
CHE GIRAMENTO DI PALE IN MAREMMA - IL CONSIGLIO DI STATO, CON UNA CLAMOROSA SENTENZA HA ACCOLTO IL RICORSO DI ITALIA NOSTRA E DI CINQUE CITTADINI E BOCCIATO IL PROGETTO DELLA "EWIND 28", CHE PREVEDEVA L'INSTALLAZIONE DI UN IMPIANTO EOLICO NELLE CAMPAGNE DI ROCCALBEGNA, SUL MONTE AMIATA, IN PROVINCIA DI GROSSETO - GLI AMBIENTALISTI SI SCAGLIANO CONTRO I PROGETTI DA UN MILIARDO, QUATTRO DEI QUALI PRESENTATI DA UN MISTERIOSO GEOMETRA CHE VIVE IN PROVINCIA DI FOGGIA, ANTONIO VISCONTI, TITOLARE DI UNA SOCIETÀ CON UN CAPITALE SOCIALE DI SOLI 2500 EURO. È TUTTO IN ORDINE? C’È QUALCUNO DIETRO?
IL GEOMETRA FOGGIANO (CON CAPITALE DI 2.500 EURO) DIETRO IL MAXI PARCO EOLICO IN MAREMMA
Estratto dell'articolo di Gian Antonio Stella per www.corriere.it
Le classifiche di Forbes non se ne sono ancora accorte e forse manco l’Agenzia delle Entrate ma il geometra Antonio Visconti, che vive in una palazzina quadrifamiliare in un paesino di 2.005 anime sull’Appennino Dauno foggiano e ha l’ufficio in una casetta minima dello stesso borgo, ha presentato quasi la metà di un grandioso mega-progetto di spropositate pale eoliche per un valore complessivo di un miliardo. Il tutto partendo da micro imprese con capitale sociale di diecimila euro. Il costo di una Panda usata.
Bum! L’hanno scoperto Francesco Pratesi, il figlio del fondatore del Wwf scomparso giorni fa, gli ambientalisti del Tess (Transizione energetica senza speculazione), Italia Nostra, Amici della Terra e Maremma Viva che si stanno battendo contro «l’installazione di oltre 100 pale eoliche sui campi e sulle colline della Maremma prospicienti le rinomate aree protette della costa, da Grosseto fino alla Tuscia laziale».
E accusano: «Ogni “parco” (ma fa ribrezzo usare questo appellativo) prevede in media l’installazione di dieci pale: non si tratta però delle solite pale alte circa 60/70 metri, bensì anche delle “Vestas V172” alte 200 metri o addirittura delle “V236” alte 236 metri, piantate su piattaforme di cemento dalla superficie spropositata».
Per capirci, il più alto edificio d’Italia è oggi la Torre UniCredit di Milano, che con la guglia a spirale raggiunge un’altezza di 231 metri: ogni pala eolica svetterebbe cinque metri più su. Schiantando nel confronto non solo il paese di Magliano in Toscana, che ha un’altitudine di 128 metri (la metà), ma la stessa ciminiera della centrale di Montalto di Castro, che si vede in lontananza da 50 chilometri di distanza ed è alta 150 metri: 86 di meno.
Per non dire della ferita inferta a un paesaggio storico amatissimo da tutti gli italiani e più ancora dai viaggiatori stranieri, dove i casali alti sette metri e i cipressi alti dieci sono l’essenza umana e culturale dei panorami collinari di poderi, ulivi e vigneti (in questo caso del Morellino) [...]
Vale davvero la pena di piazzare quei mastodonti lì? In un territorio «che si è da poco riscattato, grazie al sudore della fronte degli agricoltori e a investimenti importanti, da secoli di malaria e miseria, puntando su un’agricoltura di qualità e un turismo selezionato di amanti della natura»? Con impianti «che hanno un ciclo di vita di appena 20/25 anni» senza alcuna garanzia «che le pale vengano al termine smantellate» col rischio che quei ciclopici «ventilatori» restino poi abbandonati come «tetre vestigia dell’odierna foga speculativa»?
No, rispondono gli ambientalisti: a prescindere dai danni che le pale spinte alla massima velocità farebbero «agli uccelli non solo migratori ma anche rapaci molto presenti in quelle zone», la Maremma a sud di Grosseto «non è nota per essere particolarmente ventosa, fatte salve alcune folate di vento soprattutto notturne». Tant’è vero che «la società del Sig. Antonio Visconti di Castelluccio dei Sauri (FG), con capitale di diecimila euro, non ha presentato le statistiche relative al cosiddetto «vento costante» ma solo quelle relative al «vento medio». In pratica le pale resterebbero ferme per gran parte del tempo». E allora, che senso c’è?
Il tema è sempre lo stesso: poiché il governo, le Regioni e i Comuni preferiscono declamare a chiacchiere la necessità delle energie alternative ma allo stesso tempo stare alla larga dalla scelta di questo o quel territorio per non incorrere nella collera e nelle rivolte di questa o quella popolazione (di elettori), la proposta di questi «parchi» fotovoltaici o eolici viene di fatto lasciata a imprese multinazionali o bucanieri del business più spregiudicato che troppo spesso, come è ormai dimostrato da troppi esempi, se ne infischiano dell’ambiente, del paesaggio, delle tradizioni storiche locali. E con l’appoggio di professionisti pronti a scommettere «a prescindere» su questo o quell’«affare», sparano raffiche di progetti, progetti, progetti... Gran parte saranno scartati? Qualcuno, bene o male, dovrà ben passare!
