ITALIA RIN-DRONATA – GLI STATI UNITI HANNO APPROVATO LA VENDITA AL NOSTRO PAESE DI SEI GRANDI DRONI MQ-9 REAPER, DESTINATI A RICOSTITUIRE LA FLOTTA DI VELIVOLI SENZA PILOTA DELL’AERONAUTICA MILITARE – C’È PERÒ UN GIALLO: IL COMUNICATO AMERICANO SOSTIENE CHE “IL GOVERNO ITALIANO HA RICHIESTO DI COMPRARE” I SEI DRONI, ELENCANDO UNA LUNGA SERIE DI DOTAZIONI E IL PREZZO FINALE DI 738 MILIONI DI DOLLARI. MA NON RISULTA CHE IL MINISTERO DELLA DIFESA ABBIA MAI FORMALIZZATO IL CONTRATTO…
Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per www.repubblica.it
Gli Stati Uniti hanno approvato la vendita all’Italia di sei grandi droni MQ-9 Reaper, destinati a ricostituire la flotta di velivoli senza pilota dell’Aeronautica militare. Si tratta dell’ultima evoluzione del celebre Predator, protagonista delle missioni contro i capi jihadisti [...]
C’è però un giallo. Il comunicato americano sostiene che “il governo italiano ha richiesto di comprare” i sei droni, elencando una lunga serie di dotazioni e il prezzo finale di ben 738 milioni di dollari. Ma non risulta che il ministero della Difesa abbia mai formalizzato il contratto.
Nel documento di programmazione del dicastero, presentato lo scorso ottobre dal ministro Guido Crosetto, viene previsto l’acquisto di nuovi Reaper per sostituire i vecchi Predator mandati in pensione. Ma c’è lo stanziamento di soli 23 milioni in tre anni: troppo poco rispetto al costo dell’operazione.
Il nostro Paese è stato assieme alla Gran Bretagna il pioniere europeo nell’impiego degli “aerei a pilotaggio remoto”, schierati a sostegno del contingente in Afghanistan e poi della coalizione internazionale contro l’Isis: un’attività sempre e solo limitata alla ricognizione.
Nel comunicato statunitense è scritto che “l’Italia ha già gli MQ-9 con capacità di attacco”. Nel 2015 gli Usa hanno dato via libera alla cessione degli armamenti – missili Hellfire e bombe a guida laser - e ai tempi del governo Draghi il Documento di programmazione della Difesa ha annunciato l’introduzione per i Reaper – il cui nome significa esplicitamente “Falciatore” - della “capacità di difesa dal cielo”, ossia del lancio di missili. La conversione in bombardieri però non sembra che finora sia stata realizzata.
Sorprende anche il prezzo indicato dagli Usa: 738 milioni di dollari vogliono dire in media oltre 120 milioni per mandare in volo un singolo Reaper. Si tratta di un costo superiore a quello dei caccia F-35 o Eurofighter.
La cifra probabilmente dipende dagli equipaggiamenti elettronici hitech. La commessa approvata infatti include dodici Multi-Spectral Targeting System: sono sensori che uniscono un visore ottico, uno a infrarossi e uno laser, con il risultato di ottenere immagini dettagliate in qualsiasi condizione metereologica e anche di notte. [...]
GUIDO CROSETTO - GIORGIA MELONI
Più rilevanti dal punto di vista strategico sono i nove radar ad apertura sintetica Lynx per la sorveglianza marittima. Sono radar miniaturizzati – pesano meno di cinquanta chili – che scrutano tutto in un raggio di 87 chilometri con una definizione di tre metri. Dimezzando la portata, la definizione aumenta fino a trenta centimetri, permettendo di cogliere ogni particolare incluso il periscopio di un sottomarino. Poiché ogni drone può restare in aria per ventiquattr’ore, un solo Reaper può tenere sotto controllo l’intero Canale di Sicilia.
giorgia meloni con guido crosetto nella camionetta dell esercito 2
Questi sistemi radar dovrebbero contribuire a colmare le carenze italiane nella ricognizione sul mare nel momento di massima tensione nel Mediterraneo: le nostre forze armate non dispongono di aerei da pattugliamento e – come hanno spiegato in audizione parlamentare i vertici della Difesa – in alcune occasioni hanno dovuto chiedere l’intervento di quelli dell’Us Navy schierati a Sigonella.
C’è un ultimo aspetto. L’evoluzione dei conflitti avvenuta negli ultimi tre anni ha creato numerose perplessità sull’efficacia dei Reaper. Si tratta infatti di strumenti disegnati per operare in assenza di contraerea o di caccia nemici - come accadeva durante le missioni contro i covi di Al Qaeda o contro le auto dei capi jihadisti - che mostrano forti limiti negli scenari attuali.
Sono lenti: la velocità massima è di 500 chilometri orari; quella di crociera intorno a 300 chilometri. Sono poco manovrabili e alquanto fragili. I Sukhoi russi ne hanno abbattuto uno americano nel Mar Nero e danneggiato un altro in Siria soltanto con l’onda d’urto provocata dalle accelerazioni dei jet a distanza ravvicinata. I missili degli Houti ne hanno distrutti almeno due e altri tre sono stati intercettati sulla Libia.
Uno dei nostri Predator è precipitato in Tripolitania nel 2019: le milizie di Haftar hanno sostenuto di averlo colpito mentre le nostre autorità hanno parlato di un incidente tecnico durante una missione sul Mediterraneo. [...]