FARINETTI DEL DIAVOLO - I PRODOTTI PROPOSTI SULLA PIATTAFORMA ONLINE 'EATALY' SONO DAVVERO AL 100% ITALIANI? - PERCHÉ, AD ESEMPIO, DEI POMODORI SAN MARZANO NON SI CONOSCE LA PROVENIENZA E IL CIOCCOLATO DI MODICA E’ FATTO CON CACAO DEL PERÙ? - DOPO UN ESPOSTO CODACONS, INTERVIENE IL GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO
Patrizia Floder Reitter per “la Verità”
Olio extravergine in vendita come Igp, ma sull'etichetta non c'è traccia dell'indicazione geografica protetta. Pomodori San Marzano di cui non si conosce la provenienza. Cioccolato di Modica, in realtà fatto con cacao del Perù. I prodotti che Oscar Farinetti, fedelissimo di Matteo Renzi, propone sulla sua piattaforma online Eataly sono davvero al 100% italiani?
Solo dubitarne parrebbe oltraggioso, considerato l' elenco d' impegni, regole e principi che la catena di vendita di prodotti alimentari italiani più celebrata al mondo dichiara di assumere nei confronti del consumatore. Addirittura con un manifesto di 10 autocomandamenti: «Numerati da 0 a 9 per non peccare di presunzione, segnano la direzione, gli obiettivi e la vita quotidiana delle persone che Eataly la fanno, la vivono, la godono», recita il sito.
L'origine italiana dei prodotti è un tema delicatissimo, anche nello shopping online. Il giro d'affari del falso made in Italy, prodotti imitati, contraffatti, ha assunto dimensioni tali (oltre 60 miliardi di euro nel solo agroalimentare) da rappresentare una voragine nell' economia italiana. A questo fenomeno si aggiunge la diffusione dell'italian sounding che evoca attraverso nomi, simboli, colori, l'origine italiana di un prodotto che non ha alcun rapporto con l'Italia, perché è stata importata dall'estero la materia prima utilizzata. Il danno non è solo monetario ma anche d' immagine, e compromette la fiducia da parte dei consumatori nell' acquisto di prodotti considerati italiani.
Eppure, un documento arrivato alla Verità segnala con dovizia di particolari la «presunta ingannevolezza» di alcuni messaggi e di «alti cibi», in bella mostra su quel gigantesco store che è eataly.net. Le rivelazioni sono talmente scottanti che l' Autorità garante della concorrenza e del mercato, allertata da un esposto del Codacons (Coordinamento delle associazioni per la difesa dell' ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori) ha chiesto in via ufficiale a Eataly di fornire precisazioni circa «le verifiche e le procedure di controllo dirette ad assicurare gli obiettivi pubblicizzati nel sito con riguardo alla selezione di "prodotti di alta qualità" e tipici del "mangiare italiano"».
Le informazioni sono richieste in riferimento al Regolamento sulle procedure istruttorie in materia di pubblicità ingannevole e comparativa, pratiche commerciali scorrette, violazione dei diritti dei consumatori, adottato dall' Autorità nell' aprile del 2015. Tempo per rispondere, 20 giorni. Vediamo alcuni esempi citati nella richiesta di informazioni.
Sull'etichetta dell' olio extravergine Frantoi Cutrera Igp, in vendita a 18,50 euro nella confezione da 750 millilitri («ideale per il condimento e la realizzazione di ricette classiche e fantasiose; ha un profumo corposo con una pronunciata nota di carciofo e un sapore corposo, con un amaro piccante molto equilibrati, presenta note di carciofo e origano») compaiono la scritta Sicilia e la dizione «product of Italy» con annessa bandiera italiana ma nessun logo europeo, come d' obbligo per un olio con marchio di qualità certificata.
L'olio extravergine Villa Magra dell' azienda Frantoio Franci, descritto come «prodotto nelle colline della Val d' Orcia e della Maremma Toscana», costo 17,80 euro per mezzo litro, manca di qualsiasi indicazione (luogo di coltivazione delle olive e luogo di imbottigliamento dell' olio), secondo la normativa specifica di settore.
E i pomodori pelati marchio Gustarosso Dani coop? L' etichetta, nel campo visivo principale, reca la scritta 100% italiano. Sul sito di eataly.net il produttore viene così presentato: «La Danicoop si occupa con impegno e passione per distribuire e far apprezzare a tutti la bontà e l'unicità del pomodoro San Marzano Dop».
