abu sayyaf

CALIFFATO DA SPEZZARE - NELLA GUERRA SEGRETA ALL’ISIS, INSIEME AGLI AMERICANI, SI SONO MOBILITATI I SERVIZI SAUDITI, QATARIOTI, GIORDANI E BRITANNICI - PER ELIMINARE L’ALTO DIRIGENTE DEL CALIFFATO ABU SAYYAF, GLI USA SI SONO AVVALSI DELL’AIUTO DI UN MISTERIOSO IRACHENO

Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”

 

ABU SAYYAFABU SAYYAF

Un misterioso iracheno, un interprete senza nome e con buoni agganci nel nordest della Siria dove l’Isis ha creato la sua fortezza. Difficile da prendere, ma non impossibile da penetrare. E’ l’intrigante traduttore ad aver aiutato la Delta Force americana a individuare ed eliminare Abu Sayyaf, un alto dirigente dello Stato Islamico responsabile dei traffici petroliferi. Una delle teste tagliate dalla guerra «segreta» condotta dagli alleati.

 

L’operazione contro Abu Sayyaf, sferrata il 16 maggio, mirava più alto. Il Pentagono sperava di tirare fuori dalle celle qualche ostaggio, compresa la volontaria Kayla Mueller. Le unità speciali non ci sono riuscite, però sono tornate a casa con il bottino. Carte e computer che hanno «parlato» fornendo informazioni preziose. E deve aver raccontato molto anche Umm Sayyaf, la moglie del dirigente ucciso. In attesa di essere incriminata e forse trasferita in una prigione in America, è stata spremuta da un team congiunto di Fbi-Cia.

IL GRUPPO DI ABU SAYYAFIL GRUPPO DI ABU SAYYAF

 

Ora non è chiaro se la donna sia davvero la «testimone 1», o se si tratti di una versione per coprire altre fonti. Magari spie che con grande rischio sono riuscite a violare il cerchio di sicurezza che protegge i quadri dello Stato Islamico. Resta il fatto che dalla metà di maggio, tra Siria e Iraq, sono caduti diversi esponenti jihadisti.

 

Qualche settimana dopo l’uccisione di Abu Sayyaf gli americani avrebbero spazzato via Abu Hamid, responsabile della Sharia, una morte — mai confermata dall’Isis — direttamente legata all’incursione della Delta Force. Gli iracheni, invece, avrebbero sorpreso con un raid numerosi «ufficiali», compreso Abu Samra, detto il regista per il suo coinvolgimento nella gestione dei video, e Abdulatif Al Mohammedy, responsabile degli attentatori suicidi nella regione di Falluja.

abu bakr al baghdadiabu bakr al baghdadi

 

A inizio giugno, uno strike statunitense ha devastato un centro comando a Raqqa: secondo la ricostruzione ci sono arrivati grazie ad un messaggio postato 24 ore prima su Twitter di un incauto militante. Quasi in contemporanea i caccia, imbeccati dall’intelligence, hanno polverizzato a Hawisa, a nord di Tikrit, una «fabbrica» di veicoli-bomba. Un impianto ben mimetizzato per farlo passare per una normale officina.

 

La sequenza è proseguita con il doppio colpo dei fratelli al Harzi. Tunisini, entrati da tempo nelle file del movimento, hanno assunto posizioni significative tanto da finire nella lista degli HTV, i target di alto valore. Tariq è stato neutralizzato da un missile in Iraq, Alì ha pagato il suo conto in Siria. Ultime prede della caccia due «governatori» Isis: Abu Ussama al Iraqi, responsabile di Hassaqa e Amer Rafdan, suo collega in carica a Deir ez Zour.

 

raqqaraqqa

Non confermata, invece, la fine di due «tagliatori di teste» australiani, Khaled Sharrouf e Mohamed Elomar, molto famosi per le loro apparizioni sul web. In mezzo anche uno strano episodio — rilanciato dalla stampa irachena e non verificabile — sull’avvelenamento di 45 militanti a Mosul nei primi giorni di luglio: cibo avariato o qualcuno ha contaminato il pasto dell’Iftar? Sicura, invece, la brutale esecuzione da parte dell’Isis di due attivisti a Raqqa, sorpresi mentre facevano delle foto, forse ad un ponte. In questo clima di sospetto, con gli uomini del Califfo inquieti per le infiltrazioni, ogni gesto può avere conseguenze irreparabili.

isis raqqaisis raqqa

 

E non c’è dubbio che alcune notizie su presunti tradimenti o brecce sono diffuse ad arte dalla coalizione per insinuare il dubbio.

E’ una campagna dove insieme agli americani si sono mobilitati i servizi sauditi, quelli del Qatar — capaci di aprire molte porte usando montagne di denaro — e i giordani, aiutati dai legami con i clan tribali. Uno schieramento — se sono vere le indiscrezioni dei media — nel quale sono entrati anche i britannici con i Sas e i loro gemelli Sbs.

 

Uno dei crocifissi ieri a Raqqa Uno dei crocifissi ieri a Raqqa

I risultati, anche se limitati rispetto al quadro generale, hanno spinto alcuni osservatori a suggerire al Pentagono tattiche più agili. Ossia azioni rapide e multiple affidate a reparti ridotti, creazione di avamposti mobili con la logistica al minimo, stop a operazioni in partenza da grandi basi. Il tutto sintetizzato da uno slogan affascinante: «Meno Fort Apache e più Apache».

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)

giorgia meloni tosi matteo salvini luca zaia vincenzo de luca elly schlein

DAGOREPORT - MENTRE IL PD DI ELLY, PUR DI NON PERDERE LA CAMPANIA, STA CERCANDO DI TROVARE UN ACCORDO CON DE LUCA, LEGA E FRATELLI D’ITALIA SONO A RISCHIO DI CRISI SUL VENETO - ALLE EUROPEE FDI HA PRESO IL 37%, LA LEGA IL 13, QUINDI SPETTA ALLA MELONI DEI DUE MONDI - A FAR GIRARE VIEPPIÙ I CABASISI A UN AZZOPPATO SALVINI, IL VELENO DI UN EX LEGHISTA, OGGI EURODEPUTATO FI, FLAVIO TOSI: ‘’IL TERZO MANDATO NON ESISTE, ZAIA NON HA NESSUNA CHANCE. TOCCA A FDI, OPPURE CI SONO IO”

emmanuel macron ursula von der leyen xi jinping donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT – PER TRUMP L'EUROPA NON E' PIU' UN ALLEATO MA SOLO UN CLIENTE PER IMPORRE I SUOI AFFARI - ALL’INAUGURATION DAY CI SARÀ SOLO GIORGIA (QUELLA CHE, TRUMP DIXIT, "HA PRESO D'ASSALTO L'EUROPA") MA NON URSULA VON DER LEYEN - CHE FARE DI FRONTE ALL'ABBANDONO MUSK-TRUMPIANO DI UNA CONDIVISIONE POLITICA ED ECONOMICA CON I PAESI DELL'OCCIDENTE? - CI SAREBBE IL PIANO DRAGHI, MA SERVONO TANTI MILIARDI E VOLONTÀ POLITICA (AL MOMENTO, NON ABBONDANO NÉ I PRIMI, NÉ LA SECONDA) - L’UNICA SOLUZIONE È SPALANCARE LE PORTE DEGLI AFFARI CON PECHINO. L'ASSE EU-CINA SAREBBE LETALE PER "AMERICA FIRST" TRUMPIANA

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…