beppe giuseppe sala

CHE EXPO-LLAIO! - GLI AVVOCATI DI GIUSEPPE SALA AZZANNANO I PM DELLA PROCURA DI MILANO: “L'ACCUSA D'ABUSO D’UFFICIO E’ UN REATO DIVENUTO NELLA PRASSI COME L'ELISIR DI DULCAMARA: VALE PER TUTTE LE OCCASIONI IN CUI NON C'È NIENTE DI MEGLIO E CHE ARRIVA A CONCLUSIONE DI UN'AFFANNOSA RICERCA DI NUOVE IMPUTAZIONI, A TEMPI SCADUTI”

Maurizio Giannattasio per il “Corriere della Sera”

 

giuseppe sala

Più che difensiva è una memoria offensiva. Ieri i legali del sindaco Beppe Sala, gli avvocati Salvatore Scuto e Stefano Nespor, hanno depositato la memoria in cui chiedono alla Procura generale di archiviare l'accusa di abuso d' ufficio nei confronti del loro assistito «stante la sua manifesta e radicale infondatezza sia per l' insussistenza dei fatti addebitati, sia per l'inapplicabilità e il travisamento delle norme che si assumono violate, onde evitare di aggravare ulteriormente i danni al prestigio e all' immagine del dottor Sala».

 

marek hamsik e giuseppe sala

A metà dicembre la Procura generale ha richiesto l'archiviazione dell' accusa di turbativa d' asta nei confronti di Sala per la gara della Piastra di Expo (resta in piedi il falso ideologico per cui Sala ha chiesto il giudizio immediato), ma ha contestato al sindaco un altro reato: il concorso in abuso d'ufficio per la vicenda del «verde», ovvero la fornitura di 6.000 alberi, tramite affidamento diretto e non con una gara, procurando intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale alla Mantovani.

 

L'accusa d' abuso viene bollata dai legali del sindaco come «un reato divenuto nella prassi come l'elisir di Dulcamara: vale per tutte le occasioni in cui non c' è niente di meglio» e che arriva «a conclusione di un' affannosa ricerca di nuove imputazioni, a tempi oramai abbondantemente scaduti». Nuova accusa che fa seguito a «un' imputazione priva di qualsiasi fondamento (la turbativa d' asta, ndr)» per la quale Sala «è rimasto per sei mesi ingiustamente indagato con un grave danno alla propria immagine e al proprio prestigio». Gli avvocati stigmatizzano quelle che secondo loro sono delle «bizzarrie».

GIUSEPPE SALA

 

In un primo tempo ad essere accusato era il solo responsabi-le della gara, Angelo Paris «omettendo di riferire all' ad di Expo - si legge nella prima imputazione della Procura generale - la sussistenza delle violazioni indicate in premessa». Il commento dei legali: «Sala quindi avrebbe concorso con Paris nel commettere fatti di cui da Paris è tenuto all' oscuro».

 

Rimarcano anche che tra la prima e la seconda imputazione, non sarebbero emerse nuove prove. Aspetti, scrivono i legali, che «inducono a pensare che questa nuova contestazione, come quella precedente, sia determinata da un accanito tentativo della Procura generale di giustificare a ogni costo la decisione di avocare gli atti».

 

MARIA ELENA BOSCHI GIUSEPPE SALA

Nel merito, ricordano che il Commissario Expo era stato autorizzato da un' ordinanza del presidente del Consiglio ad avvalersi di deroghe e che il requisito dell' urgenza, «incredibilmente negato dalla Procura», era fondamentale per la realizzazione di Expo. «Se Sala avesse seguito la tesi della Procura, Expo si sarebbe svolto in un' assolata distesa di cemento».

 

L' ultimo rilievo riguarda l' ingiusto vantaggio economico a Mantovani. Il valore degli alberi «non è stato stabilito da Sala ma da una stima di Mm» per un importo di 5 milioni e 130 mila euro e che lo stesso Sala ha ottenuto un ribasso «di oltre il 15%». Conclusione: «È una contestazione costruita a tempo quasi scaduto, senza alcun nuovo elemento, rivolta contro un indagato che ha sempre svolto la sua difficile e delicata funzione in una situazione eccezionale per la ristrettezza dei tempi a disposizione, in assoluta trasparenza e nel rispetto delle regole» per «il perseguimento di un obiettivo, la celebrazione di Expo 2015, cruciale per il prestigio del Paese».

GIUSEPPE SALA

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