SONO I PIÙ COLPITI MA I MENO VACCINATI - IL PARADOSSO DEI 70ENNI: SOLO UNO SU 10 HA RICEVUTO LA DOSE IN ITALIA, EPPURE SECONDO LOCATELLI DEL CTS "LA MORTALITÀ IN QUELLA FASCIA È ALTA, BISOGNA DARE A LORO LA PRIORITÀ" - POCHE LE REGIONI VIRTUOSE E TANTI GLI OSTACOLI: SOLO IL LAZIO E L'EMILIA-ROMAGNA HANNO COMINCIATO A CHIAMARLI PER LE INIEZIONI, MA NEL RESTO DEL PAESE A VOLTE LE CATEGORIE "VULNERABILI" E "ANZIANI" SI SOVRAPPONGONO E SALTANO GLI APPUNTAMENTI...
Michele Bocci per "la Repubblica"
vaccinazioni all'hotspot dell'allianz stadium di torino 1
Occupano gli ospedali, sono assistiti nelle terapie intensive e purtroppo a volte perdono la vita. Eppure nemmeno il 10 per cento dei 6 milioni di italiani che hanno tra 70 e 79 anni ha ancora ricevuto il vaccino. La loro è la fascia di età che ha avuto meno dosi.
Ne sono state somministrate di più anche ai ventenni, perché sono entrati nella campagna come studenti di medicina oppure come personale sanitario, cosa che ha permesso loro di ricevere Pfizer.
Si è creato così uno sbilanciamento pericoloso, segnalato anche dal coordinatore del Cts Franco Locatelli. Il professore ha spiegato che una persona su dieci di settant'anni, quando si infetta rischia di perdere la vita. «La priorità ora va data a loro».
Si parte praticamente da zero, appunto da quel 10%. Tra l'altro il dato è il frutto della somma tra chi ha avuto il vaccino perché appartiene a determinate categorie professionali e chi invece ha ottenuto la somministrazione in base all'età.
Così ci sono circa 100 mila settantenni ai quali è stato somministrato Pfizer perché inseriti nella categoria dei lavoratori sanitari e 15 mila perché risultano personale delle Asl non sanitario.
Non è dato sapere quanti di loro siano pensionati. Poi ci sono 70 mila ospiti di Rsa, 141 militari e 3.200 appartenenti alla categoria "personale scolastico". Insomma, solo 372 mila persone hanno ricevuto la loro dose, di AstraZeneca, solo per questioni di età. Cioè pochissime.
coronavirus - vaccinazioni all ospedale militare di baggio
Gli over 80 sono molto più avanti, anche se come noto la situazione non è omogenea tra le varie Regioni. Si sono superati i 3 milioni di vaccinati su 4,6, con il 65 per cento di copertura con almeno una dose. E se si prendono in considerazione anche gli anziani vaccinati in quanto appartenenti a categorie specifiche, come gli ospiti di Rsa, la percentuale sale al 75%.
Ci sono solo alcune Regioni che hanno iniziato a prendere prenotazioni e vaccinare sul serio i settantenni, tra quelle grandi il Lazio e l'Emilia-Romagna. Bisogna fare velocemente, perché si tratta di persone che devono essere protette.
Tra coloro che sono positivi adesso, circa 565 mila, oltre 60 mila appartengono alla fascia di età in questione. Soprattutto ce ne sono 9 mila in condizioni critiche o severe. Alcuni di loro non sarebbero stati colpiti in modo violento dal Covid se fossero stati vaccinati.
Del resto l'età media dei decessi è intorno agli 80 anni, e in certe settimane è scesa anche sotto, a dimostrazione che sul totale dei decessi pesano quelli dei settantenni.
«Se ci sono più ventenni vaccinati qualcosa non ha funzionato nell'organizzazione della campagna - spiega Massimo Galli, professore e primario di malattie infettive a Milano -. I giovani coperti sono comunque ancora troppo pochi per non far circolare il virus, mentre i settantenni vanno protetti perché rischiano. Anche con loro gli ospedali si intasano e tra l'altro devono ridurre le altre attività».
coronavirus - vaccinazioni all ospedale militare di baggio 1
Secondo Galli «bisogna trovare il modo di vaccinare più gente nei tempi più brevi possibili. Le varianti stanno girando e la diffusione dell'infezione aumenta. Faccio notare che in Inghilterra ieri non hanno avuto decessi per la prima volta dopo tanto tempo non solo perché hanno vaccinato tantissimo, che è vero, ma anche perché lo hanno fatto tenendo chiuso. Da noi c'è stato un problema di forniture e di organizzazione iniziale, ora c'è da sperare che si sia risolto quello che non andava e si parta velocemente. Coinvolgendo chi è a rischio, come i fragili e anche gli anziani come i settantenni».
Talvolta le due categorie si sovrappongono. E in certe Regioni capita che chi ha più di 70 anni si presenti all'appuntamento per la somministrazione e gli operatori sanitari, dopo aver valutato le sue condizioni, decidano che deve entrare nella categoria degli "altamente vulnerabili" e lo rimandino a casa. Così quella persone rischia di dover ripetere la trafila per fare l'appuntamento.
In certe realtà locali invece sono in grado di cambiare sul momento il tipo di vaccino e passare così da AstraZeneca a uno a Rna messaggero, come Pfizer o Moderna, facendo subito la somministrazione.