1. I SATELLITI CINESI INDIVIDUANO UN OGGETTO IN MARE LUNGO 22 METRI E LARGO 13, SEMPRE NELL’OCEANO INDIANO. MA LE IMMAGINI SONO DI MARTEDÌ: POTREBBE ESSERE AFFONDATO 2. “UNA NAVE SARÀ INVIATA A CONTROLLARE”, ASSICURA IL MINISTRO MALESE. MA NELLA ZONA È IN ARRIVO UN CICLONE CHE SI AGGIUNGERÀ ALLE GIÀ PESSIME CONDIZIONI METEO 3. SONO PASSATE DUE SETTIMANE DALLA SPARIZIONE DEL VOLO MALAYSIA, E LE SCATOLE NERE TRA ALTRE DUE SMETTERANNO DI INVIARE SEGNALI (LA BATTERIA DURA 30 GIORNI) 4. LE RICERCHE SONO STATE UN FIASCO: L’AREA È TALMENTE REMOTA CHE CI VOGLIONO DIECI ORE DI VOLO PER POTERNE FARE DUE DI RICOGNIZIONE. UN GRUPPO DI NAVI È IN ARRIVO, MA I RESTI POTREBBERO ESSERE ORMAI SUL FONDO DEL MARE (TRA 2 E 5 KM DI PROFONDITÀ) 5. LA TECNOLOGIA PER NON “PERDERSI” UN AEREO DA 239 PASSEGGERI ESISTE. MA È COSTOSA, E LA SITUAZIONE ATTUALE È COSÌ RARA CHE LE COMPAGNIE PREFERISCONO RISPARMIARE
1. AEREO SCOMPARSO:AVVISTATI NUOVI OGGETTI GALLEGGIANTI IN MARE
(ANSA-AFP) - La Cina è in possesso di immagini satellitari di nuovi oggetti galleggianti che potrebbero appartenere all'aereo scomparso due settimane fa, il Boeing 777 della Malaysia Airlines. Lo hanno annunciato le autorità malesi. "L'ambasciatore della Cina (a Kuala Lumpur) ha ricevuto immagini satellitari di oggetti galleggianti nel corridoio sud. Saranno inviate navi per verificare", ha detto il ministro dei Trasporti malese, Hishammuddin Hussein. Il corridoio Sud si estende dall'Indonesia all'Oceano Indiano meridionale.
La foto satellitare diffusa oggi da Pechino, è stata scattata il 18 marzo e mostra un oggetto lungo 22 metri e largo 13. La notizia che la Cina è in possesso di queste immagini è stata annunciata qualche ora fa dalle autorità malesi. "Una nave sarà inviata a controllare", ha assicurato il ministro dei Trasporti malese Hishammuddin Hussein durante una conferenza stampa. "Il tratto di mare dove è stato avvistato l'oggetto si trova nell'Oceano Indiano meridionale a 120 chilometri dal luogo dove il satellite australiano ha rilevato altri oggetti sospetti nei giorni scorsi, ha spiegato l'agenzia Nuova Cina.
Importanti risorse aeree e navali sono state impegnate nelle ricerche per il recupero di questi oggetti in una vasta area di 26.000 km2, a 2.500 km a sud-ovest della città australiana di Perth, ma finora senza alcun risultato concreto. Due corridoi di ricerca sono stati delineati dalle proiezioni satellitari, uno a nord verso l'Asia centrale, l'altro che si estende a sud nell'Oceano Indiano. La maggior parte degli esperti privilegia il corridoio meridionale, ipotizzando che l'aereo non potesse volare ad esempio verso la Cina o le repubbliche ex sovietiche senza essere rilevato.
2. VOLO 370, ALTRO FIASCO NELLE RICERCHE
Paolo Mastrolilli per "La Stampa"
Non staremmo a cercare disperatamente il volo 370 della Malaysia Airlines, se solo avessimo adattato le tecnologie satellitari già esistenti per seguire le rotte degli aerei. Infatti le stesse tecnologie usate per consentire i collegamenti wi-fi a bordo, avrebbero permesso di sapere immediatamente cosa era successo e dove.
Ieri l'aviazione australiana ha raggiunto la zona dell'Oceano dove le foto satellitari avevano individuato i possibili resti dell'aereo, ma non hanno trovato nulla. L'ipotesi è che siano già affondati, chiudendo anche questo spiraglio di speranza. Mentre le ricerche continuano, però, vale la pena di riflettere sulle occasioni che abbiamo già perso, per rendere i voli più facili da controllare.
Al momento a bordo ci sono le «scatole nere», che sono costruite per resistere al calore di 1000 gradi per oltre un'ora, e sopravvivere per trenta giorni sotto 6000 metri di acqua. Però bisogna trovarle, e a questo scopo mandano un segnale che dopo un mese si interrompe perché la batteria si scarica.
Poi a bordo di un Boeing 777 ci sono anche sofisticati sistemi di trasmissione, come i transponder, che indicano costantemente la posizione, e gli Aircraft Communications Addressing and Reporting System, Acars, collegati via radio o via satellite. Sono strumenti ottimi, che però hanno due difetti: possono essere staccati, perché un pilota deve avere la possibilità di disattivare qualunque strumento in caso di incendio, e non restano in funzione continuamente in tempo reale.
Eppure la tecnologia permetterebbe di avere proprio questo: un sistema satellitare che segue il volo metro per metro, inviando via satellite informazioni costanti. Basti pensare al wi-fi, che già ci permette di collegarci in volo a Internet attraverso i nostri computer portatili. Gli aerei militari, poi, sono dotati di scatole nere che vengono espulse con un paracadute in caso di incidente, e quindi possono essere trovate più facilmente.
La ragione per cui queste tecnologie non sono ancora disponibili per seguire i voli commerciali è prettamente economica, secondo il «New York Times» che le ha illustrate. Installare sistemi di controllo satellitare continuato, o scatole nere estraibili, richiederebbe spese che finora non sono state ritenute giustificate, perché gli aerei che cadono sono in percentuale molto pochi, e quelli che spariscono nel nulla, magari sotto i mari, sono ancora meno.
Quindi le case produttrici sono rimaste ferme. In vista, però, c'è l'adozione di un sistema simile a quello attuale dei radar, ma gestito attraverso i satelliti, che dovrebbe consentire di non vivere più misteri come quello del volo 370.








