E I SOLDI DOVE SONO? A CENTO GIORNI DALL'INIZIO DELLA PANDEMIA, L'INPS NON È ANCORA RIUSCITO A PAGARE OGNI LAVORATORE IN CASSA INTEGRAZIONE E NEMMENO OGNI PARTITA IVA IN DIFFICOLTÀ - LE DOMANDE EFFETTIVE ANCORA DA PAGARE SONO 253.588 PER 670.324 BENEFICIARI. IN PARTICOLARE LE RICHIESTE DI CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA (QUELLE PER LE PICCOLE IMPRESE), LAVORATE DALLE REGIONI ED INVIATE ALL'INPS PER AUTORIZZAZIONE AL PAGAMENTO SONO 546.101 PER 1.434.033 LAVORATORI…
G. Zul. per “Libero quotidiano”
A cento giorni dall' inizio della pandemia, l' Inps non è ancora riuscito a pagare ogni lavoratore in cassa integrazione e nemmeno ogni partita Iva in difficoltà. A metà marzo Conte varò il "Cura Italia" con problemi di fondo: le risorse erano limitate e nella fretta di scrivere il provvedimento alcune categorie sono state tagliate fuori. Ora il governo ha partorito il decreto "Rilancio", che aumenta la dote e prova a velocizzare il sistema di presentazione delle domande, però i tempi di esecuzione si allungano. E nel frattempo c' è gente che non ha mai visto un euro.
Anche ieri l' istituto di previdenza, incaricato suo malgrado di elargire denaro a una decina di milioni di persone, ha fornito un aggiornamento. I lavoratori che hanno ricevuto la cassa integrazione sono 6,8 milioni, di cui 2,6 milioni sono stati pagati direttamente dall' Inps e 4,2 milioni sono stati anticipati dalle aziende con conguaglio dell' Istituto. Le domande effettive ancora da pagare sono 253.588 per 670.324 beneficiari. In particolare le richieste di cassa Integrazione in deroga (quelle per le piccole imprese), lavorate dalle singole Regioni ed inviate all' Inps per autorizzazione al pagamento sono 546.101 per 1.434.033 lavoratori. Autorizzate, precisiamo, ma non erogate.
Infatti si scopre - ascoltando il GR1 delle 13 di ieri - che proprio sulla cassa integrazione in deroga, appena metà dei beneficiari ha incassato un assegno. L' altra metà aspetta e spera che il presidente dell' Inps, Pasquale Tridico, li «riempia di soldi» come aveva sbandierato in una recente intervista. Forse dal 18 giugno cambieranno le cose, nel senso che l' esecutivo si è deciso di velocizzare le pratiche, senza passare dalle Regioni, già oberate da mille altri problemi. Le aziende potranno rivolgersi direttamente all' istituto.
Ma dal 18 giugno. Fra tre settimane. E intanto? Centinaia di migliaia di lavoratori restano a bocca asciutta per colpa di una burocrazia devastante, come ammettono gli stessi dirigenti dell' ente. Troppi attori lungo la filiera: regioni, aziende, parti sociali, intermediari che mandano i dati per i calcoli. Almeno sembra che da fine giugno sarà accreditato subito il 40% dell' assegno dopo aver presentato la domanda. Per poi ottenere il saldo finale entro un mese. Di fatto si arriverà alla fine di luglio. Un' agonia.
Dovranno aspettare ancora pure gli autonomi per avere il bonus. Secondo gli ultimi dati, sempre dell' Inps, da commercianti, artigiani, agricoltori, liberi professionisti e collaboratori o stagionali del turismo sono arrivate 4,8 milioni di domande e ne sono state pagate quasi quattro milioni. Ottocentomila ancora a secco, dunque. Entro mercoledì però bisogna fare domanda se si aveva diritto a marzo e non si è chiesta l' indennità.
Sempre entro il 3 giugno potranno fare richiesta del bonus gli autonomi invalidi, esclusi tre mesi fa dalla distribuzione delle risorse pubbliche. Tra i lavoratori non inclusi nel "Cura Italia" per i 600 euro potranno ora fare domanda grazie anche i lavoratori con contratto intermittente, gli stagionali dei settori diversi dal turismo, le partite Iva occasionali e gli incaricati di venditori a domicilio. Per questi ultimi però il limite di spesa è di 220 milioni.
Attendiamoci rogne simili con l' Agenzia delle Entrate: dovrà pagare gli aiuti a fondo perduto alle aziende. Il programma informatico però non è ancora pronto. Aiuto.