marta cartabia

LA FINE DELLA GIUSTIZIA SPETTACOLO – NEL NUOVO REGOLAMENTO "GARANTISTA" BY CARTABIA È FATTO DIVIETO DI ASSEGNARE AI PROCEDIMENTI PENDENTI DENOMINAZIONI LESIVE DELLA PRESUNZIONE DI INNOCENZA (L'ESEMPIO PIÙ CELEBRE È FORSE “MAFIA CAPITALE”) - NELLE CONFERENZE STAMPA DEI PROCURATORI, DA LIMITARSI AI CASI DI "PARTICOLARE RILEVANZA PUBBLICA DEI FATTI", IL MAGISTRATO NON DOVRÀ MAI PRESENTARE LA FIGURA DI UN INDAGATO O ARRESTATO COME DI UN "COLPEVOLE", E ANZI DOVRÀ…

Francesco Grignetti per “La Stampa”

 

marta cartabia a cernobbio

Un'epoca sta per finire. Quella delle inchieste penali con i nomi ad effetto. Basta spettacolarizzazione: la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha depositato qualche settimana fa in Parlamento un nuovo Regolamento, da oggi all'esame delle Camere, che vuole dettare regole più stringenti ai magistrati.

 

È un qualcosa che l'Europa impone a tutti i Ventisette Paesi membri, di rafforzare in ogni aspetto la presunzione d'innocenza dei propri cittadini. Ma se nell'ordinamento italiano la presunzione di innocenza è ben presente, non può dirsi lo stesso per gli aspetti mediatici. E qui interviene il Regolamento. Con alcune nuove semplici regole: nelle conferenze stampa dei procuratori, da limitarsi ai casi di «particolare rilevanza pubblica dei fatti», il magistrato non dovrà mai presentare la figura di un indagato o arrestato come di un «colpevole», e anzi dovrà chiarire in che fase del procedimento ci si trova.

 

marta cartabia a genova - commemorazione ponte morandi

Se si è soltanto alle prime battute, si dovrà spiegare chiaramente che una verità giudiziaria ancora non c'è e che si dovrà aspettare l'esito finale. Se poi un indagato o imputato si sentisse leso da qualche atto giudiziario (salvo gli atti del pubblico ministero) che precede una sentenza, perché presentato come colpevole, potrà chiedere di modificarlo tramite il suo avvocato.

 

Ma la rivoluzione culturale targata Cartabia viene all'articolo 3 del Regolamento: «È fatto divieto di assegnare ai procedimenti pendenti denominazioni lesive della presunzione di innocenza». Fine di una moda che ha fatto la gioia dei titolisti di giornali. Capostipite dei nomi ad effetto fu senza dubbio l'inchiesta «Pizza Connection», negli Anni Ottanta. Di là c'erano l'Fbi, il procuratore Luis Freeh e il procuratore federale Rudolph Giuliani.

 

MARTA CARTABIA

Di qua, il drappello della polizia giudiziaria di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Assieme, i quattro magistrati smantellarono buona parte della mafia dell'epoca. E furono gli americani a inventarsi quel titolo così evocativo. Per Falcone e Borsellino, invece, era ancora il fascicolo «Abbate Giovanni+706».

 

 Al massimo, i giornalisti lo chiamavano «Maxi-processo». La lezione americana però piacque molto e negli anni seguenti, sempre più spesso si diede un marchio ai procedimenti. In genere sono le forze di polizia che trovano il titolo, partendo da un dettaglio o una intercettazione. E c'è da dire che chi ha inventato alcuni di questi nomignoli è un genio del marketing. L'esempio più celebre è forse «Mafia Capitale», sintesi folgorante tra il basso e l'alto, tra la peggiore forma di criminalità e la più illustre delle istituzioni.

 

Ma onore al merito per chi inventò il titolo «Aemilia» sull'infiltrazione della 'ndrangheta calabrese in Emilia-Romagna, reminiscenze di cultura classica sulla colonizzazione romana in val padana. Oppure per chi ha battezzato «Geenna» un'indagine sulla mafia in Valle d'Aosta, dimostrando una profonda cultura biblica per associare una valle maledetta vicino Gerusalemme con la Valle incontaminata degli stambecchi.

SENTENZA MAFIA CAPITALE

 

«Questa spettacolarizzazione della giustizia - dice il deputato Enrico Costa, Azione, relatore alla Camera - produce danni immensi a chi finisce nell'ingranaggio. Quando infatti a un'inchiesta viene dato un titolo accattivante, e spesso la conferenza stampa è accompagnata da spezzoni di video con pedinamenti e intercettazioni che sembrano un trailer perfetto, la pubblicità è garantita. I media e i social moltiplicheranno quel titolo e quel trailer all'infinito. Come il lancio di un film. Tutto è ben studiato.

 

PROCESSO MAFIA CAPITALE

Pare che da qualche parte ci sia perfino un ufficio che esamina la proposta di marchio e verifica che non ci siano sovrapposizioni con altre inchieste precedenti. Peccato però che di questo film si diano solo i titoli di testa, e mai quelli di coda che arriveranno con le sentenze. E intanto, se si finisce indagati, associati a un marchio di tale successo, anche se poi uno è assolto, il danno è irrimediabile».

mario draghi marta cartabia MARTA CARTABIA 1

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO, COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO