"QUEL CONDOTTO NON DOVEVA ESSERE SENZA PROTEZIONI"- IL PADRE DEL RAGAZZO CADUTO DAL TETTO DELL’IPERMERCATO ACCUSA: "BASTAVANO GRATE INTERMEDIE NEL TUBO E NON SI SAREBBE SFRACELLATO. I SUOI AMICI MI HANNO DETTO CHE ERANO SALITI SUL TETTO PER FARSI DEI SELFIE E RIPRENDERE UN CONCERTO DALL' ALTO..."
Fabio Poletti per la Stampa
Alessandro Barone è un omone con gli occhi rossi, annientato da quello che gli è successo. Dalla telefonata che gli amici di suo figlio gli hanno fatto la scorsa notte, per dirgli che Andrea era caduto in un buco profondo decine di metri...
«Saranno state le dieci di sera. Mi hanno detto che Andrea era caduto. Siamo corsi là, c' erano l' ambulanza, i vigili del fuoco, la polizia. C' è voluto più di un' ora perchè lo tirassero fuori».
Era vivo?
«Mi hanno detto che respirava ancora, ma per me era già morto. Ho visto che gli hanno messo la maschera dell' ossigeno, che gli facevano il massaggio cardiaco, ma dopo quel volo e dopo tutto quel tempo per me era già morto».
Cosa ci faceva suo figlio sul tetto del Centro Sarca, il centro commerciale di Sesto San Giovanni?
«Nel pomeriggio era stato con gli amici allo stadio a vedere l' Inter. Poi erano andati al multisala di viale Sarca. Al Carroponte, uno spazio all' aperto lì vicino, c' era un concerto. I suoi amici mi hanno detto che erano saliti sul tetto per farsi dei selfie e riprendere il concerto dall' alto».
Farsi selfie dall' alto è un gioco pericoloso che fanno tanti ragazzi...
«Il mio no. Mio figlio aveva solo tanta voglia di vivere».
Però sul suo profilo Instagram c' è una foto in cui Andrea è ripreso con un amico, vicino al cornicione di un palazzo. E poi c' è quella scritta: «La morte non mi fa paura, la guardo in faccia»...
«Non è vero che mio figlio facesse quei giochi lì. Quella è una foto di un paio d' anni fa.
Se la sono scattata sul terrazzo del centro commerciale U2 di Cusano Milanino dove abitiamo. Era il luogo dove si trovava con la sua compagnia. Se uno andasse dall' altra parte vedrebbe che un paio di metri sotto c' è un grande balcone. È come un' illusione ottica. Una specie di scherzo».
Però andare di notte per i tetti dei centri commerciali è rischioso.
«Io sono andato a vedere. Mio figlio non ha scavalcato muri o cancellate. Non ha forzato porte per salire su quel tetto.Ha preso l' ascensore o la scala mobile fino all' ultimo piano dove c' è un parcheggio. È passato attraverso una porta aperta, ha salito tre gradini di metallo e poi altri tre fino al terrazzo. Non c' era nessuno della sicurezza che glielo impedisse. Non c' era una grata a coprire il condotto dove è caduto mio figlio. La sua è stata una caduta libera per decine di metri, senza nemmeno che ci fossero delle grate intermedie di protezione nel condotto. Se ci fossero state mio figlio non si sarebbe sfracellato».
Le sue sono accuse gravi. C' è un' inchiesta della magistratura aperta. Si accerteranno le responsabilità.
«Anche se trovassero che ci sono delle colpe per me non fa nessuna differenza. Andrea non tornerà mai più indietro.Ma queste cose non dovranno più accadere. Mai più un padre deve perdere un figlio in questo modo. Mio figlio era un ragazzino come tanti.
Giocava come centrocampista nel Bresso, era il capitano della squadra. In questa foto che ho sul telefonino si vede che alza una coppa al cielo. Andava a scuola alla Montale, istituto tecnico, faceva il secondo anno. Aveva tanti amici, la fidanzatina... Gli piaceva giocare a pallone. Era un tifoso dell' Inter. Suo zio vorrebbe che un calciatore dicesse qualcosa...Era un ragazzino come tanti.Aveva appena quattro anni più di Sara, la sorellina».
Come ha fatto a dire a Sara che suo fratello era morto?
«Non ho fatto in tempo a dirglielo. Lo ha scoperto lei su Instagram quando sono iniziati ad arrivare a valanga i messaggi degli amici che dicevano che Andrea era morto. Lo ha scoperto così. Lo ha scoperto perché anche i bambini sono sempre connessi, sempre in rete come tutti».