"TANTI LITIGI SULL’EREDITÀ NON DIPENDONO DALL’AVIDITÀ, MA DALLA NECESSITÀ" - PER EVITARE SCAZZI SUI SOLDI COME AVVENUTO NELLA FAMIGLIA DI REINHOLD MESSNER, SEGNATEVI I CONSIGLI SULLE DONAZIONI AGLI EREDI DI GIULIO BIINO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI NOTAI: "BISOGNA COSTRUIRE UNA SUCCESSIONE ADATTA A OGNI SITUAZIONE, PASSARE TUTTO COSÌ COM’È, MAGARI SENZA TESTAMENTO, NON È BUONA IDEA. MEGLIO NON BLINDARE PIU' FIGLI CON UNA COMUNIONE EREDITARIA, E' RISCHIOSO..."
Estratto dell'articolo di Beppe Severgnini per il “Corriere della Sera”
Intervistata da questo giornale, l’avvocata Annamaria Bernardini de Pace sconsiglia le donazioni ai figli […] Abbiamo chiesto a Giulio Biino — notaio in Torino, presidente del Consiglio Nazionale del Notariato, protagonista di un podcast di successo del «Corriere», L’ultima volontà — se è rimasto sorpreso. «Be’, sì. Un suggerimento così drastico non può essere universale. Certo, esistono situazioni familiari particolari, il testatore magari nutre un sentimento di rivalsa. Ma quando una famiglia la si è voluta, costruita e difesa, no. I ragionamenti da fare sono altri». […]
Mio padre è rimasto dietro la stessa scrivania notarile per settant’anni: ha iniziato il praticantato nel 1943, nel 2013 ha distribuito tra i colleghi del distretto gli oltre duemila testamenti che aveva in deposito. Ripeteva sempre: ciò che giustifica il prestigio e i redditi di un notaio è portare serenità nelle famiglie, evitando litigi.
«Suo padre aveva ragione. I clienti si avvicinano a noi sapendo che proveremo a risolvere i loro problemi senza farli finire in tribunale. Che vuol dire: dolore, lacrime, soldi spesi. Questa è la principale funzione sociale del notaio».
Quanto può durare la divisione giudiziale di una comunione ereditaria?
«Se si arriva in Cassazione, anche dieci anni. Dieci anni di sangue avvelenato e tensioni fra eredi. Non un bel modo di ricordare e ringraziare chi ci ha lasciato i suoi beni. All’avvocata Bernardini de Pace vorrei dire: bisogna costruire una successione adatta a ogni situazione, passare tutto così com’è agli eredi — magari senza testamento, con la successione legittima — non è buona idea».
Meglio non blindare i figli in una comunione ereditaria.
«Esatto. Ho tre immobili e tre figli: lasciarli comproprietari di tutto è rischioso. C’è chi non potrà liquidare i fratelli, chi non vorrà farlo: litigi assicurati. Aggiungo: il testamento, redatto con l’aiuto di un notaio, consente di lasciare ai singoli eredi ciò di cui hanno bisogno o più desiderano. Io chiedo incontri anche con i figli, magari in occasioni separate. Col ragionamento e l’amore di cui parlava Massimo Gramellini nel suo Caffè , alla soluzione si arriva».
Cito sempre il notaio Severgnini: «Aiutare i figli a mano calda, lasciare il resto a mano fredda». Traduzione: le donazioni in vita sono una buona idea, magari tenendosi l’usufrutto. Poi, un buon testamento.
«Condivido in pieno. Questa soluzione consente di evitare i rischi enfatizzati dall’avvocata Bernardini de Pace (“Se gli hai dato tutto, i figli se ne fregano di te e poi non ti assistono”, ndr ). Aggiungo: le imposte di donazione e di successione, al momento, sono uguali. Se dono oggi la casa a mio figlio, l’imposta è certa.
Ma quale sarà l’imposta di successione fra tre, dieci, vent’anni?». La generazione dei nostri figli, nata dagli anni Ottanta in avanti, ha conosciuto un’economia lenta, riceve stipendi spesso modesti. L’eredità diventa una risorsa vitale: per acquistare la casa, per iniziare o allargare un’attività. Questo aumenta le aspettativa e le tensioni.
«In media, noi abbiamo guadagnato più dei nostri genitori; i nostri figli guadagnano meno di noi. Tanti litigi sull’eredità non dipendono dall’avidità, ma dalla necessità. Un tempo le spese fiscali e notarili dell’atto di donazione le pagava il donatario, oggi il donante: non è un caso». […]