HAWAII E TANTI GUAI – IL CASO DEL MEGA-BUNKER DI MARK ZUCKERBERG NELL’ISOLA DI KAUAI È DIVENTATO UNA TELENOVELA: IL FONDATORE DI FACEBOOK HA ACQUISTATO LA PROPRIETÀ PRINCIPALE (300 ETTARI) PER 100 MILIONI DI DOLLARI, NEL 2014. POI NEL 2021, ALLA CIFRA DI 53 MILIONI, HA AGGIUNTO ALTRI 241 ETTARI, TRA CUI UNA SPIAGGIA PUBBLICA (PILAA BEACH) E UN ALLEVAMENTO DI BOVINI. MA LA COMUNITÀ LOCALE SI È RIBELLATA, ACCUSANDO MARK DI NEO-COLONIALISMO (E COSTRINGENDOLO A UNA LUNGA BATTAGLIA LEGALE)
Estratto dell’articolo di Roberto Cosentino per www.corriere.it
Chi non ha mai sognato, almeno una volta nella vita, di avere una casa alle Hawaii? In pochi però hanno sognato un po' più in grande e hanno sognato un bunker sotterraneo.
Sembra una tendenza in voga nel club degli stravaganti miliardari di tutto il mondo, ma in realtà il progetto di Mark Zuckerberg ha origini lontane. Quello che appare come un vero e proprio bunker sotterraneo e definito dal co-fondatore di Meta come un «piccolo rifugio» vede le sue radici già nel 2014. Ma la storia ci porta al 1850.
[…] Nel 2014 Zuckerberg ha acquistato per 100 milioni di dollari uno spazio di oltre 300 ettari, ai quali vengono aggiunti altri 241 ettari circa nel 2021 per 53 milioni di dollari e che includono una spiaggia pubblica (Pilaa Beach) e un allevamento di bovini.
LA PROPRIETA DI ZUCKERBERG ALLE HAWAII
La campagna acquisti della famiglia Zuckerberg ha interessato l'isola di Kauai, la più antica delle Hawaii. Ma anche il bacino idrico centenario di Ka Loko. Le acquisizioni non sono state una passeggiata, per Zuckerberg. L'intera vicenda è passata (ed è tuttora) in stallo nelle aule del tribunale, con accese proteste della comunità locale che hanno additato l'operazione del fondatore di Facebook come neo-colonialismo.
[…] I kuleana sono dei piccoli appezzamenti annessi ai possedimenti di Mark Zuckerberg in territorio hawaiano, ma le acquisizioni non sono state prive di controversie e critiche. Tali terre prima del 1850 venivano gestite dalle comunità autoctone.
LA PROPRIETA DI ZUCKERBERG ALLE HAWAII
Ma allora il re Kamehameha III introdusse leggi sulla privatizzazione, con i nativi che persero i diritti sui terreni, salvo una piccola percentuale di terre, rimaste nelle mani di poche famiglie indigene e i discendenti.
Nonostante tutti questi anni, i terreni sono esposti a speculazioni e controversie legali. Secondo gli avvocati Barr & Douds, i possedimenti hawaiani di Mark Zuckerberg appartenevano a Manuel Rapozo, un immigrato portoghese che li acquistò nel 1894 e che furono poi destinati ai sette figli e ai nipoti tuttora in vita.
Nel 2016 Mark Zuckerberg ha dunque avviato delle cause legali […] al fine di chiarire i diritti di proprietà e acquisire i terreni kuleana all'interno della sua tenuta […], ma la comunità locale ha mostrato dei forti dissensi circa l'operazione del magnate statunitense.
la moglie di zuckerberg alle hawaii
Secondo i nativi hawaiani, Zuckerberg intendeva espropriare terre ancestrali, ed è stato accusato di neo-colonialismo. Questo ci porta al 2019, quando il professore in pensione Carlos Andrade (morto poi nel 2022), nativo hawaiano e comproprietario dei lotti, ha acquisito i terreni contesi per 2 milioni di dollari.
Venne poi accusato dagli stessi parenti di aver agito per conto di Zuckerberg, per superare le offerte dei consanguinei, contrari alla vendita.
mark zuckerberg alle hawaii con troppa crema solare
E in un certo senso così fu: lo stesso Andrade ammise che stava lavorando con Zuckerberg «in parte per garantire che la proprietà di famiglia non vada persa per la contea» e anche perché molti dei legittimi proprietari, probabilmente non erano (e non sono tuttora) a conoscenza di poter esercitare il loro diritto di proprietà.
Lo stesso Zuckerberg, come riportò Cnbc, disse poi: «Per la maggior parte di queste persone, ora riceveranno denaro per qualcosa che non sapevano nemmeno di avere. Nessuno sarà costretto ad abbandonare la terra».
