiede notizie sull’inchiesta e manifesta chiaramente il suo interesse a riprenderla e svilupparla ulteriormente. Dalle successive dichiarazioni al CSM da parte dei presenti a quella riunione, non emerge che qualcuno in quella circostanza lo abbia informato della menzionata richiesta di archiviazione.

Guido Lo Forte era tra i presenti.

 

7. Il 16 luglio 1992 si tiene a Roma una cena tra Borsellino, l’onorevole Carlo Vizzini e i magistrati palermitani Guido Lo Forte e Gioacchino Natoli. Nel corso dell’incontro (a riguardo c’è la testimonianza processuale di Vizzini) Borsellino manifesta un grande interesse per il tema dei rapporti tra la mafia e gli appalti («l’argomento che impegnò il tempo più grande della cena fu un forte interesse del dottore Borsellino alla vicenda di mafia e appalti»).

falcone borsellino

 

8. Il 19 luglio 1992, di primo mattino, Borsellino riceve la telefonata del procuratore Giammanco che gli conferisce la delega a occuparsi delle indagini di mafia relative a Palermo e provincia. Nel pomeriggio il magistrato viene ucciso da un’autobomba unitamente ai cinque agenti della sua scorta.

 

9. Il 22 luglio 1992, tre giorni dopo la morte di Borsellino, il procuratore Giammanco inoltra al GIP del tribunale di Palermo la richiesta di archiviazione.

 

mario mori foto di bacco

10. Il 23 luglio 1992 otto componenti della DDA di Palermo (Ignazio De Francisci, Giovanni Ilarda, Antonio Ingroia, Alfredo Morvillo, Antonio Napoli, Teresa Principato, Roberto Scarpinato e Vittorio Teresi) redigono un documento per denunciare la conduzione di Giammanco e le condizioni di insicurezza in cui si svolge il loro lavoro, giungendo a prospettare financo le loro dimissioni dall’ufficio.

giovanni falcone paolo borsellino

 

11. Il 14 agosto 1992, il GIP del tribunale di Palermo, dottor Sergio La Commare, archivia. La decisione passa inosservata nella completa distrazione tipica del periodo ferragostano.

mario morifalcone borsellinovia d'amelio

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…