Ed ecco che, come dicevamo, dietro proposte spropositate e miliardarie possono spuntare appunto figuri improbabili come quello scovato nelle carte da Francesco Pratesi e gli altri: Antonio Visconti, quarant’anni, che sventola un grande cognome «milanese» [...] e una sede domiciliata, in coabitazione con un alveare di altre società, in una palazzina di via Ripamonti, ma è nato e cresciuto e vive e risulta fare il geometra (villette unifamiliari) in quel paese già citato, Castelluccio dei Sauri.
Una contrada del Subappennino Dauno dove, dalle visure catastali, risulta avere lo studio in uno stabile quadrato a un piano tipo garage con una porta e una finestrella in via Circonvallazione, che a dispetto della denominazione «metropolitana» è una viuzza di basse casupole popolari alla periferia del paesello.
Domanda: è credibile che quasi la metà (quattro su dieci) dei progetti fantasmagorici e costosissimi di cui parliamo abbia come riferimento lui? Come han potuto quei progetti «aver credito presso il Mase (ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica) nel far avanzare speditamente l’iter autorizzativo dei loro piani di scempio del territorio?», chiedono gli ambientalisti.
E spiegano: «La tecnica utilizzata dagli speculatori è stata semplice ma diabolica al tempo stesso. Un esempio per tutti: a gennaio 2024, dalla “Gruppo Visconti Srl”, capitale versato duemila e 500 euro, detenuta al 50 per cento da tale Antonio Visconti e dalla moglie Laura Zingarelli residenti in Castelluccio dei Sauri in provincia di Foggia (ognuno di essi ha versato mille e 250 euro), nascono una serie di nuove società che, ad aprile, presentano al Mase dieci progetti eolici per un valore complessivo di circa 1 Miliardo di Euro». È tutto in ordine? Toc toc: c’è qualcuno dietro?
TOSCANA, UNA SENTENZA ADESSO FA TREMARE I NUOVI PARCHI EOLICI
Estratto dell'articolo di Mauro Lissia per "Il Fatto Quotidiano"
La tutela del paesaggio storico viene prima degli interessi d’impresa perché è un valore di rango costituzionale. È il principio fondamentale per il quale il Consiglio di Stato, con una clamorosa sentenza pubblicata lo scorso 5 marzo, ha riformato la decisione del Tar Toscana e ha accolto il ricorso di Italia Nostra e di cinque cittadini. È stato, quindi, bocciato definitivamente il progetto della Ewind 28, contrastato dalla Soprintendenza paesaggistica e dall’Unione dei Comuni ma autorizzato dalla Regione nel 2021, a installare un impianto eolico nelle campagne di Roccalbegna, sul Monte Amiata, in provincia di Grosseto.
La decisione dei giudici di Palazzo Spada (il presidente è Vincenzo Neri, relatore Emanuele Loria) ha confermato in 25 importantissime cartelle che le norme del decreto Draghi, rivolte a facilitare e accelerare la realizzazione di progetti a energia rinnovabile, non sono insuperabili se rapportate alla difesa di un bene più prezioso del business legato al fabbisogno energetico e hanno dato indirettamente ragione al governo regionale della Sardegna, il primo a imporre con legge una rigorosa disciplina e limiti reali all’assalto delle imprese.
La sentenza è in palese contrasto con quanto stabilito il 22 dicembre 2017 dal governo Gentiloni su un caso molto simile che riguardava Cortona, citato dai giudici: davanti al secco no all’installazione di un impianto eolico opposto dalle soprintendenze di Arezzo, Grosseto e Siena, palazzo Chigi sostenne che “dalla comparazione degli interessi coinvolti nel procedimento in esame, individuati da un lato nella tutela paesaggistica, da riferirsi ad area contermine, e da un altro lato nello sviluppo della produzione di energia da fonte rinnovabile, nonché nella valenza economica dell’opera in argomento, di considerare prevalente l’interesse all’incremento delle fonti di energia rinnovabili”. Parere confermato il 29 ottobre 2021 dal governo Draghi.
Il caso esaminato dai magistrati amministrativi, che riguarda un solo aerogeneratore verniciato di rosso e verde, alto 75,6 metri, destinato a pregiudicare la visuale in un’area delicatissima vicina al torrente Trasubbio e vicinissimo a un podere storico, è destinato inevitabilmente a fare giurisprudenza: i Comuni impegnati a difendere il proprio territorio e le associazioni ecologiste hanno adesso in mano una decisione assunta ai massimi livelli della giustizia amministrativa, un’arma potente per proteggere il paesaggio dalla proliferazione incontrollata di torri eoliche e pannelli fotovoltaici.
Sostiene la quarta sezione del Consiglio di Stato, accogliendo il ricorso elaborato dall’avvocato Michele Greco, che “l’impatto visivo è uno degli impatti considerati più rilevanti fra quelli derivanti dalla realizzazione di un campo eolico” e che “il paesaggio, quale bene potenzialmente pregiudicato dalla realizzazione di opere di rilevante impatto ambientale, si manifesta in una proiezione spaziale più ampia di quella riveniente dalla sua semplice perimetrazione fisica consentita dalle indicazioni contenute nel decreto di vincolo.
In altri termini, il paesaggio si manifesta in tali casi quale componente qualificata ed essenziale dell’ambiente, nella lata accezione che di tale bene giuridico ha fornito l’evoluzione giurisprudenziale, anche di matrice costituzionale”. Impatto visivo e percezione, come dire elementi che finalmente richiamano la sensibilità umana e il valore della bellezza, al di là delle crude prescrizioni tecniche. [...]