I PALESTINESI SI SONO ROTTI LE PALLE DI ABU MAZEN – IL LEADER, 89 ANNI, È STATO ELETTO NEL GENNAIO 2005 NON E' MAI PIÙ STATO CONFERMATO, PUR RESTANDO IN CARICA – DI ELEZIONI, PRESIDENZIALI O LEGISLATIVE, NON SE PARLA, MA USA ED EUROPA PUNTANO TUTTO SU UNA NUOVA LEADERSHIP PER GESTIRE IL DOPO-GAZA – SI FA IL NOME DI MOHAMMED DAHLAN, EX UOMO FORTE DI FATAH A GAZA CACCIATO DA HAMAS NEL 2007, E DELL’EX PREMIER SALAM FAYYAD. MA L’UOMO CHE METTEREBBE D’ACCORDO MOLTI PALESTINESI È MARWAN BARGHOUTI, IN CARCERE IN ISRAELE E…
Estratto dell’articolo di Francesca Caferri per "la Repubblica"
Nelle strade di Ramallah non ci sono cartelloni elettorali. Nessuna scritta, nessuno striscione se non quelli che ricordano le migliaia di palestinesi uccisi nell’offensiva israeliana a Gaza, e i ritratti ufficiali di Mahmud Abbas, il presidente che dal 2005 guida l’Autorità nazionale palestinese (Anp). «Il tempo è scaduto, serve un cambiamento», dicono senza distinzione di età, sesso o appartenenza politica i palestinesi quando chiedi loro di Abu Mazen, il nomignolo con cui è conosciuto.
BOMBARDAMENTI ISRAELIANI SU GAZA
Difficile non capirli: il leader, 89 anni, è stato eletto nel gennaio 2005, in seguito alla morte di Yasser Arafat e mai più confermato, pur restando sempre in carica. Solo una volta, nel 2021, si è andati vicini a un nuovo voto, ma ad annullarlo ci ha pensato lui stesso di fronte al rifiuto di Israele di far votare i palestinesi di Gerusalemme Est, che vivono sotto il controllo dello Stato ebraico. Una mossa interpretata dai critici come un modo per una vittoria ad Hamas, come già avvenuto a Gaza nel 2006, relegando il suo partito (Fatah) all’opposizione.
Il risultato è che a Ramallah, come a Nablus e Jenin - le altre città palestinesi della Cisgiordania, non lontane da qui ma sempre più distanti dal 7 ottobre, a causa dei controlli dell’esercito e degli ostacoli disseminati ovunque dagli estremisti ebrei - di elezioni non si parla: presidenziali o legislative che siano.
Eppure mezzo mondo le vorrebbe, con in testa gli Usa, che su un governo palestinese rafforzato e legittimato puntano per uscire dall’enigma di cosa fare di Gaza una volta finita la guerra. Alla spinta americana si è accodata l’Europa ma anche i Paesi della regione, Emirati e Arabia Saudita in primis, entrambi impegnati a sostenere sottobanco i rispettivi candidati alla leadership, Mohammed Dahlan, ex uomo forte di Fatah a Gaza cacciato da Hamas nel 2007, e l’ex premier Salam Fayyad.
In un’intervista al New York Times ieri Dahlan ha lanciato la sua formula per il futuro di Gaza: «No Abbas, no Hamas, serve gente nuova».
Ma al di là delle speranze internazionali non ci sono discussioni ufficiali su liste o alleanze.
[…]
dallo spettro della corruzione e dalle accuse di complicità con Israele, resta lontano solo Marwan Barghouti, ex responsabile militare di Al Fatah, leader della Seconda Intifada, ma anche sostenitore degli Accordi di Oslo: da 22 anni è in carcere in Israele con l’accusa di aver partecipato ad azioni che hanno portato alla morte di 5 israeliani.
Il suo nome è al centro di tutte le trattative su un accordo sugli ostaggi e su un nuovo rilascio di prigionieri palestinesi, ma chi le segue da vicino dice l’ipotesi che torni libero in tempi brevi è remota.
Eppure l’idea diffusa a Ramallah è che solo lui, per la sua storia personale, per aver pagato un prezzo tanto alto alla causa palestinese, sarebbe in grado di mettere d’accordo tutti e di competere con la popolarità di Hamas. Tre quarti dei palestinesi, secondo un sondaggio di qualche settimana fa, sostengono il movimento, un aumento netto rispetto ai dati precedenti al 7 ottobre. La motivazione è una: aver riportato la questione palestinese al centro dell’agenda mondiale.
[…]
abu mazen 2salam fayyadRAFAH - STRISCIA DI GAZA BOMBARDAMENTI ISRAELIANI SU GAZAabu mazen 1