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CON I MINI-BOT FACCIAMO UN BEL BOT-TO: PER SEI ITALIANI SU DIECI SONO INUTILI O PERICOLOSI -IL SONDAGGIO BY PAGNONCELLI: LA MAGGIORANZA DELL’OPINIONE PUBBLICA È PER UN ATTEGGIAMENTO DI CAUTELA VERSO L’UNIONE EUROPEA, SOLO IL 17% PENSA CHE SUI CONTI PUBBLICI SI DEBBA TENERE DURO

Nando Pagnoncelli per corriere.it

CLAUDIO BORGHI CON UN FACSIMILE DI UN MINI BOT

 

Volendo usare un eufemismo si potrebbe dire che la situazione economica del Paese non è brillante: i primi mesi dell’anno sono stati caratterizzati da una recessione tecnica da cui siamo usciti, pur in un quadro di crescita molto contenuta, inferiore alla media europea. Nell’opinione pubblica è largamente diffusa (53%) la convinzione che le difficoltà economiche dell’Italia siano da attribuire ai governi precedenti, mentre il 22% considera il governo Conte responsabile della situazione attuale e solo l’8% ritiene che dipenda da fattori internazionali.

 

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Le risposte sono fortemente influenzate dall’orientamento politico: l’opposizione di centrosinistra mette sul banco degli imputati l’attuale esecutivo, mentre gli elettori della maggioranza (e dell’opposizione di centrodestra) attribuiscono la responsabilità ai governi precedenti, secondo la consueta tradizione italiana che accomuna tutte le classi sociali: la colpa è sempre di chi c’era prima.

 

Lo stato dei nostri conti pubblici sta allarmando i partner europei: nei giorni scorsi l’Ue ha annunciato l’avvio della richiesta di una procedura d’infrazionenei nostri confronti per debito eccessivo. Qualora venisse adottata, il 43% degli italiani la giudicherebbe inaccettabile, mentre il 25% la riterrebbe giusta e necessaria (opinione che prevale solo tra gli elettori di centrosinistra) e il 32% non si esprime al riguardo. Nonostante la prevalente contrarietà rispetto a una possibile procedura d’infrazione, la maggioranza dell’opinione pubblica propende per un atteggiamento di cautela verso l’Ue: il 33% ritiene si debba cercare un accordo per evitare una procedura di infrazione, il 21% è del parere che il nostro governo debba convincere della bontà e sostenibilità delle proprie scelte i commissari Ue, mentre il 17% pensa sia opportuno tener duro, senza preoccuparsi di quanto sostengono i commissari (opinione prevalente solo tra i leghisti con il 32%) e l’11% pensa che il governo Conte si debba dimettere. Se confrontiamo i desiderata con i pronostici, la graduatoria delle diverse opzioni considerate nel sondaggio non cambia, ma si accentua la previsione che si cercherà l’accordo con l’Ue (48%).

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In questa fase delicata nei rapporti con l’Europa, il ministro dell’economia Giovanni Tria è più che mai in prima linea e sul suo operato le opinioni appaiono divise. Il 19% ritiene che stia difendendo coraggiosamente la tenuta dei conti pubblici italiani mentre, al contrario, il 10% pensa che stia mettendo i bastoni tra le ruote e dovrebbe dimettersi. Prevale la convinzione che Tria abbia assunto un atteggiamento di mediazione, anche se gli italiani si dividono sull’indirizzo che dovrebbe seguire: per il 22% dovrebbe assecondare di più le indicazioni della Ue, mentre una percentuale identica è del parere che dovrebbe tener maggiormente conto delle indicazioni di Lega e M5s.

 

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Da ultimo, il tema dei mini-Bot. Anche qui sembra prevalere la prudenza: il 35% li giudica pericolosi perché rischierebbero di diventare una sorta di moneta parallela vietata dai trattati Ue, il 24% li considera semplicemente inutili, mentre solo il 22% ritiene che siano utili per risolvere il problema del mancato pagamento di chi lavora con le amministrazioni pubbliche e il 19% non ha un parere in proposito. Il consenso per questa possibile misura prevale solo tra gli elettori della maggioranza. Il sondaggio evidenzia un paio di ambivalenze. La prima riguarda la relazione con l’Ue: si considera inaccettabile una procedura di infrazione ma vogliamo evitare prove di forza propendendo per un atteggiamento cauto (siamo critici con l’Ue ma ci guardiamo bene dal volerne uscire).

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La seconda attiene al rapporto tra la situazione economica non brillante e il consenso per il governo che non sembra pagar pegno (sebbene in calo di quattro punti, si mantiene su livelli elevati), smentendo il famoso slogan della campagna di Bill Clinton nel 1992 «It’s the economy, stupid!». Non è un fatto nuovo in Italia, come ben sanno i leader del centrosinistra, sconfitto alle Politiche 2018 dopo aver governato in una fase nella quale il Paese dopo anni difficili ha ripreso a crescere.

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