Sulla confezione, però, non ci sono riferimenti alla varietà contenuta nel barattolo e il messaggio non è chiaro: pomodoro prodotto in Campania ma di quale provenienza? Il prezzo di vendita è di 80 centesimi per 400 grammi. La tavoletta di cioccolato di Modica a marchio Donna Elvira Dolceria solo nella scritta lascia pregustare sapori di una materia prima siciliana rinomata per bontà e genuinità, dalle origini antichissime.
Nell' elenco degli ingredienti, infatti, si specifica che è realizzata con «massa di cacao biologico Perù minimo 40%, zucchero di canna biologico, pistacchio (10%)». Il prezzo è di 3,90 euro per 80 grammi di prodotto, di cui non si conosce la certificazione di indicazione geografica o di qualità.
Sulla confezione di pistacchio verde di Bronte Dop di Antica Bronte Dolceria («cresciuto tra le rocce laviche del Brontese, un terreno che impedisce qualsiasi meccanizzazione della sua coltivazione, il pistacchio etneo ha un ciclo di produzione biennale») non figura il logo Dop e le altre indicazioni richieste dal disciplinare. Il prezzo è di 9,60 euro per 150 grammi.
Il documento che ha destato la preoccupazione del Codacons e dell' Authority segnala anche prodotti non italiani o che nulla hanno a che fare con il nostro modo di vivere, eppure in vendita su quella grande vetrina tricolore che afferma: «Eataly è mangiare italiano, vivere italiano. Eataly vuole comunicare i volti, i metodi produttivi e la storia delle persone e delle aziende che fanno gli "alti cibi" che costituiscono il meglio dell' enogastronomia italiana».
Nel mirino dell' esposto ci sono pure le Kettle chips, patatine in sacchetto importate dal Regno Unito e vendute su Eataly a 2,25 euro per 150 grammi. Per nessuno dei prodotti recanti lo stesso marchio sarebbe evidenziato il logo che attesta la certificazione «Non Gmo project», l'organizzazione americana che si batte contro i genetically modified foods ovvero gli alimenti sottoposti ad alterazione genetica. Citato nella storia del produttore, compare solo sulle diverse confezioni di patatine in vendita su kettlebrand.com. Non su quelle di Eataly.
«Pratica commerciale ingannevole o frode in commercio?», azzarda l' esposto. La salsa Squeezer Bbq del Mercante di spezie «dà un gusto speciale alle grigliate, puoi deliziare i tuoi ospiti preparando tante sfiziose ricette, il gusto inconfondibile della salsa potrà conquistare tutti». La confezione riporta sull'etichetta la bandiera italiana e quella messicana, il sito eataly.net descrive il produttore come «un' azienda piemontese che seleziona con assoluto rigore spezie da tutto il mondo e le abbina creando prodotti curiosi e originali. Zenzero candito, paprika dolce, pepe della Giamaica, cannella regina, fior di sale all' habanero, miscela di curry di Madras». Il prezzo di vendita è di 4,80 euro per 370 millilitri. Non sono precisati l' origine delle materie prime e il luogo dove sono trasformate.
Utilizzare espressioni, packaging e colori propriamente italiani solo per dire che il prodotto finale è stato realizzato in Italia, potrebbe confondere il consumatore. Va ricordato che il regolamento 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio dell' Unione europea, relativo alla fornitura d' informazioni sugli alimenti ai consumatori, dispone l' obbligatorietà dell' indicazione del Paese di origine e del luogo di provenienza «in particolare se le informazioni che accompagnano l' alimento o contenute nell' etichetta nel loro insieme potrebbero altrimenti far pensare che l' alimento abbia un differente Paese d' origine o luogo di provenienza».
oscar farinetti patron di eataly
Nello specifico, l' articolo 7 Pratiche leali d' informazione vieta che le informazioni sugli alimenti possano indurre in errore il consumatore «per quanto riguarda le caratteristiche dell' alimento e, in particolare, la natura, l' identità, le proprietà, la composizione, la quantità, la durata di conservazione, il Paese d' origine o il luogo di provenienza, il metodo di fabbricazione o di produzione». Disposizioni che da regolamento si applicano anche «ai casi di pubblicità e alla presentazione degli alimenti, in particolare forma, aspetto o imballaggio, materiale d' imballaggio utilizzato, modo in cui sono disposti o contesto nel quale sono esposti».