E nel 2017, quando riconsiderò alcune cause, disse: «Vogliamo assicurarci di seguire un processo che protegga gli interessi dei proprietari, rispetti le tradizioni dei nativi hawaiani e preservi l’ambiente. Amiamo Kauai. Vogliamo essere buoni membri della comunità e preservare la terra per le generazioni a venire».
Lo scorso giugno la causa è arrivata ad un punto che ha visto una vittoria dei parenti contrari alla vendita. Wayne James Rapozo, cugino alla lontana di Andrade e come il trapassato discendente del Rapozo del 1894, aveva acquistato quote nel 2018, tre mesi dopo ha presentato una mozione per intervenire nel caso di quiet title, ma è stata respinta.
Tuttavia, nel giugno del 2024, una sentenza ha annullato la proprietà esclusiva del terreno da parte di Andrade e la Corte d'appello intermedia ha affermato che «La corte distrettuale ha commesso un errore nel respingere la richiesta di intervento di Rapozo».
[…] Ma oltre alle dispute legate ai possedimenti, alcune abbandonate da Zuckerberg nel 2017, si aggiunge una causa intentata nel 2022 per «negligenza e morte ingiusta». Tutto comincia nel 2019, quando un uomo di settanta anni, Rodney Medeiros, ingaggiato come guardia di sicurezza stagionale part-time del complesso, venne colpito da un infarto, come riporta Hawaii News Now.
Il medico della famiglia Zuckerberg lo soccorse e morì poi in ospedale. La famiglia statunitense versò poi alla famiglia un contributo di 7.500 dollari per sostenere le spese funebri dell'uomo, che ha accusato il malore che lo ha portato alla morte per via dello stress fisico subito a causa del luogo dissestato e sensibile alle piogge, stando alle testimonianze raccolte dalla famiglia del defunto.
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[…] «Ko’olau Ranch» è una tenuta sterminata, che include di tutto. Ville di lusso, ponti sospesi tra case sugli alberi, campi da tennis, piscine e il famigerato bunker sotterraneo di 465 metri quadrati. Come ha riportato una dettagliata indagine di Wired dello scorso anno, all'interno del complesso vige la più rigida segretezza.
Gli operatori e i lavoratori sono legati da accordi di non divulgazione, che vede serie ripercussioni per chi non le rispetta. Anche tra chi lavora all'interno non è possibile parlare del progetto (qualcuno lo definisce una sorta di regola alla «Fight Club») o scattarne foto.
La costruzione è avvolta da una rigida segretezza. Gli operai e tutti i lavoratori sono vincolati da severi accordi di non divulgazione (NDA). Chi viola queste clausole viene immediatamente rimosso dal progetto. Il livello di controllo è così alto che i lavoratori non possono scattare foto o discutere del progetto nemmeno tra di loro.
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L'indagine della testata statunitense ha portato persino ai documenti di pianificazione ed è emerso che il rifugio è provvisto di sistemi di approvvigionamento energetico e alimentare e che l'intero progetto è costato 270 milioni di dollari.
L'intero complesso prevede due ville, una dozzina di edifici e almeno 30 camere da letto e altrettanti bagni. Un tunnel collega le ville principali al bunker sotterraneo, dotato di una stanza meccanica, spazi abitativi e un’uscita d’emergenza accessibile tramite una scala. Le porte del rifugio saranno in metallo e riempite di cemento, come quelle anti-bomba.
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[…] In un post su Facebook del 2016, Zuckerberg disse, riferendosi a Kauai: «Abbiamo acquistato un terreno e ci impegniamo a preservarne la bellezza naturale. È pieno di animali selvatici come maiali, tartarughe, uccelli rari e foche e gli agricoltori locali lo usano per coltivare frutta e spezie».
A parlare dell'isola e delle sue attività, Zuckerberg è tornato lo scorso 10 gennaio: «Ho iniziato ad allevare bovini al Ko'olau Ranch a Kauai e il mio obiettivo è creare una delle carni bovine di qualità più elevata al mondo. I bovini sono wagyu e angus e cresceranno mangiando farina di macadamia e bevendo birra che coltiviamo e produciamo qui al ranch.
Vogliamo che l'intero processo sia locale e verticalmente integrato». E conclude, dopo aver parlato degli alberi piantati per nutrire gli animali: «Siamo ancora all'inizio del viaggio ed è divertente migliorarlo ogni stagione. Di tutti i miei progetti, questo è il più delizioso».
[…] In una recente intervista a Bloomberg, Zuckerberg ha affermato: «Abbiamo la casa base che abbiamo costruito, e abbiamo costruito un ufficio lì fuori perché lavoro lì. C'è un sacco di spazio di stoccaggio» spiega alla giornalista Emily Chang e prosegue; «chiamalo come vuoi, un rifugio anti-uragano o come vuoi. Penso che la cosa sia stata ingigantita come se l'intero ranch fosse una specie di bunker dell'apocalisse, il che non è affatto vero».
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