federico carboni suicidio assistito

"HO FATTO TUTTO PER FAR SÌ CHE LA MIA VITA FOSSE IL MEGLIO POSSIBILE" - COSÌ IL 44ENNE FEDERICO CARBONI HA SPIEGATO LA SCELTA DI DIVENTARE LA PRIMA PERSONA A SERVIRSI DEL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA: LE SUE ULTIME PAROLE SONO STATE "VI AUGURO BUONA FORTUNA, VI VOGLIO BENE" - ERA TETRAPLEGICO DA 12 ANNI DOPO UN INCIDENTE STRADALE, LE SOFFERENZE ERANO DIVENTATE TROPPE: "HO FATTO LA RIVOLUZIONE IMMOBILE IN UN LETTO" - ALLE 10.55 HA AZIONATO LA MACCHINA PER FAR ARRIVARE IL FARMACO LETALE NELLE SUE VENE. ALLE 11.05 IL DECESSO - LA MADRE L’HA ABBRACCIATO, L’HA BACIATO, ACCAREZZATO: "HA FATTO TUTTO QUELLO CHE DOVEVA" - VIDEO

 

Giusi Fasano per www.corriere.it

 

federico carboni 1

«Vi auguro buona fortuna, vi voglio bene». Poi quell’uomo sfinito dalla vita ha premuto il tasto per azionare l’«aggeggio», come lo chiamava lui, e far arrivare nelle sue vene il farmaco mortale. Alle 10.55 il solo dito che lui fosse in grado di muovere ha dato l’ordine di partenza alla pompa. Alle 11.05 Mario Riccio, medico anestesista, ha annotato il decesso.

 

Per la prima volta nel nostro Paese un uomo si è congedato dalla vita con il suicidio medicalmente assistito. E prima di farlo ha deciso che era arrivato anche il momento di svelare al mondo la sua vera identità: non si chiamava «Mario», come abbiamo imparato a conoscerlo, ma Federico Carboni. Aveva 44 anni e viveva a Senigallia, in provincia di Ancona.

 

federico carboni 2

Italia e Svizzera

Da ieri sul fronte del fine vita siamo anche noi un po’ Svizzera, dove finora tanti italiani hanno scelto di andare a morire con il suicidio assistito che lì è concesso dalla legge. In Italia invece una legge sull’argomento non c’è. E non c’è malgrado il richiamo della Corte costituzionale che nel 2019 sollecitò il Parlamento ad approvarla. Finché non lo farete — dissero in sostanza i giudici della Consulta — chi aiuterà qualcuno a morire non sarà punibile se ricorreranno alcune condizioni.

 

La Corte si stava esprimendo sul caso di Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Coscioni che aveva accompagnato in Svizzera a morire dj Fabo, tetraplegico dopo un incidente stradale.

 

federico carboni morto col suicidio assistito

E disse, appunto, che Cappato non era punibile perché per dj Fabo esistevano quattro condizioni fondamentali: 1) è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitali; 2) era affetto da una patologia irreversibile; 3) la sua patologia era fonte di sofferenze intollerabili; 4) lui era pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.

 

Le condizioni

Anche per Federico ieri valevano queste condizioni, riconosciute dalla sua asl di riferimento (la Asur Marche) dopo quasi due anni di battaglie legali, fra cause penali, ricorsi, diffide...

 

filomena gallo 2

«Due anni di ostinazione e determinazione», come li ha definiti lo stesso Cappato che ieri mattina era al capezzale di Federico assieme a Filomena Gallo, avvocata e Segretaria nazionale della Coscioni. Sofferente più di sempre per un’infezione che lo tormentava da settimane, lui se n’è andato sereno. Chiedeva ogni giorno se finalmente fosse arrivata o no il macchinario che gli avrebbe consentito di mandare in vena la pozione letale, chiamiamola così. Avrà ripetuto mille volte che «io ho sempre osservato le leggi e ho voluto resistere anche per chi verrà dopo di me».

 

«Ora potete fare tutto»

filomena gallo 1

Accanto a lui, nella stanza, sono rimasti prima gli amici più stretti, l’infermiere che lo ha sempre assistito, sua madre e suo fratello. Poi, nel momento del finale (ripreso dalle telecamere) c’erano l’anestesista, il suo medico curante, Filomena Gallo e Marco Cappato: «Ora potete fare tutto», ha detto lui sorridendo.

 

Inutile ricordargli che avrebbe potuto fermarsi anche all’ultimo istante. Non voleva fermarsi. Voleva soltanto andare via dal mondo, quel Mario che non si chiamava Mario. Sua madre l’ha abbracciato, l’ha baciato, accarezzato.

 

MARCO CAPPATO PROMUOVE IL REFERENDUM EUTANASIA

Un incrocio di occhi commossi, un fiume di parole non dette sospese nell’aria, poi l’addio e la porta lasciata aperta. Era in cucina quando ha sentito la voce del dottore che diceva «non c’è più battito». Un minuto dopo l’abbraccio di quella donna era per Filomena Gallo: «Io lo so», le ha detto in lacrime. «Federico ha fatto tutto quello che doveva fare».

 

marco cappato

«Ho fatto la rivoluzione»

Federico era tetraplegico da 12 anni dopo un incidente stradale. «Io ho provato a vivere e a essere felice anche così», ripeteva sempre. Finché la sofferenza ha pesato più della vita stessa. «Ho fatto la rivoluzione immobile in un letto» aveva commentato dopo aver vinto l’ultima resistenza per ottenere il suicidio assistito.

 

Di sicuro lui e l’Associazione Coscioni hanno scritto una pagina di giurisprudenza. «Abbiamo dovuto sostituire lo Stato nella concreta attuazione di un diritto», la riassume Cappato, che parla del fine vita e della legge che non c’è («quella in discussione non è utile»), chiamando in causa «il Pd di Enrico Letta e i cinquestelle di Giuseppe Conte: sono quelli che sulla carta sarebbero a favore e che nella realtà sono contro».

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