IL GIUDICE SE NE VA E LASCIA UNA SORPRESINA NEL SUO ARMADIO – IL GIP MILANESE, GUIDO SALVINI, È ANDATO IN PENSIONE E HA LASCIATO 297 RICHIESTE DI RINVIO A GIUDIZIO MAI FISSATE, DAL 2020 AL 2023 – CI SONO ANCHE 40 CASI CHE RIGUARDANO VIOLENZE SESSUALI, STALKING E MALTRATTAMENTI FAMILIARI E ALTRI REATI CHE PER LEGGE AVREBBERO DOVUTO AVERE TRATTAZIONE PRIORITARIA PERCHÉ “CODICE ROSSO” – IL GIUDICE: “NON HO LASCIATO UN SOLO PROCESSO IMPORTANTE, TUTTA ROBA BUONA PER UN’AMNISTIA, SCARTI...”
Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”
Duecentonovantasette richieste di rinvio a giudizio mai fissate dal giudice, in 11 casi dal 2023 e in tutti gli altri casi dal 2022-2021-2020 (uno dal 2019), delle quali 40 per imputazioni di violenze sessuali, stalking, maltrattamenti familiari, pedopornografia, tentato omicidio e altri reati che per legge avrebbero dovuto avere trattazione prioritaria perché di «codice rosso»: spuntano ora dall’armadio del giudice milanese delle indagini preliminari Guido Salvini appena andato in pensione a metà dicembre 2023, insieme a 90 opposizioni a richieste di archiviazione, e a 900 richieste di archiviazioni di ignoti.
Un arretrato la cui scoperta ha indotto ieri il dirigente dell’Ufficio Gip, Aurelio Barazzetta, e il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, a comunicare al locale Consiglio Giudiziario un provvedimento urgente: tre apposite udienze sono fissate il 12, 20 e 27 giugno affinché futuri nuovi giudici vaglino almeno i 40 «codice rosso», un fascicolo di associazione mafiosa e due di corruzione […]
Consulente della Commissione parlamentare antimafia, di quella sul sequestro Moro e in passato di quella sulle Stragi, autore dei libri «La maledizione di piazza Fontana» e «Domenica mattina presto – Liste di pensieri», sul suo sito Salvini rimarca che «per ragioni di indipendenza personale non aderisco ad alcuna corrente organizzata della magistratura», ricordandosi «fin dagli anni ’80 giudice istruttore a Milano», dove «ho condotto le indagini sul terrorismo di sinistra e di destra», e «riaperto le indagini sulla strage di piazza Fontana».
[…] Salvini rivendicava – a consuntivo dei propri 40 anni in toga passati anche per la scoperta degli assassini dello studente di destra Sergio Ramelli, i processi ai trapper, il no ad archiviare un filone MontePaschi, e da ultima la «loggia Ungheria» – che «quello che ho sempre cercato di fare è avere cura dei processi piccoli come di quelli grandi che danno visibilità, perché per l’imputato comune quel piccolo processo è il “suo” processo».
Subentratagli nel ruolo al rientro dalla maternità, la gip Teresa De Pascale ha scritto ai vertici di «non aver ricevuto alcuna relazione sullo stato del ruolo da parte del collega uscente», la cui cancelleria ha dunque ricostruito 297 richieste di giudizio (tra cui i 40 «codice rosso») non fissate negli anni, un tentato omicidio, un’associazione mafiosa, un’associazione a delinquere con 8 imputati di corruzione e truffa e immigrazione clandestina, un fascicolo con 36 imputati di falso e accesso abusivo a sistemi informatici, uno con 8 imputati per stupefacenti, e altri 17 fascicoli o già prescritti o prossimi a prescrizione (tra i quali uno con 30 indagati), 90 opposizioni a richieste di archiviazione, 900 richieste di archiviazioni.
[…] Ieri, interpellato dal Corriere sul provvedimento del Tribunale, Salvini afferma che i «codice rosso» non fissati «erano fascicoli senza misure cautelari, spesso di stranieri irreperibili o non più attuali, scarti. Non ho lasciato un solo processo importante, tutta roba buona per un’amnistia.
Tutti, quando lasciano l’Ufficio, lasciano fascicoli da fissare, basta non ci siano misure cautelari. Io avevo la statistica nell’assoluta media, sempre rapportata al capo ufficio che non ha mai rilevato nulla: solo negli ultimi 3 mesi ho dato la prevalenza a “loggia Ungheria” per poterlo finire, essendoci magistrati persone offese».